sabato 29 settembre 2018

Storia di Perugia

di Paolo De Bernardi





E' questa una Storia di Perugia che non si cura solo dell'aspetto istituzionale e della macrostoria fatta di guerre, trattati, politica e istituzioni, ma anche della microstoria fatta di aneddoti, dicerie popolari, leggende e superstizioni, insomma di quell'aspetto della storia  che merita di essere salvata. Facciamo degli esempi. A Ferro di Cavallo esiste una via detta "sabatina", ma che è ormai smarrita dalla memoria storica dei cittadini. Chi sa oggi cos' era la "sabatina"?
Perugia in un racconto cavalleresco del XIV secolo è inserita in un contesto "tradizionale-metafisico": le forze del bene sono rappre-sentate dal Paladino Orlando, che, stabilito il suo quartier generale nel Tempio di S. Michele Arcangelo, libera la Città dalla tirannia di un pagano (incarnazione delle forze del male) e la restituisce alle consuete libertà popolari (topos cavalleresco tipico delle giostre medievali, ancor oggi rievocate, come la Quintana, dove l'anello da infilare col giavellotto è tenuto da un pagano). 
Perugia era Città rinomata nella Penisola, fino a Età moderna per il possesso  dell'unghia del Grifo, dalle dimensioni di un corno di bue, appesa al soffitto del Palazzo Comunale, dono del re di Francia… Quest’animale, caro ad Apollo, che riunisce in sé la forza terrestre  del leone e la regalità celeste dell’aquila, almeno fino al secolo XVII era ritenuto un animale realmente esistito, non solo in base a quanto riferito da autori antichi come Plinio, Virgilio e Dante, bensì anche sulla base della memoria storica. Felice Ciatti (1592-1642).... scrive: "Un’unghia di questa zampa [del grifo] è quella che oggi si conserva tra le cose più preziose del Palazzo dei Priori di Perugia , portata qui dal padre maestro Angelo del Toscano, Generale dei Minori Conventuali, che andando in sacra visita, giunto a Parigi ottenne dal re Carlo VII quell’unghia di stupefacente grandezza, forma e colore”. 
Non si poteva dimenticare l'importanza per la tradizione popolare della Battaglia dei Sassi, che insieme alla potenza militare faceva di Perugia nella Penisola "La Città più bellicosa che ci fusse". Litomachia” per i dotti, “sassaiola” per il popolo (una via le è dedicata a Ponte della Pietra), questo “gioco” era il più feroce e sanguinario che si tenesse in Italia. Si trattava di veri e propri addestramenti al combattimento, a cui tutti gli uomini validi partecipavano, collaudando manovre belliche per manipoli, nelle quali sopravvivevano le tecniche militari che furono della Roma classica. Potevano parteciparvi anche 2000 persone, divise in due fazioni (parte de sopra, che raccoglie le porte-rioni della parte alta della Città; parte de sotto, dove accorrono le porte-rioni basse). Anche i fanciulli dovevano combattere, per volontà ostinata dei padri, decisi a sottrarre i figli maschi all’influsso delle madri, per timore che crescessero molli.  
L'ultima Battaglia ci fu nel 1425, anno in cui S Bernardino da Siena (che fu più volte a Perugia, come predicatore) ne volle la proibizione. Molto famosa, tra Basso Medioevo e inizi Età Moderna, fu la cavalleria perugina, un corpo d'armata di spettacolare efficacia, tra le 800 e le 1500 unità, che faceva di Perugia città ricercata nelle alleanze militari. La Città fu anche famosa per "l'acquetta perugina", una soluzione a base di acetato di piombo, in grado di dare la morte alla vittima, in modo da sembrare una morte del tutto naturale. 
La prima banca d’Europa (anzi, primus in orbe, come dicono le fonti) nacque a Perugia nel 1462, chiamata allora Monte di Pietà e fatta nascere dai Frati Francescani, affinché anche i più bisognosi potessero accedere al credito ad un tasso di interesse intorno al 3%-5%; anzi, secondo il Pellini i più poveri potevano aver denaro anche senza interesse, purché avessero un pegno da lasciare a garanzia del prestito. L’edificio è al n. 6 di via Oberdan. 
Oggi Perugia è associata all'immagine e al sapore del cioccolato, ma in questi secoli di cui stiamo parlando era famosa per le lasche del Trasimeno, conosciute come le migliori in assoluto che si potessero trovare. 
Come non ricordare, tra gli illustri, Ignazio Danti, che nel 1582 partecipò alla riforma del calendario giuliano, voluta da papa Gregorio XIII, tuttora in vigore nei paesi occidentali? (Il suo avo Giovan Battista, agli inizi dello stesso secolo, pare abbia fatto una trasvolata del Trasimeno, la prima che si ricordi nella storia!). Nella città che fu seconda sede dei papi, dove si tennero 5 conclavi che elessero altrettanti pontefici, le manifestazioni religiose erano grandiose. 
Basti ricordare le Missioni: che avevano dello spettacolare e del fascinoso. Potevano durare anche dieci giorni, durante i quali ogni piazza o addirittura ogni angolo di piazza aveva il suo predicatore. Le intere giornate, ma anche le notti avevano un fitto calendario liturgico. Le confessioni fatte durante l’intera notte favorivano l’esplorazione delle tenebre della coscienza (in una missione se ne potevano fare anche 12.000). Le processioni avevano un crescendo drammatico: sfilavano in testa le pubbliche autorità scalze e con la corda al collo; seguivano uomini incappucciati, curvi sotto enormi croci di legno; alcuni a dorso nudo che si fustigavano; al lume delle torce inquietate dal vento, comparivano meretrici pentite; altri che portavano in mano dei teschi, seguiti da penitenti coronati di spine. E mentre i predicatori tuonavano sui temi del peccato, dell’ira divina e dell’espiazione, la lunga processione faceva da contralto, litaniando i miserere e invocando pietà. Da un punto di vista della storiografia ufficiale, ricordare che personaggi illustri della scienza, dell'arte e della cultura in generale sono passati per Perugia e vi hanno soggiornato è quantomeno inutile, se non fastidioso, ma per la memoria storica della Città sapere che Lutero (vi disse messa 2 volte), Galileo, Leopardi, Goethe, hanno soggiornato a Perugia e in che occasione, può essere importante; come ricordare  Benedetto Croce  che qui scriveva la sua Estetica, D'Annunzio, ecc. 
Non solo i famosi, ma anche quelli immeritatamente ignoti andavano ricordati, come Giuseppina Pasqua (Verdi la riteneva la migliore esecutrice delle sue opere e per ascoltarla nell'Aida Wagner fu a Perugia, nel 1880), come Paolo Lancellotti ("il Triboniano del diritto canonico"), il celeberrimo (a livello europeo) cantante Baldassarre Ferri, il fisiologo Ruggero Oddi (più famoso all'estero che in patria, scopritore di quella parte finale del coledoco che porta il suo nome) e altri ancora. 
Prima del Jazz Perugia era nota nel mondo per una manifestazione musicale ora passata in secondo piano. E’ del 1937 la fondazione della “Sagra Musicale Umbra”, una manifestazione dedicata alla musica sacra e volta a diffondere un’immagine di Perugia e dell’Umbria quali centri di religiosità e misticismo. Sospesa nel 1939, la Sagra fu ripresa dopo la Guerra, sotto la direzione di Aldo Capitini e Francesco Siciliani. Giornali esteri, nel 1949, scrissero che la Sagra era la più importante manifestazione musicale d’Europa. 
Un'ultima curiosità. L’attuale Fiera dei Morti, che si tiene in Pian di Massiano (nei pressi dello Stadio), i primi giorni di novembre, è nel suo genere un vero monumento storico, se si pensa che le sue origini si perdono nel Medioevo. 
Già nel 1260 vi erano documenti che facevano riferimento a questa Fiera (allora chiamata d’Ognissanti) come assodata consuetudine. 
Nel corso dell’Ottocento cambiò nome in Fiera dei Morti e ancora oggi i venditori vi giungono da ogni parte d’Italia.


PAOLO DE BERNARDI, Storia di Perugia, Midgard Editrice, Seconda edizione (2009, ristampa 2017)



Nessun commento:

Posta un commento