sabato 22 dicembre 2018

Verso l'essenza

di Francesca Cotugno






Riprenditi i tuoi sogni,
le libertà che credevi di non avere
e dimmi ancora che domani non ci sarai,
qui, in questa nuvola tra cielo e sabbia
ad aspettare insieme a me il volo del gabbiano.


Siamo come nuvole sparse al vento,
brulicanti di insofferenze, ma con certezze di eternità,
siamo come nuvole al vento, leggere… e a volte senza senso.


Sei tra le stelle incantate del tempo,
nei miei sogni più veri
nel sentire del vento
nei colori caldi
sull’erba fresca del mattino
Luce.


È non sentire il vento,
è non percepire i colori
è non vedere l’azzurro
che ci rende schiavi della superficialità,
è non rivedere nel cuore
è non amare con semplicità
è non sapere capire che ci rende privi di libertà
è non sapere di essere che ci illude di vivere.


Poesie tratte dal volume "Verso l'essenza" di Francesca Cotugno, Midgard Editrice 2018





mercoledì 19 dicembre 2018

Intervista a Lisa Bresciani, Perla Passagrilli e Roberta Marconi

Intervista a Lisa Bresciani, Perla Passagrilli e Roberta Marconi, autrici del romanzo fantasy "Tempo di rinascita", edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Perché il titolo "Tempo di rinascita?"

Lisa Bresciani
Il titolo "Tempo di rinascita" è stato scelto per diversi motivi legati alla struttura e al contenuto, non solo di questo romanzo, ma dell'intera saga. I titoli dei tre libri ricordano il tema del tempo e dell'importanza di questo nella vita, non solo dei nostri personaggi, ma di ognuno di noi. Mentre "La fine delle stagioni" rimandava al concetto di immortalità e di infinito, il nome del secondo libro ovvero "Candele nel vento" è stato pensato ad hoc per tutti quei personaggi che in esso trovano la propria fine e anche per quelli che, in un modo o nell'altro, saggiano la propria finitezza.
Dunque, lo scorrere del tempo non è più tedioso e smisurato ma diventa limitato e prezioso. Forse può apparire agli occhi del lettore come una visione tragica della vita, ed è per questo che abbiamo voluto riscattarci nell'ultimo romanzo, a partire dalla scelta del titolo. Con "Tempo di rinascita" vogliamo mandare una sorta di messaggio di speranza. Una promessa di luce e rinascita racchiusa in ogni capitolo e personaggio.
Si può sempre rinascere a "nuova vita" dopo una perdita, un dolore o una qualsiasi sconfitta, se solo troviamo la forza e il coraggio necessari in noi o nella nostra famiglia, in un cambiamento o magari in un progetto. Ed è ciò che fanno anche Grimilde, Drusilla e Sussurro, le tre eroine, all'interno di questo terzo capitolo della saga.



Com'è nata la saga?

Perla Passagrilli
La saga è nata tra i banchi di scuola. Noi tre scrittrici eravamo compagne di classe al liceo classico Jacopone da Todi ed eravamo grandi appassionate del genere fantasy. Un giorno, più per gioco che per altro, abbiamo pensato di creare ognuna un personaggio fantastico che in qualche modo ci rappresentasse e da lì è nata la nostra collaborazione. Abbiamo fatto vivere ai nostri personaggi un'avventura che li intrecciasse tra loro. "Tempo di rinascita" è la degna conclusione alle loro avventure, un punto di fine per la saga ma non per i tre personaggi che continueranno a vivere per sempre dentro di noi.




Quali sono le tematiche più importanti del nuovo libro e della saga?

Roberta Marconi
"Tempo di rinascita" come gli altri due romanzi della saga  può essere considerato un gothic-fantasy. Fantasy perché le creature che vi si trovano all'interno appartengono a mondi mitologici o fantastici anche se si allontana da quello che è lo schema tipico del genere come per esempio le ambientazioni che fanno riferimento ai luoghi del cuore di noi scrittrici e non sono frutto della nostra immaginazione. Un romanzo gotico poiché i personaggi si muovono in ambienti cupi che vanno a  riflettere le proprie personalità caratterizzate da stati d'animo forti e spesso incontrollati. Infine possiamo definirlo anche un romanzo di formazione in quanto ognuna delle tre eroine segue un proprio cammino esistenziale di crescita interiore e il lettore può immedesimarsi nelle emozioni, progetti e sensazioni di ognuna di esse entrandovi in uno stretto legame empatico. Le tematiche sono legate a emozioni prettamente umane come: l'amicizia, l'amore, la morte vista nelle sue diverse sfumature, l'importanza del nucleo familiare, il dolore e il calvario di una malattia. Il tutto legato alla tematica principale di una vera e propria rinascita simbolica.


www.midgard.it/tempo_dirinascita.htm


lunedì 10 dicembre 2018

Intervista a Giulio Volpi



Intervista a Giulio Volpi, autore del romanzo “Antares”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.




Buongiorno, con “Antares” si chiude l’ultimo capitolo della saga letteraria iniziata con “Qualcosa di nuovo”. Come nasce questo ultimo romanzo?

All’inizio, quando ho scritto “Qualcosa di nuovo”, non pensavo che ci sarebbe stato un seguito. Poi, però, mi sono accorto di essermi innamorato dei personaggi, forse perché nella narrazione avevo inserito qualcosa di mio, di personale. Così sono stato spinto dal desiderio di farli rivivere, per dire altre cose, galleggiando sull’onda delle loro avventure, ed è nato “Hoxbrado”.
“Antares” nasce dall’esigenza di sviluppare ulteriormente le tematiche proposte.  


Quali sono le tematiche più importanti di “Antares” e dell’intera saga?

I temi trattati sono prevalentemente legati alla grande amicizia di quattro ragazzi, animati dall’impegno comune nella difesa dell’ambiente naturale ed accomunati da un forte desiderio di giustizia. Nel racconto si inseriscono anche le loro prime storie d’amore ed affiorano, strada facendo, altre figure.
In “Antares” ho aggiunto anche una nota di magia che, assieme alla forza dell’amicizia, aiuta il protagonista a superare un momento triste e doloroso.
Fondamentale, fin dall’inizio della storia, è la presenza di una entità extraterrestre proveniente da un lontano pianeta della nostra galassia. I suoi abitanti stanno lottando per uscire da una profonda crisi: un degrado causato da fenomeni naturali, ma anche da gravi errori compiuti, secoli addietro, dai loro antichi antenati.
Si tratta di una civiltà che ha raggiunto un livello scientifico e tecnologico molto superiore a quello della Terra e progredita fortemente anche sotto il profilo morale, cancellando dal pianeta ogni presenza di guerre e di lotte interne. E’ un avvertimento dei pericoli che stiamo correndo con il nostro attuale comportamento e una spinta a non compiere i loro stessi errori.
Anche loro, comunque avranno qualcosa da imparare da noi terrestri, soprattutto la riscoperta di alcuni sentimenti naturali dimenticati.        

 
Progetti futuri a livello letterario?

Non smetterò di scrivere. Adesso sto lavorando su un romanzo a sfondo storico ambientato alla fine della seconda guerra mondiale.
Poi vorrei provare a scrivere qualcosa di giallo: ho già qualche idea ma ancora in embrione. Non è escluso che rispunti fuori un personaggio delle prime opere.
                       

Tu sei anche scultore e pittore, oltre che scrittore. Nuove opere in vista anche in questo campo?

La scultura in pietra ha assorbito quasi completamente il mio impegno negli ultimi vent’anni. Purtroppo richiede un notevole sforzo fisico e negli ultimi mesi sono stato costretto a rallentare per motivi di salute. Riprenderò appena possibile seguendo lo stesso stile dell’ultimo periodo ed utilizzando prevalentemente marmo bianco e travertino. Ringrazio per l’attenzione che mi è stata dedicata. Cordiali saluti.

www.midgard.it/antares.htm                                                                        
                                                                                                         

                                                                                                                      








lunedì 3 dicembre 2018

Intervista a Giuseppe Moscati


Intervista a Giuseppe Moscati, autore del racconto illustrato “La lumaca Maggiolina”, edito nella Collana Fiabe della Midgard Editrice.




Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?
Ciao, il libello fresco di stampa per i brillanti tipi di Midgard Editrice ha un sottotitolo che credo dica molto: Fiaba per i piccoli, ma anche un po’ per i cosiddetti grandi. Magari è un sottotitolo un po’ lungo, ma è una precisazione cui tengo molto perché suggerisce un paio di considerazioni: che magari dobbiamo esercitarci a far intersecare di più e meglio questi due mondi – piccoli e cosiddetti grandi – che troppo spesso teniamo separati; e che non si finisce mai di apprendere, specie quando di mezzo c’è un incontro. Ecco, la mia operetta nasce e cresce attorno all’idea della ‘bellezza’ relazionale di un incontro.


Com’è stata la collaborazione con l’illustratrice Monica Bracciantini?
Monica è riuscita non solo a leggere in profondità la mia storia, ma anche a proporre una narrazione figurativa molto avvolgente, artigianale ed insieme raffinata, a mio avviso. La sua capacità creativa, che trova espressione in una sapiente tecnica mista, ha dato vita a una serie di tracce di eleganza che prendono per mano la storia e la portano lontano. 


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?
Spero non risulti retorico quello che sto per dire, ma da un po’ di tempo comincio ad associare al termine scrittura quello di ossessione e – perché no? – anche quello di possessione. Non esito a dire che, al pari della lettura, la scrittura rappresenta una modalità erotica di relazionarsi con il libro e con i mondi-orizzonti che esso apre. Un mio caro, vecchio professore di ginnasio amava ripetere in questi termini un invito cui teneva molto: «Scrivete, scrivete, scrivete ovunque e comunque, anche sulla carta del pesce!». Ecco, magari su quella non proprio, ma a me piace scrivere su ogni tipologia di cartaceo. Poi qualcosa di quegli appunti prende la forma di libro e inizia una nuova storia.


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Da come conosco chi pone la domanda, ho la presunzione di credere che possa piacergli una risposta univoca e, in questo caso, non potrei che rispondere: Kafka. E tuttavia, volendo ampliare la cerchia, sul mio tavolo e sul mio comodino non mancano mai Aldo Capitini, Ludwig Feuerbach, Sandro Penna, Simone de Beauvoir…


Progetti futuri?
In cantiere – o forse meglio nel cassetto – ho diversi libri e libelli, ma la prossima nuova riguarda un terreno particolare: un libro di versi (degli anni universitari) e scatti fotografici, pur non considerandomi io né un poeta né un fotografo. Sai, le strade della scrittura sono infinite! E a seguire una raccolta di racconti brevi e brevissimi cui sono molto affezionato. Cito sempre molto volentieri Tolstoj: «oggi devo scriverti una lettera lunga perché non ho il tempo di scrivertela breve». Eccezionale! 


mercoledì 28 novembre 2018

Il ladro di tane

di Mira Susic





Lo scoiattolo salta da ramo in ramo in cerca delle gustose ghiande.
L’animaletto equilibrista vaga per la foresta.
Una donnola nota lo scoiattolo sul ramo dell’albero. “Che cosa fai
amico?” gli chiede incuriosita.
“Sto facendo provviste. Devo fare una scorta di cibo per l’inverno che è già alle porte” spiega lo scoiattolo alla donnola che lo guarda stupita.
“Caspita! Perbacco! La fredda stagione è quasi arrivata nel bosco ed io sono ancora senza casa!” si ricorda la donnola.
La donnola riflette un po’ poi chiede allo scoiattolo: “Ma tu, dove hai la tua tana?”
“Ma è ovvio, sull’albero nel tronco” risponde deciso lo scoiattolo.
“Che disdetta! Io non so né arrampicarmi sugli alberi né saltare di qua e di là sui suoi rami, perciò ahimè non posso dare un’occhiata alla tana dello scoiattolo ed accertarmi se mi va a genio” si rammarica la donnola che non ha nessuna voglia di costruirsi una tana, e perciò si decide di correre ai ripari a modo suo.
Girovagando per il bosco la donnola s’imbatte in una lepre.
“Che cosa fai, amica lepre?” si incuriosisce la donnola vedendo sbucare dal buco nel terreno prima le grandi lunghe orecchie e poi la testolina del roditore che ha un debole per le carote.
“Ma che domande fai amico?!” esclama sbalordita la lepre e aggiunge con puntiglio: “Riordino la mia tana sottoterra e sto scavando un cunicolo con una nuova via di fuga.”
La donnola si avvicina all’entrata del buco, dimora della lepre, sbirciando all’suo interno. “Che peccato! La tana della lepre non fa per me. Lo spazio del cunicolo è troppo angusto per la mia mole” constata delusa. “Ti auguro buon lavoro, amico” lo saluta e se ne va per la sua strada nel bosco.
Dopo un po’ la donnola incontra il riccio appena uscito da un mucchio di foglie secche. “Che cosa stai facendo amico?” ripete la stessa domanda all’animaletto pieno zeppo di aculei.
“Un tronco vuoto e un mucchio di foglie secche mi terranno al calduccio per tutto l’inverno, perciò ne sto cercando uno” risponde il riccio indicando la sua dimora.
“Un tronco vuoto sarebbe una soluzione ideale anche per me durante la rigida stagione invernale” pensa tra sé la donnola, ma dopo un po’ ci ripensa. “Beh, riflettendoci per bene, il lupo e la  volpe stanno alla larga dall’ animaletto, i suoi aculei sono davvero dei micidiali aghi appuntiti che fanno male sul serio, quando pungono, perciò non rischio un incontro ravvicinato con il riccio nella sua tana” conclude allentandosi.
La donnola si spinge fi no a riva del fiume dove incontra la lontra.
“Che cosa fai sulla riva del fiume?” le chiede.
“Sulla riva del fiume c’è la mia tana. Noi lontre costruiamo le nostre dimore lungo i fiumi e i laghi” chiarisce.
“Che umidità c’è qui intorno!” si lamenta ad alta voce la donnola.
Poi pensando tra sé: “Questa tana di sicuro non fa per me.”
La donnola saluta la lontra rimettendosi di buona lena in cerca di una tana adatta alle sue esigenze. Andando a zonzo per il bosco incrocia l’orso intento ad osservare una fessura in una cavità.
“Che cosa stai facendo amico orso?” ripete la solita domanda la donnola.
L’orso si volta e risponde con la sua voce grossa e profonda: “Sto cercando casa, ovvero una cavità di difficile accesso ma anche adatta alle mie enormi dimensioni.”
La donnola osserva la mole dell’enorme bestione.
“Scacciare di casa un gigante del genere per occupare la sua dimora al suo posto è un rischio troppo grande per me, perciò lascio perdere un’impresa di tale portata” decide il prudente animale.
La donnola prosegue la sua ricerca di una tana adatta alle sue pretese ed esigenze.
Un tasso fa la guardia all’ingresso del suo riparo sotterraneo composto da diverse gallerie e camere.
La donnola si ferma riproponendo la solita stessa domanda al tasso: “Che cosa fai, amico?”
“Sto facendo la guardia alla mia casa ed ho appena marcato il mio
territorio attorno alla mia tana” mette le cose in chiaro il tasso, fissando con sguardo sospettoso l’intruso.
L’atteggiamento ostile del tasso mette in allarme l’animale. “Il tipetto non tollera intrusi nei paraggi della sua dimora, me la do a gambe.”
La donnola recede dal tentativo di prendersi la casa del tasso con un’astuta scusa. “Si può trovare di meglio” si consola l’animale.
“Senza fatica non puoi avere un tetto sopra la tua testa, perciò datti da fare e costruisciti una tana una buona volta. Ogni anno è la stessa storia con te, amico. Gironzoli nel bosco e ti infili nelle tane degli altri” lo rimprovera il tasso.
“Che ci posso fare, sono un ladro di tane?” trova una scusa la donnola, che per sua natura non si prende la briga di mettersi all’opera in tempo per costruirsi un riparo. Di solito l’astuto animale trova un nascondiglio a spese degli altri abitanti della foresta.

Mira Susic, Il ladro di tane, Midgard Editrice 2018









mercoledì 21 novembre 2018

Intervista a Leonardo Maggi


Intervista a Leonardo Maggi, autore del romanzo “The New Trilogy”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

Questo mondo in realtà ha avuto una gestazione molto lunga, ciò che si può leggere non è altro che metà del totale. Se si vuole risalire tuttavia ad una data di nascita dell'opera per così come la si può vedere si deve ritornare all'estate di tre anni fa, quando la storia ha preso l'aspetto con cui la si può leggere oggi o per lo meno ha preso una forma simile alla versione finale. Questa però si può anche prendere esclusivamente come nascita simbolica dal momento che, per esempio, i Tre Assi sono presenti nei miei bozzetti fin dalla quinta elementare.

 

Quali sono le tematiche più importanti del tuo romanzo?

L'universo di Trilogy si snoda in due filoni principali: quello letterario e quello filosofico (metà di cui è presente solo una parte a causa di problemi legati al copyright di alcuni personaggi). La parte letteraria ha in se uno scopo molto ambizioso: in un mondo come il nostro, dominato da Netflix e Internet, ormai i ragazzi, io compreso,  tra lo scegliere se leggere un libro o vedere una serie in streaming scelgono la seconda ed è qui che nasce l'idea, perché non creare una serie scritta? Non un copione o una sceneggiatura, ma un vero e proprio libro impostato come se fosse una serie tv, ed è su questo che si sviluppano i sette capitoli principali di “The New Trilogy”, ognuno impostato come un episodio della “stagione”. La parte filosofica invece si fa carico di una teoria, anche se la maggior parte di ciò è assente, si può comunque leggere un assaggio nelle parti dell'opera in cui appaiono i Tre Assi e il Numero 0.  



Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?
Il rapporto tra la scrittura e il resto della mia vita è senz'altro molto intenso, tanto che chi mi conosce leggendo “The New Trilogy” può risalire a quando ho scritto le varie parti e anche se fatico ad ammetterlo la vita scolastica ha avuto un notevole apporto. In “The Old Trilogy”è presente uno spettacolo teatrale e una love commedy, due moduli che feci con la mia classe al biennio, i primi due anni di classico. La prima parte di “The Philosofic Trilogy”, qui assente, è ambientata nel mondo de “La Dolce Vita”, l'Italia del boom economico, un'esperienza d'alternanza scuola – lavoro. Infine lo spettacolo Shakespeare Mania in “The New Trilogy”, uno dei progetti fatti più recentemente. Quindi possiamo affermare che la mia vita è il mio maggiore spunto di ispirazione.


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Ecco questa è una domanda molto complessa. Infatti se devo parlare di autori che mi hanno ispirato direttamente non posso fare a meno di nominare sir Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes, Aghata Christie con Poirot e Ian Fleming con il suo James Bond, ma indirettamente c'è ne sono  altri come Sallustio, Jules Verne e Maurice Leblanc. Tuttavia considerando lo scopo della parte letteraria hanno avuto la loro parte anche seirie tv e film come Steven Universe, Scream Queens, gli horror della vecchia scuola, i Teen Splatter, Until Dawn e i vari tipi di serie gialla o del mistero.


Progetti futuri?
Approfitto di questa domanda per ricordare che comunque l'opera è mutila della maggior parte della storia legata alla filosofia, qui infatti c'è ne solo un accenno quasi confuso e, beh, non si sa mai. Inoltre il mio incontro recente con un nuovo “personaggio” mi ha portato a dedicarmi alla scrittura di una piccola storia intitolata “Trilogy present...L'extraordinaire voyage autour le monde”, un omaggio a Verne, un viaggio in giro per il mondo compiuto in sette giorni dal Leonardo Maggi personaggio e da questa nuova musa ispiratrice e chissà, se “The New Trology” avrà successo in futuro forse questa parte sarà presente in una ristampa. Chi vivrà vedrà.






giovedì 15 novembre 2018

Aneliti di vita

di Erika Kamese




Amami

Amami
amami d’amore puro,
amami come nessuno è capace di amare
amami con ardore e ammirazione,
come solo tu sai amarmi,
amami fino a quando il battito
del tuo cuore avrà vita,
amami come l’aria,
come il mio ultimo respiro,
amami anche quando ti oltraggio,
amami anche se fingo di non amarti
a causa del mio nobile orgoglio
amami perché ti amo
amami per null’altro che per
amore vero.



Soffi

Si respiravano anche a distanza
si abbracciavano di carezze e di baci mancati
si nutrivano di attimi
si vivevano dentro
si appartenevano.



Munnizza

Picciotti a munnizza a canusciti, a viriti?
Semu chini na sta tierra i munnizza…
a munnizza…
chidda ca tutti vuonno
copriri macari puru ca a mierda
ma idda c’è, si viri,
e l’animi buoni a virinu,
un s’attuppanu l’uocchi.
I mierdi un parranu, nuddu viri,
nuddu sienti, nuddu avi curaggiu.
Solu l’animi puliti, sulu iddi,
si schifanu i tutta sta munnizza.
A munnizza rintra a Chiesa,
unni ci sunnu i finti messaggeri i Cristu,
ca si sientunu Cristu na tierra, ma si
cumpuortano comu uomini i mierda,
puru rintra u Vaticanu copruni i cosi chiù
schifosi, chiddu ca fannu a giovani picciuttieddi
tra ricatti, abusi sessuali e silenzi, ma u silenzio
avi un prezzo, u prezzu ra nostra
dignità, u prezzo ra nostra libertà.
Chista è munnizza, maria chi puzza...
stu fetu un ti lassa chiù, e ti fa muoriri
rintra da fetida bocca unni un trasi un alito
d’aria sana.
A munnizza rintra l’ospizi, i manicomi, l’asili,
unni chiddi ca s’avissiru a pighiari cura ri sti cristiani
bisognosi, si cumpuortano comu riavuli supra sta tierra,
pi comu fanno mali a sti poveri esseri indifesi,
ca mancu Dio vuoli ca si tuoccano.
Chista è munnizza, maria chi puzza...
stu fetu un ti lassa chiù, e ti fa muoriri
rintra da fetida bocca unni un trasi un alito
d’aria sana.
A munnizza ca si trova n’capu ai squallidi menzi uomini
o menzi fimmini ca pi fariti travagghiari, ti ricattanu,
ti calpestano, ammazzanu a tia e puru i to sogni.
Chista è munnizza, maria chi puzza…
stu fetu un ti lassa chiù, e ti fa muoriri
rintra da fetida bocca unni un trasi un alito
d’aria sana.
A munnizza ca si truova in capu all’”uomini”,
in capu ai “qua qua ra qua” ca molestano,
violentano, ammazzano e maltrattano
fimmini, picciriddi e puru esseri ca
un si sannu difienniri
Chista è munnizza, maria chi puzza...
stu fetu un ti lassa chiù, e ti fa muoriri
rintra da fetida bocca unni un trasi un alito
d’aria sana.
A munnizza ca si truova rintra i bandi
criminali, chiddi ca annu n’suoccu
vuonno ca violenza, a muorti, i stragi,
Cosa Nostra, cosa vostra, cosa è nostro,
è nostra a libertà i riri ca
aricchi sunnu fatti pi sientiri, a vucca pi parrari
e u curaggiu pi ribellarisi e miettiri
fini a tutta sta muntagna i mierda.
Chista è munnizza, maria chi puzza...
stu fetu un ti lassa chiù, e ti fa muoriri
rintra da fetida bocca unni un trasi un alito
d’aria sana.


Poesie tratte dal volume "Aneliti di vita" di Erika Kamese, Midgard editrice 2018

www.midgard.it/aneliti_di_vita.htm





martedì 6 novembre 2018

I sogni di Luna e altre storie

di Elena Rabini




Una notte la piccola Luna si alzò dal suo lettino ed andò dalla sua mamma e le disse:  “Mammina, non ho più sonno!”.
Allora la mamma la prese in braccio, le diede qualche dolce bacio e le rispose: “Piccolina mia, è ancora ora di nanna! Ora ti riaccompagno nel tuo lettino!”.
“Ma io non ho più sonno”, replicò Luna “Come faccio a dormire se non ho più sonno?”.
Allora la mamma, mentre le rimboccava le coperte, le parlò piano e le disse: “Piccola Luna, ora ti spiego, a volte di notte ci sembra di aver finito la nanna ed invece è solo per un momento, poi ricomincia. In quel momento, per farla riavvicinare a noi dobbiamo fare pensieri belli, rilassanti, immaginare cose che ci piacciono e che ci fanno stare bene! Vediamo un po’, a te che cosa piace tanto tanto?”
“Il giardino di nonna Etta, con tutti i fiori colorati! Lì sto sempre tanto bene!” esclamò Luna.
“Ecco, allora quando di notte il sonno si è allontanato un pochino, tu rimani ad aspettarlo nel tuo lettino ed intanto pensa ai fiori del giardino di nonna Etta. Vedrai che il sonno tornerà presto e tu porterai tutti quei fiori dentro i tuoi sogni!”
“Che bello! Davvero?!” sorrise Luna, “Mi piacerebbe tanto stare nel giardino di nonna Etta anche durante i sogni!”
“Vedrai che ci riuscirai!” la rassicurò la mamma, “Inizia da ora, qual è il fiore che vuoi incontrare per primo?”
“Il lillà!” esclamò Luna “E’ morbido e profumato e sono tanti fiorellini piccoli piccoli uno vicino all’altro!”
“Allora adesso mamma spegne la luce, coniglietto Felice è qui con te, porta anche lui nella passeggiata nel giardino di nonna Etta. Domani mattina mi racconterai com’è andata!”
La mamma le diede un bacino in fronte e le disse piano piano: “Buona nanna amore mio!”.
Il mattino dopo quando Luna si svegliò era contentissima.
Andò dalla sua mamma, le saltò in braccio e le disse: “Mammina, avevi ragione, ho sognato di stare nel giardino di nonna Etta ed ho sognato che mi buttavo sui fiori, ma non li rompevo perché io ero piccolina e loro grandi grandi! Ho giocato sulle foglie dei tulipani come sullo scivolo. Sono salita sulle ortensie e mi buttavo sui fiori che erano così morbidi che potevo rimbalzare. Mi sono divertita tantissimo! Chissà la prossima notte che fiori incontrerò!”
La mamma le rispose: “Me lo saprai dire domani mattina, quando ti sveglierai! Ora sai il segreto per poter riavvicinare il sonno e portare i pensieri belli e dolci dentro i sogni. Lo potrai usare ogni volta che vorrai!”

“Mammina mi hai insegnato una bella magia, ti voglio tanto bene!”.


sabato 3 novembre 2018

Intervista a Margherita Merone


Intervista a Margherita Merone, autrice del libro “Una favola da raccontare”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.



Buongiorno, parlaci della tua nuova opera, come nasce?
Nasce partendo dalla vita reale. L’opera è nata nel momento in cui ho ritrovato un libro nel quale avevo scritto alcune cose, ma non tutto quello che era accaduto. La storia mancava di alcune parti che ho pensato di aggiungere. Volevo scrivere una cosa, ma alla fine sono rimasta coinvolta da una storia che ho scritto tempo fa, già pubblicata, che trattava di alcune profezie fatte ad una donna, alcune delle quali col tempo si sono avverate.


Quali sono le tematiche più importanti di questo libro?
Il tema delle profezie. La protagonista racconta la sua vita reale, ma quando rilegge quanto aveva scritto nel passato, ritorna a quel periodo e se allora tutto le sembrava strano e irrealizzabile, col tempo si rende conto che alcune cose sono accadute, altre stanno accadendo e a quel punto si chiede del futuro. Le cose succedono proprio così come le erano state dette da una donna conosciuta per caso durante l’estate, poi diventata amica carissima.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?
Scrivere mi rende felice. Mi piacerebbe farlo tutti i giorni, ma lascio che accada quando lo sento dentro. Lo scrivere è legato ad un episodio doloroso della mia vita. Una penna regalatami da mia sorella più piccola prima di morire mi spinge a farlo, e quando accade, tutto parte da dentro, con una gioia che non so descrivere.


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Tanti sono gli scrittori che mi piacciono, leggo da quando ero piccola, in questo ho preso da mio padre che amava conoscere. Però quello che scrivo io dipende dal mio sentire e vivere la vita quotidiana. La fede cristiana è sempre presente nelle mie opere, sia che si tratti di storie per i bambini sia che si parli di altro, come in quest’ultima pubblicata.  



Progetti futuri?
Dopo aver discusso il dottorato in teologia vorrei iscrivermi a psicologia. Amo tutto quello che faccio e come ho scritto nell’opera in questione considero la mia vita una favola da raccontare. Non smetterò di scrivere primo perché l’ho promesso a mia sorella prima di morire, poi perché, come ogni autore, lancio un messaggio e sono felice.  




lunedì 29 ottobre 2018

Gli occhi dei fiori

di Federica Ziarelli





GLICINE

Capelli fluttuanti, insoliti, odorosi/
viola pallido ricordo
di ogni nostalgico bel tempo.


SACRO A MORFEO

Fata di fuoco,
gonnina che langue,
la lingua del prato
è rossa di sangue.

Cuori a milioni
fan viva l'estate,
i bimbi li colgon
tra scherzi
e risate.

A Morfeo
era sacro,
calmava il dolore,
le ferite inferte
dal dardo
d'amore.

Distende gli insonni,
li placa,
li culla,
fiorisce di sogni
la lor terra brulla.


ALBERO DI MELE

Lampo d'intuizione, fuggevole, affascinante
e una verità spirituale,
cosmica balugina davanti a me,
tra la folla dei ranuncoli
nel fervido vestibolo 
dei miei primi anni.
La televisione è accesa,
un brusio celestino dalla finestra.
Estasi pura,
mangerei il tempo,
lo terrei in ammollo
dentro la pozza di questa luna,
o conservato tra le pagine
come una stella alpina,
in un'adolescenza interminabile.
Mia sorella ha detto che
con un bacio e carezze si creano bambini,
che basta amarsi e porcellini metà latte, metà rose
scavalcano il niente per esistere e odorare.
Tra le dita la bellezza.
Noi siamo:
divini/esseri/di vita

Ma Virginia, sola al buio,
un albero di mele
nell'orrore nefasto
di una confidenza tra genitori,
la piccola Virginia
ha visto in un istante
lo schiudersi
della paura, la rivelazione
grigio dolore della realtà.
Un uomo ha deciso,
(incredibile
incredibile
incredibile!)
ha deciso/per se stesso/ la morte.
Con poco si può forgiare bruttezza;
l'albero di mele l'ha accolta e non si è mosso.
Per Virginia Woolf, il grazioso albero
bianco di boccioli in primavera,
fruttato e dolce d'estate/
stecchito, riproporrà
/per lei sola/
nei teneri mattini scrivendo in giardino,
passeggiando sottobraccio a Leonard,
sorseggiando con le amiche il the delle cinque,
tra sbadigli e crinoline/ l'INVERNO.


PETALI CHIARI

Per lui
che ovunque innalza torri
e si pone di vedetta
con gli occhi allertati;
per lui voglio fiori,
canestri di fiori innocenti
e delicati lumi
a carezza
di mattini plumbei
e irrequieti.
Voglio cori,
cori d'uccelli
a ridestargli l'amore
per la musica dei giorni.
Mai nuvole,
mai pietre,
solo parti di luce
dal ventre del buio
e
petali chiari
a ricordargli
la leggerezza delle farfalle
che inseguiva
da bambino.

Poesie tratte dal volume "Gli occhi dei fiori" di Federica Ziarelli (Midgard 2016) , vincitrice del Premio Midgard Poesia 2016


lunedì 22 ottobre 2018

Baldo

di Mira Susic




Gli impiegati dell'ufficio postale non lontano dalla casa di Baldo lavorano a pieno ritmo. In quel giorno scadono molti pagamenti, perciò il lavoro non manca. L'ufficio postale è molto affollato.

Baldo se ne sta buono buono in fila con il suo padrone, che aspetta pazientemente il suo turno, mentre sul tabellone luminoso cambiano i numeri delle chiamate e i clienti si affrettano allo sportello per non perdere il turno.

Tra le gambe della fila accanto fa capolino un Bassotto marrone, che spazientito si mette ad abbaiare. “Bau, bau, bau!”  

“Sta buono Birillo” dice la sua padrona, un' anziana signora ben vestita, con un paio di  occhiali sul naso, un cappello  turchese  in testa e un paltò dello stesso colore.

Il Bassotto al guinzaglio della distinta ed elegante padrona  ha un cappottino di colore turchese simile come una goccia d'acqua alla tonalità del colore del paltò e del cappello  indossati dall'anziana.

“Tale cane tale padrone” sentenzia il cucciolo osservando  l'amico a quattro zampe, che vedendolo spuntare nell'altra fila se la prende con lui e gli lancia un paio di bau bau di avvertimento del tipo: fatti sotto!

Baldo però non fa una piega e saggiamente ignora l'attaccabrighe. II Bassotto però non digerisce affatto di essere ignorato dal suo simile a quattro zampe. Birillo si incavola ancora di più e comincia a tirare il guinzaglio abbaiando a più non posso.

Bau, bau, bau! Fatti sotto amico, che ti sbrano in un baleno e ti riduco in un batter d’occhio in poltiglia!” lo provoca  spudoratamente il Bassotto. Birillo tira uno strattone al guinzaglio con  forza per spaventare il piccoletto a quattro zampe nella fila accanto.

“Ma insomma  Birillo, non ti vergogni di prendertela con il povero cucciolo?  Ti comporti da vero bullo.  Per tua fortuna il cagnolino non è ancora grande e grosso, perciò tu non rischi di prenderti  qualche morso con i fiocchi dall'amico a quattro zampe!” lo rimprovera la signora e lo prende in braccio, mentre Baldo si rifugia tra le gambe del suo padrone.

“Beh, è facile prendersela con chi è più debole di te e fare lo spaccone” osserva Baldo, mentre è arrivato il turno allo sportello per l'anziana signora con il Bassotto in braccio.

Birillo  si guarda attorno incuriosito e si dimentica del cucciolo in fila. Il Bassotto marrone se ne sta finalmente zitto e buono mentre la sua padrona paga la bolletta.       

“Finalmente un po' di silenzio!” esclama Baldo tutto contento.

Estratto da "Baldo", Mira Susic, Midgard Editrice 2018



lunedì 15 ottobre 2018

Intervista a Roberto Lazzari


Intervista a Roberto Lazzari, autore del libro “Enrico Marsicano e l’incredibile varco”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.




Buongiorno, siamo arrivati al secondo volume di Enrico Marsicano, com’è nato questo seguito del primo volume?

Tutti i romanzi di Enrico Marsicano vanno inquadrati in un medesimo contesto narrativo, quello della pentalogia Cassiopea: per tale ragione, essi sono stati concepiti in modo unitario, organico e quello che appare inevitabilmente come un seguito è in realtà un’altra sezione di un unico, ampio racconto interconnesso, opportunamente sezionato in fase editoriale, per garantire al lettore leggibilità e suspense.


Quali sono le tematiche più importanti della tua opera?

Ci sono molti piani di lettura nel ciclo di Enrico Marsicano e credo che vari tipi di lettori possano scegliere quello - o quelli - che maggiormente li interessano. C’è senz’altro il thriller noir, l’intreccio poliziesco, ambientato nella Perugia dei nostri giorni, che costituisce un po’ la linea conduttrice dell’intera opera: è una vicenda plausibile, ma sotto la maschera dell’ordinario nasconde elementi inquietanti, che si svelano via via in questa vicenda e in quelle successive. C’è poi la questione etrusca, che parte in sottofondo, ma che gradualmente si colora di attualità e acquista importanza nell’economia della storia: per tale componente, mi sono ispirato all’opera di un caro amico, l’ing. Luciano Vagni, il quale, grazie alla sua prolungata frequentazione con la materia, ha saputo organizzare una teoria davvero suggestiva intorno al cosiddetto principio di corrispondenza. E poi tanti altri temi: amore, più o meno felice e contrastato, amicizia, enigmistica, originali ipotesi sulla struttura della materia e un incombente segreto, che sempre più spesso riaffiora nelle ricorrenti inquietudini dei vari personaggi e che sarà svelato soltanto negli ultimi due romanzi della pentalogia, i primi in ordine cronologico.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Di certo, chi mi conosce ritrova tanti tratti autobiografici nelle mie opere e nei miei personaggi – indipendentemente dalla loro età, sesso e condizione sociale – e, allo stesso modo, coloro che hanno letto le mie opere non si meravigliano della mia costante predilezione per certi argomenti di conversazione, nelle occasioni di incontro della mia vita reale. Esiste senza dubbio un substrato comune, che è andato via via connotandosi e definendosi sempre meglio nel corso degli anni, di modo che scrittura e resto della mia vita dimostrano significativi caratteri di somiglianza e, in qualche modo, di ispirazione reciproca: almeno per il momento, tuttavia, non esiste un consapevole processo di convergenza, verso una finale identità.


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Gli scrittori che mi piacciono sono molti, ma in alcuni sento vibrare maggiormente una sensibilità che riconosco più affine alla mia: è il caso di Calvino, Buzzati, Kafka, Borges, Lovecraft. Se devo provare a identificare un elemento comune in questi scrittori, una nota che in qualche modo li avvicina e che probabilmente risuona con il mio sentire e con ciò che veramente mi interessa, è forse l’incombente sensazione di una realtà nascosta al di là di quella fenomenica più vistosamente apparente, trascendente rispetto a essa, ma non meno concreta. Una realtà che si coglie da minuscoli, ma inequivocabili segni e che sono sempre più spesso tentato di considerare più vera ed essenziale di quella che abbaglia e ottenebra a un tempo i nostri sensi.   


Progetti futuri?

Molti e la maggior parte, temo, destinati a rimanere tali. Al di là della rifinitura dei capitoli mancanti della pentalogia Cassiopea, da molti anni vorrei scrivere un lungo racconto simbolico, ispirato a un’antica vicenda biblica, legata alla morte annunciata di un giovane principe del Regno del Nord. Più recentemente, ho accarezzato l’idea di un romanzo storico, ambientato nell’Italia Centrale dal 1848 al 1859, nel pieno dei moti risorgimentali, intrecciato con la storia d’amore di due ragazzi di Perugia. Per entrambe queste opere ho già tracciato un canovaccio piuttosto dettagliato, ma devo trovare il tempo di scriverle. Ultimamente, poi, mi è capitato di leggere un bellissimo libricino, “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono, e mi è nato l’irresistibile desiderio di provare a scrivere una parabola moderna, un racconto molto semplice, che sappia trasmettere un senso di gioioso stupore, di meraviglia attonita di fronte alla grandissima e misconosciuta potenza dell’amore, che sa confondere i superbi nei pensieri del loro cuore: l’impresa, tuttavia, mi sembra ben al di là delle mie modeste risorse. 


mercoledì 10 ottobre 2018

Intervista a Christian Ferdigg


Intervista a Christian Ferdigg, autore del libro “Amore, silenzio e rivoluzione”, edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

Nasce da una rigorosa selezione fra 400 poesie. Tra queste ho scelto le 40 che più si avvicinavano al silenzio, alla verità.


Quali sono le tematiche più importanti della tua opera?

La vita che tocca l’esistenza attraverso l’amore. Una ricerca di essenzialità, di libertà, pace e appunto d’amore.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

La poesia per me è la chiave che apre la mia vita terrena al sentimento dell’eterno.


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Mi piacciono i lirici.


Progetti futuri?

Dopo due lauree, diversi anni d’insegnamento, 8 libri scritti, vorrei continuare ad amare, a studiare, ad insegnare, a scrivere e mi piacerebbe anche acquistare una piccola fattoria dove vivere.











mercoledì 3 ottobre 2018

Intervista a Nicola Cicchitelli


Intervista a Nicola Cicchitelli, autore del libro “Vivido, vibrante violin”, edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.



Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

Buongiorno. Questa raccolta di poesie, la terza (le prime due sono state auto pubblicate con “Il mio libro”), vede la sua nascita nel gennaio 2017, quando posai la prima pietra con la poesia “Ehi John” dedicata a John Lennon. L’idea è quella di continuare la linea iniziata con la raccolta “Ideali, volar sull’ali sublimi”, mettendo al centro i valori civili e i suoi protagonisti: oltre al cantante e icona dei Beatles, le donne, San Francesco, un personaggio biblico come Giobbe e altri protagonisti. L’opera nasce dal desiderio di esprimere i miei valori e spaccati di vita personale.


Quali sono le tematiche più importanti della tua opera?

Come ho già accennato, uno dei cardini di “Vivido, vibrante violin” è l’importanza di riscoprire valori come la pace, la legalità, la lotta alla discriminazione sia essa di genere o di razza. Un altro fulcro da menzionare è la musica, da qui il titolo. Ho provato ad ascoltare pezzi di classica, jazz e canzoni della cantante Elisa e ho raccolto le immagini, emozioni e pensieri che evocavano. L’intento è quello di leggere la musica come veicolo per esprimere emozioni, stati d’animo e in generale il mio sentire. La prima sezione dell’opera è un piccolo squarcio sulla mia vita, interessi ed esperienze, anche di viaggio.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Ho scoperto la scrittura come diletto da bambino: qualche poesia e racconto in cui esprimere la mia fantasia. Successivamente per impegni di scuola, studio, l’ho accantonata per riscoprirla una decina di anni fa. Per me la scrittura è la prima fonte per esprimere la mia personalità, quello in cui credo e dare ampio spazio alla creatività e fantasia che mi ha sempre contraddistinto. Il puzzle della mia vita è composto anche da altri pezzi come lo sport, il ballo, ma la scrittura è lo strumento principe con cui esprimere la mia piccola ricchezza.



Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Io leggo molto e con costanza. Fino a qualche anno fa preferivo i saggi, tra cui alcuni d’attualità o filosofici, poi più recentemente ho allargato l’interesse alla narrativa e alla poesia. Mi piacciono i classici: Calvino, ho letto l’intera “Recherche”, Musil e “L’uomo senza qualità” e altre pietre miliari della letteratura. Andando agli autori più recenti, mi piace Gianrico Carofiglio, Elizabeth Strout, Zadie Smith. Cerco anche di scoprire e variare autori in base alle recensioni di riviste e giornali. Riguardo alla poesia mi piacciono e mi hanno ispirato la poetessa Wislawa Szymborska, Pablo Neruda, Giuseppe Ungaretti e Alda Merini.


Progetti futuri?

Proprio in questi giorni sto cominciando a raccogliere materiale e a leggerlo per realizzare il mio secondo romanzo; il primo, dal titolo “L’angelo è sempre più azzurro” su Marlene Dietrich, l’ho auto pubblicato con “Il mio libro”. Non voglio rivelare particolari per sfruttare l’effetto sorpresa, posso dire solo che sarà ambientato in parte all’estero e che penso di terminarlo nel medio periodo. Chi vivrà vedrà!


sabato 29 settembre 2018

Storia di Perugia

di Paolo De Bernardi





E' questa una Storia di Perugia che non si cura solo dell'aspetto istituzionale e della macrostoria fatta di guerre, trattati, politica e istituzioni, ma anche della microstoria fatta di aneddoti, dicerie popolari, leggende e superstizioni, insomma di quell'aspetto della storia  che merita di essere salvata. Facciamo degli esempi. A Ferro di Cavallo esiste una via detta "sabatina", ma che è ormai smarrita dalla memoria storica dei cittadini. Chi sa oggi cos' era la "sabatina"?
Perugia in un racconto cavalleresco del XIV secolo è inserita in un contesto "tradizionale-metafisico": le forze del bene sono rappre-sentate dal Paladino Orlando, che, stabilito il suo quartier generale nel Tempio di S. Michele Arcangelo, libera la Città dalla tirannia di un pagano (incarnazione delle forze del male) e la restituisce alle consuete libertà popolari (topos cavalleresco tipico delle giostre medievali, ancor oggi rievocate, come la Quintana, dove l'anello da infilare col giavellotto è tenuto da un pagano). 
Perugia era Città rinomata nella Penisola, fino a Età moderna per il possesso  dell'unghia del Grifo, dalle dimensioni di un corno di bue, appesa al soffitto del Palazzo Comunale, dono del re di Francia… Quest’animale, caro ad Apollo, che riunisce in sé la forza terrestre  del leone e la regalità celeste dell’aquila, almeno fino al secolo XVII era ritenuto un animale realmente esistito, non solo in base a quanto riferito da autori antichi come Plinio, Virgilio e Dante, bensì anche sulla base della memoria storica. Felice Ciatti (1592-1642).... scrive: "Un’unghia di questa zampa [del grifo] è quella che oggi si conserva tra le cose più preziose del Palazzo dei Priori di Perugia , portata qui dal padre maestro Angelo del Toscano, Generale dei Minori Conventuali, che andando in sacra visita, giunto a Parigi ottenne dal re Carlo VII quell’unghia di stupefacente grandezza, forma e colore”. 
Non si poteva dimenticare l'importanza per la tradizione popolare della Battaglia dei Sassi, che insieme alla potenza militare faceva di Perugia nella Penisola "La Città più bellicosa che ci fusse". Litomachia” per i dotti, “sassaiola” per il popolo (una via le è dedicata a Ponte della Pietra), questo “gioco” era il più feroce e sanguinario che si tenesse in Italia. Si trattava di veri e propri addestramenti al combattimento, a cui tutti gli uomini validi partecipavano, collaudando manovre belliche per manipoli, nelle quali sopravvivevano le tecniche militari che furono della Roma classica. Potevano parteciparvi anche 2000 persone, divise in due fazioni (parte de sopra, che raccoglie le porte-rioni della parte alta della Città; parte de sotto, dove accorrono le porte-rioni basse). Anche i fanciulli dovevano combattere, per volontà ostinata dei padri, decisi a sottrarre i figli maschi all’influsso delle madri, per timore che crescessero molli.  
L'ultima Battaglia ci fu nel 1425, anno in cui S Bernardino da Siena (che fu più volte a Perugia, come predicatore) ne volle la proibizione. Molto famosa, tra Basso Medioevo e inizi Età Moderna, fu la cavalleria perugina, un corpo d'armata di spettacolare efficacia, tra le 800 e le 1500 unità, che faceva di Perugia città ricercata nelle alleanze militari. La Città fu anche famosa per "l'acquetta perugina", una soluzione a base di acetato di piombo, in grado di dare la morte alla vittima, in modo da sembrare una morte del tutto naturale. 
La prima banca d’Europa (anzi, primus in orbe, come dicono le fonti) nacque a Perugia nel 1462, chiamata allora Monte di Pietà e fatta nascere dai Frati Francescani, affinché anche i più bisognosi potessero accedere al credito ad un tasso di interesse intorno al 3%-5%; anzi, secondo il Pellini i più poveri potevano aver denaro anche senza interesse, purché avessero un pegno da lasciare a garanzia del prestito. L’edificio è al n. 6 di via Oberdan. 
Oggi Perugia è associata all'immagine e al sapore del cioccolato, ma in questi secoli di cui stiamo parlando era famosa per le lasche del Trasimeno, conosciute come le migliori in assoluto che si potessero trovare. 
Come non ricordare, tra gli illustri, Ignazio Danti, che nel 1582 partecipò alla riforma del calendario giuliano, voluta da papa Gregorio XIII, tuttora in vigore nei paesi occidentali? (Il suo avo Giovan Battista, agli inizi dello stesso secolo, pare abbia fatto una trasvolata del Trasimeno, la prima che si ricordi nella storia!). Nella città che fu seconda sede dei papi, dove si tennero 5 conclavi che elessero altrettanti pontefici, le manifestazioni religiose erano grandiose. 
Basti ricordare le Missioni: che avevano dello spettacolare e del fascinoso. Potevano durare anche dieci giorni, durante i quali ogni piazza o addirittura ogni angolo di piazza aveva il suo predicatore. Le intere giornate, ma anche le notti avevano un fitto calendario liturgico. Le confessioni fatte durante l’intera notte favorivano l’esplorazione delle tenebre della coscienza (in una missione se ne potevano fare anche 12.000). Le processioni avevano un crescendo drammatico: sfilavano in testa le pubbliche autorità scalze e con la corda al collo; seguivano uomini incappucciati, curvi sotto enormi croci di legno; alcuni a dorso nudo che si fustigavano; al lume delle torce inquietate dal vento, comparivano meretrici pentite; altri che portavano in mano dei teschi, seguiti da penitenti coronati di spine. E mentre i predicatori tuonavano sui temi del peccato, dell’ira divina e dell’espiazione, la lunga processione faceva da contralto, litaniando i miserere e invocando pietà. Da un punto di vista della storiografia ufficiale, ricordare che personaggi illustri della scienza, dell'arte e della cultura in generale sono passati per Perugia e vi hanno soggiornato è quantomeno inutile, se non fastidioso, ma per la memoria storica della Città sapere che Lutero (vi disse messa 2 volte), Galileo, Leopardi, Goethe, hanno soggiornato a Perugia e in che occasione, può essere importante; come ricordare  Benedetto Croce  che qui scriveva la sua Estetica, D'Annunzio, ecc. 
Non solo i famosi, ma anche quelli immeritatamente ignoti andavano ricordati, come Giuseppina Pasqua (Verdi la riteneva la migliore esecutrice delle sue opere e per ascoltarla nell'Aida Wagner fu a Perugia, nel 1880), come Paolo Lancellotti ("il Triboniano del diritto canonico"), il celeberrimo (a livello europeo) cantante Baldassarre Ferri, il fisiologo Ruggero Oddi (più famoso all'estero che in patria, scopritore di quella parte finale del coledoco che porta il suo nome) e altri ancora. 
Prima del Jazz Perugia era nota nel mondo per una manifestazione musicale ora passata in secondo piano. E’ del 1937 la fondazione della “Sagra Musicale Umbra”, una manifestazione dedicata alla musica sacra e volta a diffondere un’immagine di Perugia e dell’Umbria quali centri di religiosità e misticismo. Sospesa nel 1939, la Sagra fu ripresa dopo la Guerra, sotto la direzione di Aldo Capitini e Francesco Siciliani. Giornali esteri, nel 1949, scrissero che la Sagra era la più importante manifestazione musicale d’Europa. 
Un'ultima curiosità. L’attuale Fiera dei Morti, che si tiene in Pian di Massiano (nei pressi dello Stadio), i primi giorni di novembre, è nel suo genere un vero monumento storico, se si pensa che le sue origini si perdono nel Medioevo. 
Già nel 1260 vi erano documenti che facevano riferimento a questa Fiera (allora chiamata d’Ognissanti) come assodata consuetudine. 
Nel corso dell’Ottocento cambiò nome in Fiera dei Morti e ancora oggi i venditori vi giungono da ogni parte d’Italia.


PAOLO DE BERNARDI, Storia di Perugia, Midgard Editrice, Seconda edizione (2009, ristampa 2017)