mercoledì 20 novembre 2019

Omonimo

di Roberto Tirloni





Essenza
è la guarigione dell'anima.
Il tuo viso radioso,
colmo di luce riflessa,
le tue mani,
fonti di terso calore,
legittimazione di forza
e presenza.
Il tuo sguardo profondo,
soave e sincero,
più intenso di
molteplici parole.
Respiriamo all'unisono,
pigramente ed intensamente,
come profondi sublimi abissi.
Danziamo fieri e solenni,
nell'attesa di un vivido sogno...


Una piacevole serata
di inizio estate
non empie il vacuo
della mia quotidianità.
Assente è la luna
lungo la visuale,
intenta assai
a rinfrancar spiriti
ebbri d'amore.
Sprazzi di vita
mi circondano,
ma ho il privilegio
di ponderare
in quieta lontananza.
Non tutti i compagni
di viaggio
sono ideali,
complementari,
né tantomeno
le coppie
di innamorati,
che sovente
recitano ignare
fasulle pagine
di tenerezza.
Da ampi scalini
medito,
scruto,
resisto.
Dopotutto,
esisto.


Comunicazione passiva,
essenza primordiale della nostra epopea
per sopravvivere a ciò
che percepiamo come buio,
vuoto da riempire
spesso con nefaste idee,
volgari pratiche,
afone voci
incapaci di farsi ascoltare,
mentre il nostro tacere
libra elevato
verso dedali di seta,
sfere fatate
ed enigmi
che il nostro tempo
saprà decifrare.


Poesie dal volume "Omonimo" di Roberto Tirloni, Midgard Editrice 2019



martedì 12 novembre 2019

Amore e sacrificio

di Elisabetta Trottini





Un uomo di circa trent’anni tiene in braccio per la prima volta sua figlia. È così bello guardarla che rimarrebbe ore a imprimere nella mente i suoi lineamenti. Tuttavia non può. Sa che presto la piccola sarà in pericolo e lui dovrà proteggerla da forze ben peggiori di quelle che un semplice uomo può affrontare.
“Dobbiamo portarla via” gli mima sua moglie. Presto sapranno di quello che lui e sua moglie hanno fatto e verranno per la bambina. Ma soprattutto ci saranno delle conseguenze, non si è mai sentito di un matrimonio come il loro e la loro progenie è in pericolo. La suocera lo incita spaventata a emergere in superficie, altrimenti lo cattureranno. Ormai li sente alle calcagna. La tuta da sub gli rende difficoltosi i movimenti, ma l’amore verso sua figlia è più forte. Una volta salito sulla sua barca, riprende fiato, stringendo ancora di più a sé quel fagottino che tiene tra le braccia.
“Ron, stanno arrivando!” le urla sua moglie riemergendo improvvisamente.
“Malis, sali” le ordina preoccupato Ron. Ma ormai vede l’esercito avanzare. Il re si fa avanti, sovrastando con la sua figura Malis.
“Questo abominio deve essere eliminato. È contro ogni regola” dice a Ron con un accento marcatamente non umano.
“Non ucciderai mia figlia!” replica Ron minacciandolo con la lancia da pesca.
“Quel bastone non mi fa paura, sai bene che sei molto più debole di me. Quindi risparmia la scena e consegnami la bambina” il re è perentorio, non odia gli umani e neanche Ron, ma conosce le conseguenze di lasciare in vita quella creatura. Gli si spezza il cuore, eppure è necessario.
“No, mai” Malis si mette in mezzo.
“Portatela via, sarà condannata per essersi innamorata di un umano”. Ron non può fare nulla se non vedere sua moglie portata via dal generale dell’esercito. Ma la sua mente lavora febbrilmente, e presto la situazione si ribalta: accende il motore della barca e mette quanta più distanza tra lui e quell’essere che voleva uccidere sua figlia.
“Scappa quanto vuoi, ma presto il richiamo del mare la porterà da me” considera il re amareggiato, osservando la nave fuggire in acque a loro inaccessibili.

Estratto dal racconto "Amore e sacrificio" di Elisabetta Trottini, in Hyperborea 3 (Midgard Editrice 2019)


sabato 9 novembre 2019

Intervista a Ruggero Hakim

Intervista a Ruggero Hakim, autore dell’opera “Dissipare dissapori”, edita nella Collana Poesia della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?
Buongiorno, la mia opera nasce negli ultimi tre anni, quando mi sono dedicato appieno alla scrittura e all'introspezione, contemplando sempre parecchio, osservando il mondo  che ci circonda. Pensieri, riflessioni, che hanno sempre fermentato dentro di me, nel mio essere controverso ma obiettivo, non potevo che esternarle attraverso le poesie, che come forma di messaggio e comunicazione sono un "urlo silenzioso", a cui pochi credo sanno dargli un senso oggi.


Quali sono le tematiche più importanti nella tua poesia?
Vi sono vari “correnti” di pensiero o come preferisco chiamarli flussi di coscienza, ci sono poesie che trattano luoghi, altri manifestazioni culturali e poesie dedicate a persone, qualcuna indiretta e qualcuna diretta.
Ho scritto contro l’expo, manifestazione che ha messo in risalto mondiale Milano la città in cui sono nato ma che ha portato anche tanti disagi. C'è un poema sul salone del mobile, kermesse che mi è cara poiché avviene una volta all’anno, non dura più di una settimana, che trasforma e adorna Milano al massimo. Ho dedicato alcune poesie alle mie amanti, scritte sempre nel mio stile in originale, ci sono dei saggi, non in prosa, sul tema dell' alienazione sociale e critiche sul modus vivendi borghese attuale.



Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Credo che ogni scrittore vive la scrittura in maniera molto personale e ciascuno filtra, discerne, quelle che possono essere le sue tracce o argomenti, usa metodi e personalizza la sua forma per finalizzare i suoi componimenti. Come dico spesso alle persone che per me la scrittura "è un percorso non una carriera, è una vocazione non un mestiere".


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Questa è una bella domanda, incominciamo da quelli che oltre che a piacermi e ho letto hanno ispirato le mie scritture, sempre a livello di "prosecuzione" non di imitazione. Sicuramente D'Annunzio, il massimo esponente italiano dell'estetismo.
Vi sono temi legati anche alla decadenza, quindi Oscar Wilde. Diciamo che Wilde e D' Annunzio mi sono molto cari, in quanto dandy, con le loro personalità controverse e antiborghesi, quali potrete leggere in alcune mie poesie. Sono fan anche degli esistenzialisti Leopardi e Nietzsche, perché credo che abbiano riassunto parecchio il malessere dell' uomo, o come lo chiamavano i poeti maudits lo "spleen".
Apollinaire anche trovo molto affascinante, ho a casa una copia di "Memorie di un giovane libertino", e non potevo che scrivere narrare delle mie muse in una forma erotica ma non volgare o spudorata.
Degli scrittori attuali apprezzo molto l' americano Palahniuk coi suoi contenuti stile e anti-mainstream.


Progetti futuri?
A questa domanda non so mai cosa rispondere e mi ha sempre messo un po' in empasse, simile a quando mi chiedevano che cosa vuoi fare da grande, non sapevo esattamente che cosa rispondere. Non avrei mai risposto che sarei diventato poeta, ci nasci così, uno ce l'ha dentro, e se ne accorge, chi presto chi più tardi. Di sicuro vorrei stare nel campo delle arti, questo della scrittura è stato il mio primo passo. Bisogna mandare un messaggio là fuori, imprimerlo di beltade e verità.




giovedì 7 novembre 2019

Diamond. Magia e incanto

di Ramona Saperdi





Il sole stava tramontando a Diamond e molto presto la prima stella della sera avrebbe fatto capolino nel cielo.
Andres era seduto sulla radice di un albero che sbucava dal terreno, lo sguardo perso verso l'orizzonte nell'attesa di perlustrare i confini della città per assicurarsi che tutto andasse bene; era un elfo alto e forte, capitano dell'esercito e amante delle armi, ma non della guerra al contrario di suo padre che la riteneva necessaria. Gli elfi nascevano guerrieri e questo non sarebbe mai cambiato. Inutile pensarci! Ormai era temuto e rispettato dai nemici di Diamond e non avrebbe mai lasciato Lara, la regina delle fate, perché l'amava troppo. Non c'era niente che impedisse la loro unione; fate ed elfi si sposavano da millenni. Il problema, forse, era per il ruolo che entrambi ricoprivano nella città: lui si occupava della sicurezza degli abitanti e reclutava nuovi elfi da addestrare e lei... beh, lei era la regina e non c'era nient'altro da aggiungere. Le fate chiedevano la protezione degli elfi perché la città era ricca di diamanti, molti dei quali rari. Era stata attaccata diverse volte, ma erano sempre riusciti a difendersi.
Per millenni avevano collaborato e lavorato sodo e i risultati erano stati ottimi.
La sera giunse su Diamond e per Andres era arrivato il momento più atteso della giornata, la parte che preferiva del suo lavoro: il giro di ricognizione. La città era bellissima sotto il cielo stellato e il suo cammino iniziò dal confine est.
Qui vivevano tutte le fate che possedevano capacità artistiche: c'erano pittrici, ballerine, cantanti, scrittrici, attrici e musiciste. Questo luogo sembrava essere sempre in festa; qui si celebrava la notte del solstizio d'estate e la festa della luna piena.
Dopo qualche chilometro Andres era giunto al confine sud. In questo luogo vivevano le fate artigiane: il loro compito era costruire, nonché aggiustare, oggetti che potessero servire per la vita di tutti giorni. Erano ingegnose e il capitano molto spesso si era rivolto a loro per costruire nuove armi. Il paesaggio in questa zona era come una grande fabbrica. Andres ne rimaneva sempre sbalordito.
Proseguendo il suo cammino l'elfo giunse a ovest della città dove vivevano le fate giardiniere dedite alla cura degli animali e alla protezione dei paesaggi incantevoli che regalava Diamond. Grandi montagne definivano il confine e si elevavano fino al cielo, tanto che dalla valle non si riusciva a vederne la vetta. Tra queste montagne venivano estratti i diamanti da elfi specializzati.  
Ogni gruppo di fate aveva una leader e questa aveva la responsabilità di sorvegliare le altre e di procurarsi i diamanti necessari per il loro lavoro, i quali venivano utilizzati per i motivi più vari per esempio durante la festa dei fiori per crearne di nuovi, sempre più belli, o nelle notti di luna piena per pozioni e amuleti.
Dopo tanto camminare il capitano arrivò al confine nord. Qui c'era il campo di addestramento degli elfi, un luogo che lui conosceva benissimo e che, nonostante tutto, amava. Ormai era abituato a tutto questo e anche se un tempo non avrebbe scelto questa vita, ora, per ironia della sorte, non riusciva a vedersi da nessun’altra parte.
Ad ogni elfo veniva donato un cavallo dotato di un diamante invisibile ad occhio nudo che gli permetteva di avere prestazioni migliori durante un combattimento. Eros, così Andres aveva deciso di chiamare il suo, con piena approvazione di Lara, in onore del Dio greco dell’amore fisico e del desiderio che tante volte avevano sentito menzionare dagli uomini.
Salutò i suoi allievi impegnati a ripulire e sistemare il campo per le esercitazioni e si diresse verso la sua abitazione: non era molto grande, ma graziosa ed arieggiata, non essendo amante del lusso aveva chiesto alle fate artigiane di costruire mobili essenziali e poco lavorati. Dalla finestra del salone riusciva a vedere perfettamente il castello dove risiedeva Lara e ogni volta pensava a come sarebbe stato vivere insieme. Con un po' di malinconia andò in camera sua, si tolse l'armatura e fece un bagno. Al ritorno trovò sul suo letto la regina, bellissima come sempre.
-Ti stavo aspettando!
Lara ruppe il silenzio imbarazzante che era sceso nella stanza. Andres sbalordito dall'audacia della sua amata arrossì. Non era la prima volta che si incontravano di nascosto nella notte per amarsi, ma l'elfo ogni volta aveva quella reazione. La fata possedeva un fascino d’altri tempi e lui ne era attratto.
-Adesso arrossisci! 
La fata lo stuzzicò un po', gli si avvicinò e lo baciò con trasporto. In un attimo si ritrovarono nudi sul letto e un’altra notte li avrebbe visti consumare il loro amore.

Estratto dal racconto "Diamond. Magia e incanto" di Ramona Saperdi, nell'antologia fantasy "Hyperborea 3", Midgard Editrice 2019