sabato 30 giugno 2018

Intervista a Giampaolo Bianchini



Intervista a Giampaolo Bianchini, autore del libro “D tutto n po’ / Di tutto un po’”, edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce? 
Salve, mi sono improvvisato “scrittore per caso” a seguito di un incontro fortuito avvenuto nella sala di attesa del comune medico di famiglia con uno dei più celebri poeti dialettali perugini, Nello Cicuti.
Leggendo le sue poesie ho deciso di sviluppare sinteticamente alcuni dei temi che da tempo avevo in animo di trattare in forma dialettale con poesie, racconti di vita vissuta, ricordi, temi di attualità, storielle e inni all’amore in una chiave quindi più semplice, più leggera, più sarcastica e più immediata.
E’ nato così il volume “D TUTTO N PO’ … e n po’ scomposto / DI TUTTO UN PO’ … e un po’ scomposto”.
Il poeta Nello Cicuti, anche autore della prefazione, in occasione della recente presentazione del libro presso le sale UMBRO’ a Perugia nel suo commento ha detto: “Ho trovato queste liriche interessantissime, piene di sentimento, di amore, di ricordi e, in certe circostanze, anche di sofferenza; completa nella sostanza un po’ meno nella forma".
Beh! Come autodidatta è chiaramente difficile essere “perfetti”, ma per me il suo commento è un incitamento a migliorare e magari proseguire nello scrivere.


Il libro è stato editato in doppia lingua, perugino e italiano. Come mai questa scelta?
Tutto quanto scritto in dialetto si ripete anche in italiano per una più semplice comprensione a chi il dialetto non lo conosce o a chi lo ha dimenticato. Il libro è dedicato a mio nipote Mattia affinché tramite i racconti abbia memoria di un passato che non ha vissuto, prenda inoltre coscienza dei fenomeni attuali che vive la nostra società e ne tragga spunto, spinta positiva e incitamento per essere una persona brava, protagonista del suo futuro e possa contribuire al miglioramento della società in generale ricordandogli: “Si n cnosci l tu passeto l tu presente nnel saprè capì e né manco l tu futuro mmaginè”. Quello che va sottolineato è che quasi la totalità delle liriche non sono fine a se stesse, ma contengono sempre una riflessione, un incitamento, un messaggi, un pensiero, una considerazione positiva.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?
Nella vita ho fatto tutt’altro che scrivere o meglio nell’ambito del mio lavoro mi è capitato di scrivere tanto ma di tutt’altro genere. Comunque scrivere mi è sempre piaciuto, più della lettura. Quando si scrive qualcosa, qualsiasi cosa e in qualsiasi ambito, si è protagonisti, quando si legge ci si accultura ma si è solo delle comparse… almeno per me. Ma come ho detto io sono uno “scrittore per caso” che approfitto magari del mio stato di pensionato e nonno per dedicarmi anche alla scrittura.


Quali scrittori ti piacciono e ti ispirano? 
Come ho detto io non leggo molto, mi piacciono comunque le letture semplici, non impegnative che scorrono via veloci e che puoi divorare in breve tempo come gli scritti appunto di Cicuti, di Spinelli, di Migliarini ecc. per rimanere nella sfera dialettale. Mi piacciono storie vere e la storia in genere.



Progetti futuri?
Io vivo abbastanza alla giornata non ho grandi progetti per il futuro, cerco in ogni cosa di “cogliere l’attimo” quando capita, come in questa occasione per quanto riguarda lo scrivere. 
Questo libro infatti l’ho scritto in poco più di due mesi
Sicuramente momenti di riflessione e considerazioni che possono dare spunto a nuove avventure ce ne sono, spero di coglierne il momento giusto.   



mercoledì 27 giugno 2018

La Saga degli Alburni



Primo capitolo

La bellezza di Domizia, principessa italica, figlia del Re dei Sabini, era divenuta leggendaria.
Biondi capelli, ammalianti occhi azzurri, faccino da angelo, corpo sensuale.
Una bellezza terribile e deliziosa.
La giovane era richiesta in sposa da tutti i Re Italici.
La chiedeva Latino, Re dei Latini.
La chiedeva Urso, Re dei Sanniti.
La chiedeva Valente, Re dei Falisci.
La chiedeva Dago, Re dei Volsci.
E la chiedeva soprattutto Alburnio, Re degli Umbri.
Il più potente Re degli Italici.
Il Signore degli Italici.
Dalla sua rocca il giovane Re degli Umbri aveva inviato messi al Re dei Sabini, per concedergli finalmente la figlia.
Sabino, dopo una lunga riflessione e dopo aver ascoltato i consigli dei sacerdoti del suo popolo decise che la bella Domizia sarebbe andata in sposa ad Alburnio, il potente Re degli Umbri, cementando così una solida alleanza fra le due nobili stirpi.
Nella primavera di quell’anno Domizia fu quindi scortata da suo padre e dai più nobili guerrieri Sabini alle terre degli Umbri, presso l’antica rocca di Alburnia, città gloriosa e invitta, dalle alte e maestose mura di pietra.
Alcuni dicevano che erano stati gli Dèi agli inizi dei Tempi, a fondare Alburnia, altri dicevano che erano stati i Giganti, altri ancora dicevano che Re Italo, capostipite degli Italici, aveva posto personalmente le pietre di quella città invincibile, altri ancora narravano che il merito spettava ad Umbro, figlio di Italo, capostipite degli Umbri, o ad Alburnio il Vecchio, figlio di Umbro, capostipite della nobile schiatta degli Alburni.
La versione più accreditata era l’ultima, quella che vedeva Alburnio il Vecchio come fondatore dell’antica e gloriosa città, secondo il volere degli Dèi.
Alburnio il Giovane accolse il corteo dei Sabini nella sua nobile reggia, attorniato dai più grandi guerrieri del regno, dai sacerdoti e dalle principesse di quella stirpe fiera e indomita.
Il Re si ergeva su tutti, nobile e potente.
I lunghi capelli biondi gli cadevano sulla veste da guerriero, gli occhi verdi, profondi, scrutavano i nuovi arrivati, le mani appoggiate sulla sacra ascia bipenne.
L’ascia dei suoi Avi, l’ascia dei Re Umbri.
Sabino, Re della sua stirpe, si fece avanti, con fiero e nobile portamento, i lunghi capelli bianchi sciolti sulle regali vesti, e così parlò: "Nobile Alburnio, potente Re degli Umbri, Signore degli Italici, siamo finalmente giunti dalle nostre terre portandoti il dono che tanto attendevi. Eccoti la mia adorata figlia, Domizia, nobile principessa dei Sabini."
Ad un cenno del Re la folla dei Sabini si scostò per lasciare passare Domizia.
La principessa apparve in tutto il suo splendore.
Una ragazza di venti anni, bionda, bellissima, dalla pelle candida, dallo sguardo fiero ed ammaliante, vestita con una preziosa tunica azzurra e dei bei sandali di cuoio sui piedi nudi.
La sua bellezza colpì tutto il salone.
Un silenzio irreale cadde su esso.
Mai si era vista una simile creatura.
Una bellezza talmente adorabile e sconvolgente.
Domizia era un vero dono degli Dèi.
La principessa sabina si inchinò e disse "Mio nobile Re."
Alburnio sorrise, estasiato da tanta grazia, e chinò la testa ammirato, "Mia nobile principessa."
Poi scese dal suo trono e accolse il vecchio e nobile Sabino fra le sue braccia, con un fiero ed affettuoso abbraccio.
Il destino dei fieri Re Italici si decise quel giorno.
Nessuno si immaginava cosa avrebbe comportato quel matrimonio.
Nessuno si immaginava quanto fatale fosse la scelta del Re dei Sabini.

Fabrizio Bandini, La Saga degli Alburni, Midgard Editrice (2018)


www.midgard.it/la_saga_degli_alburni.htm

www.facebook.com/fab.bandini