E'
questa una Storia di Perugia che non si cura solo dell'aspetto istituzionale e
della macrostoria fatta di guerre, trattati, politica e istituzioni, ma anche
della microstoria fatta di aneddoti, dicerie popolari, leggende e
superstizioni, insomma di quell'aspetto della storia che merita di essere salvata. Facciamo degli
esempi. A Ferro di Cavallo esiste una via detta "sabatina", ma che è
ormai smarrita dalla memoria storica dei cittadini. Chi sa oggi cos' era la
"sabatina"?
Perugia in un racconto cavalleresco del XIV secolo è inserita in un contesto "tradizionale-metafisico": le forze del bene sono rappre-sentate dal Paladino Orlando, che, stabilito il suo quartier generale nel Tempio di S. Michele Arcangelo, libera la Città dalla tirannia di un pagano (incarnazione delle forze del male) e la restituisce alle consuete libertà popolari (topos cavalleresco tipico delle giostre medievali, ancor oggi rievocate, come la Quintana, dove l'anello da infilare col giavellotto è tenuto da un pagano).
Perugia in un racconto cavalleresco del XIV secolo è inserita in un contesto "tradizionale-metafisico": le forze del bene sono rappre-sentate dal Paladino Orlando, che, stabilito il suo quartier generale nel Tempio di S. Michele Arcangelo, libera la Città dalla tirannia di un pagano (incarnazione delle forze del male) e la restituisce alle consuete libertà popolari (topos cavalleresco tipico delle giostre medievali, ancor oggi rievocate, come la Quintana, dove l'anello da infilare col giavellotto è tenuto da un pagano).
Perugia era Città rinomata nella
Penisola, fino a Età moderna per il possesso
dell'unghia del Grifo, dalle dimensioni di un corno di bue, appesa al
soffitto del Palazzo Comunale, dono del re di Francia… Quest’animale, caro
ad Apollo, che riunisce in sé la forza terrestre del leone e la regalità celeste dell’aquila,
almeno fino al secolo XVII era ritenuto un animale realmente esistito, non solo
in base a quanto riferito da autori antichi come Plinio, Virgilio e Dante,
bensì anche sulla base della memoria storica. Felice Ciatti (1592-1642)....
scrive: "Un’unghia di questa zampa [del
grifo] è quella che oggi si conserva tra le cose più preziose del Palazzo dei
Priori di Perugia , portata qui dal padre maestro Angelo del Toscano, Generale
dei Minori Conventuali, che andando in sacra visita, giunto a Parigi ottenne
dal re Carlo VII quell’unghia di stupefacente grandezza, forma e colore”.
Non
si poteva dimenticare l'importanza per la tradizione popolare della Battaglia
dei Sassi, che insieme alla potenza militare faceva di Perugia nella Penisola
"La Città più bellicosa che ci fusse". Litomachia” per i dotti,
“sassaiola” per il popolo (una via le è dedicata a Ponte della Pietra), questo
“gioco” era il più feroce e sanguinario che si tenesse in Italia. Si trattava
di veri e propri addestramenti al combattimento, a cui tutti gli uomini validi
partecipavano, collaudando manovre belliche per manipoli, nelle quali
sopravvivevano le tecniche militari che furono della Roma classica. Potevano
parteciparvi anche 2000 persone, divise in due fazioni (parte de sopra, che
raccoglie le porte-rioni della parte alta della Città; parte de sotto, dove
accorrono le porte-rioni basse). Anche i fanciulli dovevano combattere, per
volontà ostinata dei padri, decisi a sottrarre i figli maschi all’influsso
delle madri, per timore che crescessero molli.
L'ultima Battaglia ci fu
nel 1425, anno in cui S Bernardino da Siena (che fu più volte a Perugia, come
predicatore) ne volle la proibizione. Molto famosa, tra Basso Medioevo e inizi
Età Moderna, fu la cavalleria perugina, un corpo d'armata di spettacolare
efficacia, tra le 800 e le 1500 unità, che faceva di Perugia città ricercata
nelle alleanze militari. La Città fu anche famosa per "l'acquetta
perugina", una soluzione a base di acetato di piombo, in grado di dare la
morte alla vittima, in modo da sembrare una morte del tutto naturale.
La prima
banca d’Europa (anzi, primus in orbe, come dicono le fonti) nacque a
Perugia nel 1462, chiamata allora Monte di Pietà e fatta nascere dai Frati
Francescani, affinché anche i più bisognosi potessero accedere al credito ad un
tasso di interesse intorno al 3%-5%; anzi, secondo il Pellini i più poveri
potevano aver denaro anche senza interesse, purché avessero un pegno da
lasciare a garanzia del prestito. L’edificio è al n. 6 di via Oberdan.
Oggi Perugia è associata all'immagine
e al sapore del cioccolato, ma in questi secoli di cui stiamo parlando era
famosa per le lasche del Trasimeno, conosciute come le migliori in assoluto che
si potessero trovare.
Come non ricordare, tra gli illustri, Ignazio Danti, che
nel 1582 partecipò alla riforma del calendario giuliano, voluta da papa
Gregorio XIII, tuttora in vigore nei paesi occidentali? (Il suo avo Giovan
Battista, agli inizi dello stesso secolo, pare abbia fatto una trasvolata del
Trasimeno, la prima che si ricordi nella storia!). Nella città che fu seconda
sede dei papi, dove si tennero 5 conclavi che elessero altrettanti pontefici,
le manifestazioni religiose erano grandiose.
Basti ricordare le Missioni: che
avevano dello spettacolare e del fascinoso. Potevano durare anche dieci giorni,
durante i quali ogni piazza o addirittura ogni angolo di piazza aveva il suo
predicatore. Le intere giornate, ma anche le notti avevano un fitto calendario
liturgico. Le confessioni fatte durante l’intera notte favorivano
l’esplorazione delle tenebre della coscienza (in una missione se ne potevano
fare anche 12.000). Le processioni avevano un crescendo drammatico: sfilavano
in testa le pubbliche autorità scalze e con la corda al collo; seguivano uomini
incappucciati, curvi sotto enormi croci di legno; alcuni a dorso nudo che si
fustigavano; al lume delle torce inquietate dal vento, comparivano meretrici
pentite; altri che portavano in mano dei teschi, seguiti da penitenti coronati
di spine. E mentre i predicatori tuonavano sui temi del peccato, dell’ira
divina e dell’espiazione, la lunga processione faceva da contralto, litaniando
i miserere e invocando pietà. Da un
punto di vista della storiografia ufficiale, ricordare che personaggi illustri
della scienza, dell'arte e della cultura in generale sono passati per Perugia e
vi hanno soggiornato è quantomeno inutile, se non fastidioso, ma per la memoria
storica della Città sapere che Lutero (vi disse messa 2 volte), Galileo,
Leopardi, Goethe, hanno soggiornato a Perugia e in che occasione, può essere
importante; come ricordare Benedetto
Croce che qui scriveva la sua Estetica,
D'Annunzio, ecc.
Non solo i famosi, ma anche quelli immeritatamente ignoti
andavano ricordati, come Giuseppina Pasqua (Verdi la riteneva la migliore
esecutrice delle sue opere e per ascoltarla nell'Aida Wagner fu a Perugia, nel
1880), come Paolo Lancellotti ("il Triboniano del diritto canonico"),
il celeberrimo (a livello europeo) cantante Baldassarre Ferri, il fisiologo
Ruggero Oddi (più famoso all'estero che in patria, scopritore di quella parte
finale del coledoco che porta il suo nome) e altri ancora.
Prima del Jazz
Perugia era nota nel mondo per una manifestazione musicale ora passata in secondo
piano. E’ del 1937 la fondazione della “Sagra Musicale Umbra”, una
manifestazione dedicata alla musica sacra e volta a diffondere un’immagine di
Perugia e dell’Umbria quali centri di religiosità e misticismo. Sospesa nel
1939, la Sagra fu ripresa dopo la Guerra, sotto la direzione di Aldo Capitini e
Francesco Siciliani. Giornali esteri, nel 1949, scrissero che la Sagra era la
più importante manifestazione musicale d’Europa.
Un'ultima curiosità. L’attuale Fiera dei Morti, che si tiene in Pian di Massiano (nei pressi dello Stadio), i primi giorni di novembre, è nel suo genere un vero monumento storico, se si pensa che le sue origini si perdono nel Medioevo.
Già nel 1260 vi erano documenti che facevano riferimento a questa Fiera (allora chiamata d’Ognissanti) come assodata consuetudine.
Nel corso dell’Ottocento cambiò nome in Fiera dei Morti e ancora oggi i venditori vi giungono da ogni parte d’Italia.
Un'ultima curiosità. L’attuale Fiera dei Morti, che si tiene in Pian di Massiano (nei pressi dello Stadio), i primi giorni di novembre, è nel suo genere un vero monumento storico, se si pensa che le sue origini si perdono nel Medioevo.
Già nel 1260 vi erano documenti che facevano riferimento a questa Fiera (allora chiamata d’Ognissanti) come assodata consuetudine.
Nel corso dell’Ottocento cambiò nome in Fiera dei Morti e ancora oggi i venditori vi giungono da ogni parte d’Italia.
PAOLO DE BERNARDI, Storia
di Perugia, Midgard Editrice, Seconda edizione (2009, ristampa 2017)
Nessun commento:
Posta un commento