martedì 17 agosto 2021

Intervista a Nicola Cicchitelli

Intervista a Nicola Cicchitelli, autore del romanzo “La luce oltre il limite”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua nuova opera, come nasce? 

Il mio nuovo romanzo “La luce oltre il limite” nasce da una mia passione per il grande “John Lennon” di cui, a partire dai Beatles, ho potuto, fin da adolescente, apprezzare la musica. In realtà, nel 2015, ho scritto un racconto in cui emergeva la sua figura, volevo arrivare anche a un romanzo ma poi non l’ho subito realizzato. Questo tipo di narrazione, che io definisco semi-biografica, mi piace, perché mi appassionano le vite dense di certi personaggi, dal cinema alla musica ma anche in altri campi. John Lennon ha tutti gli ingredienti, a cominciare dal suo schietto e vibrante pacifismo, per costruire una storia che lo vede sullo sfondo.


Quali sono le tematiche più importanti del tuo romanzo?

Il titolo stesso “La luce oltre il limite” suggerisce, insieme alla copertina, l’asse portante del libro: di fronte al lato oscuro della vita, quello che ci vede imprigionati nei nostri errori, immobilizzati in una visione meramente retributiva – a un reato corrisponde una pena e nient’altro – si può reagire e redimersi. Nel libro, uno dei personaggi, in carcere a vita, grazie a un profondo processo interiore, si riabilita e riacquista la dignità che aveva perso. Il limite che ci poniamo è anche quello, assimilabile al precedente, che vede a un’azione una conseguente reazione, questo è il meccanismo della vendetta, dell’odio e quindi della guerra. John Lennon, allora, è una figura che c’insegna che è possibile scardinare questa logica, lui l’ha fatto con la musica e con la lotta per la pace insieme a Yoko Ono. I protagonisti del romanzo, Mattia e Ilaria, lo fanno nel loro piccolo: il primo abbracciando la musica e il credo del suo mito Lennon, la seconda impegnandosi nella cura delle vittime della guerra e facendo suo, insieme a Mattia, il motto di Don Milani “I care” che vede la sua più intensa espressione nella loro partecipazione a un’azione di supporto in un campo profughi in Siria. Nel romanzo, sullo sfondo, trovano spazio anche le figure di Gandhi e del nostro profeta della pace Aldo Capitini, a loro si fa un breve riferimento per dare spessore all’utopia realizzabile che in tanti hanno sognato e che i nostri protagonisti osano sperare.

 

I personaggi del racconto sono totalmente frutto della tua fantasia o ti sei ispirato a persone reali?

I protagonisti del romanzo sono totalmente frutto della fantasia, anche gli altri personaggi ad eccezione di uno, ma molto significativo, Don Simone. È un giovane sacerdote animato dalla più genuina e potente vocazione evangelica: farsi prossimo agli emarginati, in particolare ai carcerati. Da cappellano penitenziario, spende ogni centimetro della sua fede nel riabilitare i detenuti. In un carcere di Bologna, città dove è ambientato il libro, incontra Rocco, recluso per duplice omicidio, e, dopo le forti resistenze iniziali, lo fa incamminare con convinzione nella strada stretta della redenzione che passa anche attraverso la scrittura di una lettera alla moglie del poliziotto che Rocco ha ucciso in una rapina. Dopo una strenua resistenza, la donna accetta la lettera e risponde anche. Se non riesce a perdonarlo almeno, e non è poco, esprime fiducia e addirittura lo incoraggia nel processo di conversione. Dietro le righe di Don Simone, così illuminato e volitivo nella sua missione, c’è la figura di un sacerdote che ammiro profondamente e di cui, in piccola parte, conosco la biografia, Don Luigi Ciotti. La sua figura si attaglia benissimo a quella di Don Simone e, direi di più, i valori che ispirano l’intera opera combaciano con quelli del fondatore del Gruppo Abele e di Libera.


L’illustrazione di copertina è di Sara Tomaselli, che ha illustrato anche il tuo libro precedente. Come ti trovi a collaborare con lei?

Anche se in questo libro, a differenza del precedente, non ci sono illustrazioni, l’apporto di Sara è stato fondamentale per dare luce, attraverso la copertina, alle idee ispiratrici del libro. La collaborazione è stata aperta, proficua e ha curato ogni dettaglio. Ciascun elemento della copertina ha un suo significato. Ho apprezzato molto l’idea di Sara di mettere sui righi dello spartito rappresentato nella copertina le note esatte di “Strawberry fields forever”, la canzone dalla quale parte la narrazione.