mercoledì 26 ottobre 2022

Intervista a Roberto Lazzari

Intervista a Roberto Lazzari, autore del volume "Il mio lamento in danza", edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.






Buongiorno Roberto, parlaci della tua opera, come nasce?

Buongiorno Fabrizio. In estrema sintesi, “Il mio lamento in danza” nasce da una doppia constatazione: la centralità, più o meno avvertita, del concetto di morte, non soltanto nella discettazione filosofica, ma anche in ambiti molto più pragmatici e quotidiani, appartenenti alla nostra comune esperienza; le molteplici sfaccettature di questo concetto, le quali consentono a diversi soggetti di approcciarlo in modi differenti, tutti comunque ragionevoli e in qualche modo giustificabili. Come bene annota Sandro Allegrini nella sua prefazione al libro: ”Inutile fare esempi: ciascuno si dimensiona col proprio universo ed elabora ipotesi congrue col suo modo di stare al mondo.”


Quali sono le tematiche più importanti del libro?

Riflettere sul concetto di morte e provare a farlo senza restringere l’indagine a una predefinita posizione ideologica, consente di spaziare in molti campi, collegati non soltanto alla morte, ma anche e soprattutto alla vita. Ho avuto così modo di parlare, ad esempio, della ricerca di un elemento spirituale nella realtà, della differenza che passa tra vivere e sapere di vivere, del superamento mistico delle proprie barriere di fisica consapevolezza, della ricerca della conoscenza attraverso l’intima comprensione di singoli frammenti significanti, della speranza e del dono supremo di sé, del rimpianto per non essere riusciti a fare qualcosa di importante, della quieta rassegnazione, ... Il comune contesto interpretativo di ogni riflessione proposta nell’opera consiste nella semplice constatazione che il nostro concetto di morte dipende strettamente dal nostro concetto di vita, il quale, a sua volta, si forma in base alla nostra sensibilità, alle nostre esperienze e ai nostri convincimenti interiori più profondi: da tale constatazione di fondo, il libro prende la sua struttura, come raccolta di immagini e di riflessioni, proposte da persone che hanno sperimentato, anche grazie alla loro “professione”, percorsi esistenziali diversi. 


Ci sono poeti contemporanei o antichi che ispirano in modo particolare la tua opera?

Leggendo il libro, è quasi impossibile non ravvisare l’influenza di Edgar Lee Masters e della sua “Antologia di Spoon River”, almeno per quanto riguarda l’idea di fondo e la strutturazione generale dell’opera. Entrando tuttavia nel merito dei singoli componimenti, si possono cogliere anche altre influenze ugualmente significative, prima fra tutte quella biblica, a cominciare dal titolo stesso dell’opera, tratto (così come anche la dedica) dal Salmo 30 del Salterio, ma anche in alcune costruzioni linguistiche particolari, come quella dei proverbi numerici e soprattutto in molti riferimenti, più o meno espliciti, disseminati un po’ in tutto il libro. Infine, ho recentemente scoperto sorprendenti assonanze di alcuni passi dell’opera con la teoria del frammento monadistico, sviluppata dal professor Aurelio Rizzacasa.  




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lunedì 24 ottobre 2022

Intervista ad Oscar Bigarini

Intervista ad Oscar Bigarini, autore del romanzo “La macchina del Diavolo”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.







Buongiorno Oscar, parlaci della tua opera, come nasce?

Nel romanzo “La macchina del Diavolo”  ho cercato di rapportare due delle mie passioni principali: quello per la scienza, in particolare la fisica e la ricerca sull’energia nucleare, e quello per la storia medievale e rinascimentale dell’Umbria. A prima vista queste due tematiche sembrano molto lontane, senza punti di contatto, ma un’analisi più approfondita ne fa scoprire profonde analogie: uomini e donne molto avanti nel pensiero etico/scientifico rispetto a quello dominante esistevano nel passato come oggi. 



Quali sono le tematiche più importanti del libro?

La tematica principale del romanzo è la vittoria della scienza sulla superstizione e sulle credenze errate e consolidate. Basta pensare, nel campo della scienza, alle resistenze contro le scoperte di Copernico, alla vicenda di Galileo Galilei, o nel campo dell’etica e della  filosofia, alle opere e alle storie esistenziali  di Tommaso Campanella e Giordano Bruno.
La superstizione deriva principalmente dall’ignoranza, dalla mancanza di volontà dl voler approfondire aspetti della vita e della natura così come ci appaiono e dalla paura di liberarsi dalle credenze consolidate. 
Un esempio di moderna superstizione in Italia è la resistenza contro l’energia nucleare, l’unica forma di energia, a mio avviso, che insieme alle fonti rinnovabili, potrà salvare il pianeta dalla distruzione provocata dall’uso dei combustibili fossili.
La maggioranza della popolazione nel nostro paese non vuole l’energia nucleare , in quanto l’associa erroneamente alle bombe atomiche o al disastro di Chernobyl.
Se gli oppositori andassero un poco più a fondo nel capire cosa sono i moderni reattori nucleari, ampiamente impiegati in tutto il mondo, realizzerebbero  che questa forma di energia è pulita e compatibile con l’ambiente, come oggi anche buona parte del pensiero verde riconosce, tra cui anche Greta Thunberg. 
Ma in molti sono restii a fare questo sforzo verso la conoscenza e restano arroccati su pregiudizi errati.
Nel libro ho cercato di fare un confronto tra  le superstizioni del passato e quelle attuali, per evidenziare che la scienza, la ragione e l’intelletto umano avranno sempre ragione sulle false credenze.



La figura di Matteuccia da Todi è famosa nella storia dei processi per stregoneria. Cosa ti ha spinto a parlarne nel tuo romanzo?

Matteuccia da Todi è un esempio di donna molto avanti nel pensiero rispetto a quello della sua epoca. I suoi filtri erano  preparati rivolti al bene delle donne e degli uomini, a lei si rivolgevano, per lo più, persone indigenti, le finalità del suo lavoro erano principalmente umanitarie.
Matteuccia studiava, come Leonardo da Vinci, il corpo umano, attraverso l’osservazione dei cadaveri, per capirne il funzionamento e per elaborare cure efficaci contro le malattie: cosa incompresa e ritenuta demoniaca dai suoi simili.  
La morte nel rogo per stregoneria, confessione estorta sotto tortura, le fu comminata in quanto curatrice di Braccio Fortebraccio, fiero condottiero e tenace avversario del papa Martino V,  al quale  contendeva il possesso di terre e proprietà. 
L’ignoranza e la superstizione che hanno determinato la morte di Matteuccia non hanno fermato l’evoluzione della scienza medica e farmacologica, vale a dire la supremazia del sapere sull’ignoranza.. 

https://midgard.it/product/oscar-bigarini-la-macchina-del-diavolo/


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lunedì 17 ottobre 2022

Intervista a Mauro Bacoccoli

Intervista a Mauro Bacoccoli, autore del romanzo “Desiderata”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.







Buongiorno Mauro, parlaci della tua opera, come nasce?

Buongiorno Fabrizio... 
Come sai ho raccontato quello che nel corso del tempo ho osservato, sono molto attento ai rapporti umani e spesso ho cercato di vedere quello che stava succedendo con gli occhi di chi era con me in quel momento, rubare per un attimo l’esperienza di quella vita e rimanerne “contaminato”;  è per questo motivo che ho parlato di diverse persone Amiche che mi hanno aiutato a guardare le cose. 
Non sono stato io a condurre la trama, lo ha fatto per me Madame storia! 
Tuttavia non avevo nessuna intensione di raccontare di Desirée, non l’ho mai fatto, neanche con i miei genitori che sapevano quello che era successo, ma non come l’ho e lo sto vivendo, anche per loro è stata una sorpresa, bè diciamo una scoperta... 
Ma come ti ho detto, non navigo in solitaria, malgrado abbia pochi rapporti personali.
A distanza di un anno, due diverse Anime, sullo stesso posto, Giomici, mi hanno cambiato, hanno fatto di me una persona migliore.
La prima persona che mi ha spinto dentro questa idea è stata Maddy (preferisco non fare il suo nome, io la chiamo così, ma non ha nulla a che fare con il suo vero nome). 
Una donna che ha attirato la mia attenzione durante il mercato “Giomici Art Fest”, senza fare nulla, eravamo distanti e non ci conoscevamo, ma ero attratto da lei.
Non tanto dalla sua bellezza (tutt’altro che trascurabile) ma... 
Mi avvicinai a Cinzia, un’amica espositrice che era lì con me e le dissi: “guarda quella ragazza, ha qualcosa di speciale, sta brillando!” 
Ero in difficoltà, non è nella mia natura fare il “piacione” e non mi sono mai sognato di fare apprezzamenti fuori luogo, ho molto rispetto dell’altrui libertà; ma il desiderio di ascoltare il suono della sua voce e di conoscerla era troppo forte; mi avvicinai a lei “in punta di piedi”...
Credo che quel punto della storia ci stesse aspettando e diventammo amici, sono felicemente sulla scia di questa persona, ne sono rimasto affascinato come poche volte in vita mia; Maddy è la risposta perfetta ad ogni domanda! 
Sono stato sempre molto attento a non farle “subire” questo mio sentimento e le sono vicino come amico, non ho mai voluto di più da lei, so che non se ne farebbe nulla di un “attrezzo” come me. 
Un giorno, mentre stavamo parlando mi ha detto una cosa con cui ha rovesciato la mia vita, così come Giorgia aveva fatto anni prima; mi chiese la possibilità di farmi una domanda personale, le diedi carta bianca; così disse: “Ho la sensazione che quello che scrivi sia rivolto a qualcuno che non possa leggerlo...” 
Così decisi di raccontarle la storia, le feci vedere quel ritratto e sono convinto di una cosa Fabrizio: per qualche motivo Desirée ha cercato Maddy, deve essersi rivolta a lei in qualche modo per fare qualcosa. 
Quella sensazione che Maddy mi descrisse con gli occhi lucidi, senza mai guardare i miei poteva essere un indizio, voglio dire, fino a quel momento nessuno se ne era accorto leggendo i miei post, che in qualche maniera da quell’accadimento divennero via via più espliciti!
La seconda Anima che mi ha cambiato è stata Monica Pica, una donna straordinaria, ci conoscevamo solo tramite Facebook, per qualche motivo attirai la sua attenzione con i miei post.
Un giorno mi scrisse: “quello che scrivi sembra preso da un libro, ti confesso che qualche volta ho cercato le tue frasi su Google per vedere se le avevi copiate, ma ogni volta scoprivo che erano originali... Hai mai pensato di scrivere un libro?” 
Capirai, sapevo che lei scrive e mi piace molto il suo stile, così questa frase cominciò a rimbalzarmi in testa come una pallina, più conoscevo Monica (per quanto possibile) e più ne scoprivo l’unicità; quella frase diventava sempre più forte. 
Poi successe qualcosa, trovarono in me qualcosa che poteva “portarmi via” e quell’anno non partecipai a “Giomici Art Fest”, ma sapevo che c’erano i miei amici, persone che potevano farmi solo bene, decisi di andare a salutarli; gli unici che conoscevano la mia “situazione” erano Simone e Giacomo (anche lui presente nel libro).
Vicino Simone c’era una donna, seduta sul secondo scalino di un rialzo che dà sulla valle, leggermente sdraiata appoggiata sui gomiti; guardò i miei occhi e disse: “voglio presentarmi a te!” 
Si alzò, tese il suo braccio verso me e presentò la sua grazia alla mia vita: “Sono Monica Pica...” 
Evito di “affezionarmi” ad una foto e prima non mi resi conto che fosse lei.
Per descriverti tutte le sensazioni che mi hanno attraversato servirebbe un altro libro, ma posso dirti questo: se Maddy è stata benzina, Monica ha portato il fuoco!
Tornai a casa, quel giorno era il compleanno di Giorgia... 
Cominciai a pensare che se me fossi andato nessuno conosceva Desirée, a Giorgia ho fatto vivere quei giorni in cui mi stava cambiando come un gioco e non sapeva tutto quello che aveva fatto per me e... questo non era giusto, dovevo fare qualcosa! 
Colmo di quello che Monica aveva aggiunto alla mia anima, presi la Montblanc stilografica e... cominciai a scrivere! 
Le mie parole erano confuse, i miei sentimenti non erano puliti ed ero sopraffatto dalla storia, serviva qualcos’altro, serviva qualcuno migliore di me che rendesse limpidi i miei pensieri, che rendesse salde e risolute le mie parole; scelsi Simone, l’unica persona che poteva unire tutte le altre, forse una delle poche che avrei voluto vicino mentre raccontavo di lei, questa persona, questo Amico si “presentò” a quello che volevo fare come la cosa giusta. 
Questo credo sia quanto, un’ultima cosa... 
L’oggetto in legno e la mano che lo tiene, sulla copertina del libro, appartengono a Maddy, fu lei a scattare quella foto e quello fu un mio regalo!


Quali sono le tematiche più importanti del libro?

Quando decisi di seguire quella scia, l’ho fatto con uno scopo preciso: scrivere qualcosa di complicato, prendermi gioco della mia riservatezza, dedicare ogni singola traccia di inchiostro a Giorgia, e quello che più conta le mie parole, i miei pensieri, i miei sentimenti ed il mio amore dovevano essere compresi da una giovane vita... 
Ho acquisito quello che Giorgia mi ha insegnato e nel giro di pochi minuti ho fatto saltare tutte le mie regole! 
Volevo fosse un po' come una favola, non ci sono parole forti, non c’è traccia di disperazione, doveva essere un po' come lei, doveva necessariamente somigliare ad un inno, un inno alla vita! Sapevo che lei lo avrebbe letto e come ogni volta, non volevo che mi subisse, io voglio che lei sia fiera di aver passato con me un po' del suo tempo.
C’è anche un’altra cosa che ho voluto suggerire, una cosa che si è già persa e sta complicando le cose, tanto è semplice e di facile reperibilità... 
L’indifferenza, il non ascoltare la vita degli altri, non mi riferisco necessariamente alla disponibilità a svitare un tappo ostinato, ma alla semplicità con cui si passa del tempo con una persona, si imparano le sue abitudini, il colore preferito e l’abilità di scrivere un messaggio, eppure non si prende nulla, non si condivide il proprio io, né si concede all’altro di farlo, perché l’idea, e forse la capacità, di farlo è scomparsa quindi non viene presa neanche in considerazione. 
Mi piace pensare che se ci lasciassimo “estendere” dalle esperienze degli altri, da un’idea o da una semplice frase… 
Riusciremmo a vivere meglio, un po' meno soli, meno egoisti e con una grande possibilità… Dare la colpa agli altri! 
Naturalmente quest’ultima è stata solo una battuta. 
Vorrei dire un’ultima cosa, perché di frasi simili se ne trovano anche nei baci perugina, però io ho un vantaggio nel poterla pensare, nel poterci credere… 
L’ho fatto, è il mio modo di vivere e sono fiero di aver lasciato che una bambina di 9 anni scardinasse i miei riferimenti, che abbia lasciato Giorgia libera di fare di me una persona più grande! 
Sono fiero che le persone che ho incontrato abbiano aiutato la mia vita ad essere più “colorata” e sono felice di aver incontrato Maddy, Monica, di averle in qualche modo dato la possibilità di cambiarmi, tanto al punto di arrivare a conoscere te, Fabrizio...


Ci sono degli scrittori contemporanei o meno che ti ispirano in modo particolare?

Ti dirò, libri ultimamente non ne ho letti, eccezione fatta per i manuali o le guide tecniche di programmazione… 
Certo, ci sono molte informazioni, fondamentali per rimanere aggiornati ma quanto alla trama impegnata lasciano a desiderare… 
Sai a questo proposito, rimasi incuriosito da una cosa, una sorta di costante. 
In ogni manuale tecnico abbonda la parola “pippo”, viene utilizzata come variabile, come funzione ed ho cominciato a cercare spiegazioni. 
Ne trovai una, cioè che utilizzavano quella parola, “pippo” perché è una delle poche parole di senso compiuto che puoi scrivere con poco sforzo… 
Curioso?
Le lettere sulla tastiera sono una accanto all’altra, risparmi un sacco di energia cinetica… 




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martedì 11 ottobre 2022

L'intruso

 di Giulio Volpi.






L’incendio scoppiato alla villa dell’ex senatore aveva riacceso i riflettori sull’inchiesta felicemente conclusa a settembre. 
Quell’organizzazione mafiosa era stata smascherata e numerosi arresti erano stati effettuati, sia in città che nelle altre località nazionali ed estere dove si era ramificata. Lo stesso senatore, ritenuto uno dei capi, era recluso nel Carcere di Sollicciano in attesa di giudizio.  
Il Commissario Enzo Cantoni era appena rientrato a Firenze dopo il fine settimana trascorso a Contea, la sua città di origine. 
Contea non era semplicemente la città dov’era nato, dove risiedeva la sua famiglia e vivevano ancora i suoi più cari amici, ai quali peraltro era ancora fortemente legato, ma rappresentava il luogo che aveva ospitato le sue avventure di ragazzo, dove aveva vissuto e perduto il suo primo amore; il luogo per cui in gioventù aveva lottato nel tentativo di preservarlo dal degrado minacciato dalle mire ingorde del progresso. 
Un luogo magico che aveva visto crescere i suoi sogni insieme alle meravigliose persone che vi aveva conosciuto. Ogni volta che tornava vedeva la sua città più grande, più moderna e industrializzata e ne parlava: con Toni, Nino, Beppe e Don Lino, l’amico prete. 
A Firenze aveva ritrovato Maurizio, l’altro amico di sempre che, dopo essersi laureato in questa città, prestava servizio come medico presso il reparto oncologico di Careggi. 
Enzo invece aveva frequentato l’università a Roma dove si era laureato in Scienze Politiche. 
Adesso i due si vedevano spesso ed essendo entrambi appassionati di astronomia trascorrevano delle interessanti serate ad osservare la volta celeste con il telescopio che il padre aveva a suo tempo regalato all’amico, come premio per gli ottimi risultati ottenuti negli studi. 
Insieme avevano anche visitato l’Osservatorio Astronomico di Arcetri. 
Questa volta il rientro in sede era stato piuttosto malinconico perché Chiara, la giovane moglie, era dovuta rimanere a casa dei suoi per assistere la madre ancora convalescente dopo un intervento. 
Era la prima volta che si separavano da quando, pochi mesi prima, durante il periodo natalizio, si erano finalmente uniti in matrimonio: una decisione sofferta per il ricordo comune di una persona alla quale erano stati entrambi fortemente legati e alla quale avevano voluto un gran bene. 
Purtroppo Angelina era morta a causa di una grave e improvvisa malattia. Era stata il primo e grande amore di Enzo e anche la più grande amica di Chiara. 
Dopo la sua scomparsa lui aveva trascorso un periodo di profonda crisi, uno smarrimento che gli aveva tolto ogni voglia di vivere; aveva anche interrotto gli studi e si stava abbandonando ad un isolamento ostinato. 
C’erano volute la pazienza e la costanza di tutti gli amici, di Don Lino e anche l’intervento decisivo di Sofia, una donna meravigliosa dotata di particolari proprietà sensitive, per riportarlo a credere nella vita .
Chiara, anche lei reduce da una storia dolorosa, gli era stata particolarmente vicina e lentamente i due ragazzi avevano, col tempo, capito di desiderarsi. 
Li tratteneva però un latente senso di pudore, come se un loro legame potesse offendere la memoria di Angelina. 
Ancora una volta era stato decisivo l’intervento di Sofia che aveva allontanato con i suoi strani poteri questo loro freno interiore.
Enzo non era più un ragazzo adesso, era un uomo che aveva delle responsabilità. 
Il suo compito era quello di far rispettare la legge e far prevalere la giustizia. 
Il suo contributo era stato determinante per la soluzione di quel caso dove si era impegnato con particolare fervore smascherando, con l’aiuto dell’agente e amico Roggi, i responsabili dell’assassinio di quella giovane donna. 
Il lunedì mattina, appena rientrato a Firenze, andò direttamente in Commissariato. 
Sapeva che Tornelli, il Commissario Capo, aveva dovuto allontanarsi per motivi familiari e che Aurelio era ancora in licenza premio e sentiva pertanto la responsabilità di garantire il regolare svolgimento dell’attività del reparto. Appena arrivato era stato informato del fatto dall’agente Lentini di servizio alla guardiola: “Meno male che è arrivato lei Dr. Cantoni!”, esclamò l’agente con atteggiamento apprensivo.
“Quando è successo?”, domandò Enzo.
“Stanotte… l’Ispettore Parrini è già su…”
“Chi c’è con lui?”
“L’agente Ruotolo.”
“E il Dr. Reni?”
“È stato avvertito, dovrebbe essere già sul posto.”
“Bene… c’è’ Amadei?”
“Sì Commissario, è in archivio…”
“Chiamalo e… avverti l’Ispettore Parrini che sto arrivando.”
L’agente era già sul corridoio mentre lui stava per entrare in ufficio.


Estratto dal volume “L'intruso" di Giulio Volpi, Midgard Editrice.


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mercoledì 5 ottobre 2022

Intervista ad Andrea Guizzardi

Intervista ad Andrea Guizzardi, autore della raccolta poetica “Guizzi di vita”, edita nella Collana Poesia della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

Ho voluto riunire in una silloge buona parte delle poesie scritte tra il 2019 e il 2022, dopo che alcune di queste avevano ottenuto segnalazioni e menzioni in diversi concorsi letterari. Dopo aver cominciato per puro diletto e dopo averne scritte parecchie, considerandole solo singolarmente, mi piaceva l’idea di includerle in una raccolta che potesse rappresentare un percorso attraversato da alcune tematiche prevalenti.


Quali sono le tematiche più importanti del libro?

Il titolo “Guizzi di vita”, giocando anche sul mio soprannome guizzo, vorrebbe indirizzare il lettore verso poesie brevi che, come lampi, fotografano temi di tipo esistenziale come la solitudine, l’amore o il rapporto con gli altri oppure descrivono stati e momenti della natura, che spesso viene personificata.


Come mai dopo aver pubblicato alcuni libri di narrativa sei passato alla poesia?

Volevo cimentarmi con una forma e uno stile totalmente diversi da quelli della prosa per affrontare temi che ritengo importanti. Ho cominciato per puro piacere personale; quando ho visto che le poesie venivano apprezzate anche nei contesti dei concorsi riservati a questa forma letteraria, mi sono messo alla prova in modo più deciso e convinto.


Ci sono poeti contemporanei o antichi che ispirano in modo particolare la tua opera?

Seguendo il mio gusto personale, in base al quale apprezzo una non eccessiva lunghezza del componimento unitamente a una ritmica piuttosto definita, giocata sulle rime alternate e sulle assonanze, di sicuro la poesia classica latina e quella italiana da Leopardi passando per Carducci o Pascoli sono tra le mie preferite. Venendo più vicino a noi nel tempo “Ossi di seppia” di Montale è un punto di riferimento importante, così come lo sono alcuni componimenti di Caproni o della recentemente scomparsa Patrizia Cavalli.




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sabato 1 ottobre 2022

Intervista ad Alex Lo Vetro

Intervista ad Alex Lo Vetro, traduttore e curatore della “Saga di Harald Hardrade” di Snorri Sturluson.






Buongiorno Alex, a tuo giudizio quali sono le tematiche più importanti che si trovano nella Saga di Harald  Hardrade di Snorri Sturluson?

Buongiorno Fabrizio, sicuramente ti direi il senso del dovere e la volontà che ha il protagonista, Harald III, nel compiere la sua missione di vita, ovvero tornare in patria e diventare re. Nel piccolo credo che questo sia un buon esempio sul come affrontare anche le piccole cose della vita, applicare la propria vera volontà e superare ogni impedimento con tenacia e pazienza. 
Storicamente invece ti direi il senso del viaggio, come esplorazione del mondo dell' epoca, la testimonianza della presenza di Harald in Sicilia, dove Snorri dice che si protrasse per lungo tempo e poi l'alleanza con Guglielmo il Normanno con cui si alleò nella sua ultima missione. Queste due cose hanno un filo conduttore importante.

 

Come giudichi il personaggio di Harald?

Solitamente tendo a non giudicare i vivi, figuriamoci i morti. Per me Harald III di Norvegia è comunque un esempio di tradizione e modernità ben amalgamate insieme, un uomo del tempo antico ma proiettato nel futuro tanto da sembrare, nel modo di pensare, un uomo contemporaneo. D'istinto mi piace immaginarlo, idealmente, come un mio antenato.

 

Nell’introduzione al volume accenni all’importanza di Snorri Sturluson per la tradizione nordica. Ci vuoi illustrare qui brevemente i punti principali della questione dal tuo punto di vista?

Snorri è importante ma non fondamentale, credo sia necessario smettere di considerare la sua opera come una sorta di "bibbia nordica", come un libro "sacro" o un testo religioso. Penso non fosse nelle sue intenzioni lasciare ai posteri un testo di quel genere, poiché nessun libro è sacro tantomeno la bibbia, non vedo il motivo di sostituire uno con l'altro. Snorri è importante come lo è Saxo Grammaticus suo contemporaneo danese, però per quanto riguarda la sfera dello "spirituale" credo sia più "attinente" l'Edda in prosa e siano più utili, per tentare di percorrere la Via Antica i reperti archeologici, le cronache di Tacito e Cesare ma soprattutto il nostro istinto e il nostro senso del mistero che trova espressione nei sogni. Snorri fa un' Opera Grande perché scrive degli Antenati ed in questo penso risieda la sua fondamentale importanza. 




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