giovedì 31 gennaio 2019

Intervista a Fabrizio Bandini


Intervista a Fabrizio Bandini, autore di “Saghe del tempo antico”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

È un lavoro che parte da molto lontano, dal 2006 direi, quando ho pubblicato la prima edizione de “Il Canto di Midgard”. In quel libro erano racchiuse le prime quattro saghe sulla nostra stirpe. Poi l’anno dopo, il 2007, ho pubblicato “La Saga degli Alburni”. Un altro tassello importante. In questi anni sono uscite varie edizioni del “Canto di Midgard”, ma soprattutto ho scritto altre saghe, ed eccole finalmente tutte insieme in questo volume. Sono dodici saghe in tutto. Un numero simbolico e pregnante. Un’opera finalmente completa ed esaustiva. La ritengo l’opera più importante che abbia pubblicato.



Perché questo titolo: “Saghe del tempo antico?”

Ho riflettuto molto sul titolo da dare a questa raccolta di saghe. Il titolo di un’opera è sempre una cosa molto importante, da non sottovalutare mai. Alla fine la scelta è caduta su “Saghe del tempo antico”, che è davvero un titolo perfetto per questo libro. Da un lato è una esplicita dedica alle Fornaldalsogur, le antiche saghe nordiche, dall’altro esprime perfettamente ciò che trovate dentro, ovvero una storia, fantastica, romanzata, ma assolutamente verosimile, della nostra stirpe, la stirpe europea. Si parte dalla prima saga “Il Canto di Midgard”, che è ambientata nell’età più antica, l’Età della Pietra, l’Età dell’Oro, per poi venire avanti con saghe ambientate nell’Età dell’Argento, del Bronzo e del Ferro, sino all’ultima saga, che si svolge in Scandinavia, dopo l’anno mille, al tempo della caduta dell’ultimo santuario pagano, a Gamla Uppsala. Chi conosce la dottrina delle quattro età, che è parte integrante e fondamentale della tradizione sapienziale europea, chiamata anche indoeuropea, che si è distesa dall’Islanda all’India in tempi antichi, sa bene di cosa parlo. Esiodo è molto esplicito a riguardo. Nei Purana si ritrova la stessa sapienza e così in altri testi della nostra tradizione.



Quali sono le tematiche più importanti dell'opera?

La tematica del tempo, del nascere e del morire delle civiltà, che ho appena citato è sicuramente fondamentale. La sapienza europea arcaica ci parla di un tempo che è circolare, non lineare come nel cristianesimo e nei monoteismi della nostra epoca. Un tempo fatto di vari cicli cosmici. Ogni ciclo inizia con una Età dell’Oro, un’epoca luminosa, per poi decadere nelle età successive, sino all’ultima, l’Età del Ferro, il Kali yuga della dottrina vedica, l’Età del Lupo dell’Edda. Chiuso il ciclo ne inizia un altro.
Un’altra tematica importante è quella del Destino, del Wyrd, come è chiamato nella tradizione nordica. Tutto l’antico paganesimo europeo ne è impregnato, da quello germanico a quello romano, da quello ellenico a quello vedico. Mi sento molto legato all’antica tradizione pagana europea, la sento visceralmente mia.



Quali sono i personaggi principali delle saghe?

Le prime saghe, “Il Canto di Midgard”, “Il Canto di Iperborea” e “La Caduta di Atlantide”, non hanno personaggi precisi, ma sono storie di dinastie regnanti e di stirpi. Questo denota la loro arcaicità, la loro antichità. Poi si entra nell’Età del Bronzo e nell’Età del Ferro, nella storia. I nomi dei popoli si fanno noti, Italici, Goti, Longobardi, Svevi, Sassoni, narro di re e di regine conosciute e di re e di regine fantastiche, ma verosimili ripeto. Storie parallele alla vera storia. Alcuni personaggi sono luminosi e positivi, altri oscuri e negativi, come nella realtà accade. A parte questo tutto lo sforzo che ho fatto è stato teso ad evocare un intero mondo, quello dei nostri padri, dei nostri antenati.


Quali sono le fonti principali dell’opera?

Praticamente tutti gli scritti sapienziali ed epici dell’antica Europa pagana, incluso il suo ramo orientale, asiatico, da Esiodo ai Veda, dall’Edda a Platone, dalle saghe nordiche all’Iliade, dall’Eneide alla Volsunga Saga. Mi hanno ispirato anche alcune cronache storiche. Ho scritto queste saghe ascoltando i Wardruna e gli album “nordici” dei Bathory. Sono saghe dedicate a chi siede ancora davanti al fuoco della nostra tradizione, nonostante il buio della notte. Spero che vi piaceranno.


mercoledì 23 gennaio 2019

Enrico Marsicano e l'incredibile varco

di Roberto Lazzari




Punto di avanzamento con Longetti, quella mattina.
Fioroni ci pensava da due giorni, l’ultima notte era anche riuscito a rovinarcisi il sonno. Perché si sentiva la coscienza sporca, aveva concluso.
Ormai era trascorsa quasi una settimana dal delitto della Canapina e lui niente, non era progredito di un passo, nonostante disponesse perfino di un testimone oculare.
E a peggiorare la situazione, come se ce ne fosse stato bisogno, ci si era messo anche il secondo delitto, quello di Vinti: anche lì, buio completo, anzi, ancora peggio, l’omicidio all’interno di quella stanza fortezza era qualcosa di assolutamente inesplicabile.
E peggio di tutto, Longetti, che non voleva sentire ragioni.
Quella mattina, quando si era affacciato nel suo ufficio, lo aveva trovato in attesa, anzi, in agguato avrebbe detto.
Non era preso come al solito da telefonate, carte varie e computer. No, quella mattina era lì, seduto alla sua scrivania, perfettamente sgombra per l’occasione, tranne un unico foglio: il commissario era pronto a dedicargli tutta la sua attenzione, almeno per le prossime due ore.
Cominciamo bene, si era detto Fioroni. Ed era entrato
- Ciao, capo! Come va? – aveva esordito cordialmente, mordendosi la lingua a sangue subito dopo. Ma oramai era tardi.
- Dimmelo tu come va? – gli aveva infatti sibilato Longetti, di rimando
D’accordo, se bisognava arrivare allo scontro, allora tanto valeva cominciare subito.
- Niente affatto bene! – replicò l’ispettore – Sugli ultimi due delitti non sono ancora riuscito a capirci nulla. E sì che per il primo abbiamo anche un testimone oculare!
Longetti restò interdetto: la risposta del suo ispettore doveva averlo spiazzato, disarmato. Lo guardò in modo strano, senza proferire parola.
Sembrava ammirato, quasi
- OK! – riprese poi, cambiando completamente espressione – Vediamo se riusciamo a capirci qualcosa insieme, allora!
Fece cenno a Fioroni di sedersi. Poi, gli porse l’unico foglio che aveva lasciato sopra la scrivania
- L’ho ricevuto proprio questa mattina – disse – É il referto di Giulietti sul secondo delitto, l’autopsia di Vinti. Secondo te, che cosa c’è scritto?
- La stessa cosa che c’era scritta sul referto del barbone della Canapina! – rispose l’ispettore, senza leggerlo nemmeno - L’ho visto anch’io il corpo di Vinti, alla villa. Era la copia precisa di quell’altro
- È così! Nulla di più, nulla di meno. Però, a dirti la verità, non sono ancora convinto del fatto che gli omicidi abbiano la stessa matrice
- Io non avrei molti dubbi in proposito!
- Le due vittime sono completamente diverse, accidenti! – sbottò il commissario - Uno è un poveretto, senza né arte né parte, costretto a dormire all’aperto e a vivere di elemosina. Quell’altro, invece, non sapeva dove mettere i soldi e viveva blindato in una villa corazzata, a prova di tutto!
Due persone completamente sole, in sostanza, pensò Fioroni tra sé: il resto sono dettagli
- Senti capo – riprese poi con pazienza – all’inizio mi ero fatto venire anch’io le tue perplessità. Sono sensate. Poi, però, ho considerato tutti gli elementi e ti dico che non c’è dubbio che i due delitti abbiano la stessa matrice. La cosa è certa. Ci sono almeno due ottimi motivi per dirlo. Quindi, dammi retta, lasciamo perdere la pista dei delitti indipendenti e lavoriamo sull’ipotesi del killer seriale
- Quali sono i due motivi?
- Il primo lo conosci già: è lo stato dei cadaveri. É una prova assolutamente certa, come se avessimo ritrovato all’interno delle vittime due proiettili sparati dalla medesima pistola. Giulietti, in tutta la sua carriera, ha visto una cosa del genere soltanto due volte: queste due volte. Sei convinto?
Longetti annuì, facendogli cenno di continuare
- Il secondo elemento è ancora più convincente! Siamo quasi sicuri che in entrambi i casi abbia agito il medesimo terzetto di assassini
- Che cos’è questa storia? Chi sono questi tre?
- Ti ricordi che per il primo delitto era saltata fuori una testimone oculare? Bene, l’ho interrogata. In realtà, non ha visto esattamente il momento del delitto, però mi ha detto di aver visto tre uomini che discutevano col vecchio, alla Canapina, più o meno nell’ora che ci risulta sia stato assassinato. Era buio e lei era lontana, non li ha visti in faccia: però erano in tre e uno era abbastanza più alto degli altri due. Ora, le telecamere del parco della villa di Vinti, dopo il delitto, hanno inquadrato di spalle tre uomini che si allontanavano, con a tracolla i borsoni col bottino. E uno di loro era abbastanza più alto degli altri due
- Mi sembra un po’ poco, non sono prove definitive. Nel primo caso, il testimone non è riuscito a vederli perché era buio; nel secondo, sono stati inquadrati di spalle. Sappiamo soltanto che erano in tre e che uno era un po’ più alto degli altri due. Non mi pare che si possa affermare con certezza che fossero gli stessi
- OK, hai ragione! Però abbiamo anche un altro elemento su di loro. Proprio questa mattina dovrebbe venire in questura la signora Bencini, la testimone oculare, per un riscontro. Non avrei voluto parlartene prima di averne la certezza. Comunque, va bene, inizio ad accennarti la cosa
Longetti non perdeva una sillaba
- Quando l’ho interrogata, la Bencini mi ha detto di aver visto un oggetto strano in mano al più alto dei tre: somigliava a un cono spezzato, di forma irregolare. A un certo punto, questo cono si è illuminato di una luce bianca, abbacinante e crepitante, che dopo qualche minuto è scomparsa completamente.
- É l’arma del delitto? 


Estratto da “Enrico Marsicano e l’incredibile varco”, Roberto Lazzari, Midgard Editrice 2018

www.midgard.it/enricomarsicano_elincredibilevarco.htm

venerdì 18 gennaio 2019

Vite parallele

di Stefano Lazzari



Apparve  il  messaggio  ‘mail  inviata  correttamente’  e  Settimio  sogghignò.  Un  fremito  di  esplosiva  vitalità  gli  correva  dentro  senza  tregua  da  quando  Claudio  Maestri  gli  aveva  impiantato  il  ‘clonatore  temporaneo’,  cioè  ventiquattr’ore  prima.  Gli  procurava  un’ ebbrezza  vertiginosa  la  consapevolezza  di  essere  ormai  padrone  assoluto  di  sé,  non  più  liberamente  intercettabile  dalle  istituzioni… avrebbe  potuto  dipingere  un  quadro,  flirtare  con  una  turista,  fare  surf  sulle  onde  del  Pacifico,  scrivere  un  libro,  giocare  a  pallone  o  fare  una  cronoscalata  dell’ Appennino… e  tutto  ogni  giorno,  senza  limiti,  per  vivere  infinite  meravigliose  vite  - rabbrividì,  nella  pur  tiepida  stanza  del  medico  di  guardia.
Fiammetta  sbadigliò,  distendendo  le  lunghissime  gambe.  Era  appena  tornata  dall’ ospedale,  giornata  senza  fine  e  adesso,  alle  dieci  e  mezzo  di  sera,  aveva  voglia  soltanto  di  rilassante  cazzeggio  al  computer,  Facebook  coi  suoi  bla-bla  e  giochini  vari,  mail,  video… aveva  mangiucchiato  appena  un  panino  e  un  frutto,  e  forse  per  questo  stava  sniffando  con  voluttà  gli  irresistibili  effluvi  della  “Coccinella”,  la  piadineria  sottocasa  alla  quale  s’appoggiava  spesso  per  rimediare  la  cena  - poiché,  vivendo  da  sola,  l’espressione  ‘ fare  la  spesa ’  di  rado  e  a  fatica  trovava  spazio  nelle  sue  giornate.  Sbadigliò  ancora  e  più  ampiamente,  intanto  che  entrava  nella  sua  casella  di  posta  elettronica.
Era  appena  arrivata  una  mail  di  Settimio.
Fiammetta  dimenticò  la  stanchezza  della  giornata,  gli  effluvi  tentatori  della  “Coccinella”,  i  cazzeggi  su  Facebook  e  con  un  sorrisino  crescente,  trasognato  e  malizioso,  lesse  compiaciuta  e  non  poco.  Quelle  poche  righe  sembravano  confermare  appieno  l’ idea  che  si  era  fatta  di  lui  durante  la  cena  di  gala  al  congresso,  il  sabato  precedente:  concreto  ma  sensibile  (‘Ferrara  dolcemente  malinconica’ ,  quando  mai  lei  ci  aveva  pensato…),  andava  dritto  al  punto  ma,  al  tempo  stesso,  lasciava  intravedere  scenari  assai  più  complessi  di  una  semplice  avventuretta  erotica… per  tutta  la  sera  l’ aveva  guardata  con  occhi  rapiti  e  incantati,  al  contrario  dell’ amico  suo  Fabio,  concupiscente  allupato,  che  l’ avrebbe  posseduta  lì  per  lì,  senza  tante  storie.  E  poi,  Settimio  presentava  un  incommensurabile vantaggio  per  lei:  non  era  libero…
Sorrise  ancora,  la  giornata  si  stava  chiudendo  con  un  piacere  inatteso,  ma  prima  di  calare  il  sipario  voleva  rispondergli  subito.

Caro  Settimio,
mentre  tu  te  ne  stai  a  fare  il  bravo  guardiano,  io  sono  tornata  da  poco  e  stavo  cercando  di  rilassarmi… cosa  che  tu  mi  hai  impedito  con  la  tua  mail!  Certo  non  sei  uno  che  si  fa  crescere  l’erba  sotto  i  piedi,  direi,  e  apprezzo  questo  tuo  approccio  diretto,  senza  tanti  giri  di  parole,  che  già  mal  sopporto  nei  rapporti  istituzionali,  figuriamoci  in  quelli  privati!  Io  non  so  se  sei  mai  stato  a  Ferrara,  quindi  non  ho  modo  di  capire  se  questo  tuo  discreto  lirismo  è  dedicato  alla  città,  a  me,  o  in  qualche  modo  fantasioso,  ad  entrambi,  ma  penso  che  lo  scoprirò  presto,  quando  verrai,  e  non  solo  questo… Sabato  sono  libera  tutto  il  giorno,  fino  alle  otto  di  domenica  mattina,  quando  mi  comincia  il  turno  di  guardia.  Dai,  fammi  sapere  al  più  presto  se  puoi  venire,  sono  curiosa  di  rivederti… e  che  a  nessuno  venga  il  mal  di  cuore  stanotte  (lo  sai  quanto  siamo  spiritosi,  noi  cardiologi…)
un  bacio, 
Fiammetta

Inviò  la  mail,  poi  spense  il  computer.  Non  aveva  dubbi,  Settimio  avrebbe  corrisposto  pienamente  le  aspettative  da  lui  stesso  generate,  dalla  cena  alla  mail… ma  quello  che  non  poteva  sapere  era  che  la  sorpresa  più  grande  sarebbe  stata  proprio  lei,  a  fargliela…   
“Non  fare  tardi  proprio  oggi  che  è  il  compleanno  di  mamma, mi  raccomando” .  Serena  aprì  la  porta  di  casa  mentre  Settimio,  con  simulata  indifferenza,  s’ infilava  la  giacca.
“Ma  certo,  si  capisce”  riuscì  a  dire,  con  voce  ordinaria.  In   realtà  aveva  il  cuore  in  gola,  le  mani  sudate,  la  bocca  secca  e  un  desiderio  quasi  angoscioso  di  dileguarsi,  prima  che  la  moglie  si  accorgesse  di  qualcosa.  S’ era  svegliato  più  volte  durante  la  notte,  al  pensiero  meraviglioso  e  inquietante  della  mattina,  quando  avrebbe  usato  il  ‘clonatore  temporaneo’  per  la  prima  volta.  Maestri  gli  aveva  spiegato, a  impianto  ultimato,  che  nel  momento  della  formazione  del  clone  si  sarebbe  sprigionata  una  tenue  nebbiolina  azzurrognola,  quasi  una  dissolvenza  cinematografica… perciò,  per  estrema  prudenza,  sarebbe  stato  opportuno  dare  il  via  al  processo  in  un  luogo  al  riparo  da  sguardi  indiscreti.  Uscendo  di  casa,  quale  luogo  più  sicuro  dell’ ascensore?
Un  rivoletto  di  sudore  gli  scivolò  ghiacciato  sulla  schiena.  Stava  andando  incontro  ad  una  libertà  favolosa,  pazzesca,  appena  pudicamente  sognata  e  mai  nemmeno  sfiorata,  da  ragazzo  - perché,  naturalmente,  qualcuno  che  ti  cerca  al  telefonino  pregando  una  tua  richiamata  lo  trovi  sempre,  col  clone  invece  anche  questo  fastidio  gli  sarebbe  stato   risparmiato… Entrò  in  ascensore,  digitò  convulsamente  l’ indirizzo  di  Fiammetta  sul  display  dello  pseudo-telefonino  e,  a  salivazione  ormai  azzerata,  schiacciò  il  tasto  verde  - una  leggera  vertigine,  nulla  più.
Sul  display  apparve,  trionfalmente  lampeggiante,  la  scritta:  ‘CLONAZIONE  COMPLETATA’ .
Uscì  dal  portone  canticchiando  sommessamente  le  prime  note  di  “Free bird” .

Estratto da “Vite parallele”, Stefano Lazzari, Midgard Editrice 2018

www.midgard.it/vite_parallele.htm

sabato 12 gennaio 2019

Intervista a Elisabetta Trottini


Intervista a Elisabetta Trottini, autrice del romanzo “Nata diversa. La fuga”, edito in ebook nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

L’idea è nata anni fa quando mi sono innamorata del genere distopico, grazie alla professoressa di inglese del liceo. È durante le lezioni scolastiche più noiose che mi sono messa a gettare le fondamenta di questo libro. All’epoca però ero impegnata con la stesura del mio primo libro “Anime di fuoco” (Midgard, 2014), per questo ho accantonato l’idea in quel periodo. Due anni fa, sfogliando il quaderno dove appunto le idee per i libri, l’ho ripresa in mano e ho cominciato a scrivere.



Quali sono le tematiche più importanti del tuo romanzo?

Senza dubbio la tematica della libertà e della famiglia sono molto importanti in questo romanzo. Per spiegarle meglio addentriamoci nella storia, in particolare nel futuro tetro dove abitano i protagonisti. Essi infatti vivono in quella che viene chiamata Grande Società che controlla i cittadini con regole ferree: le giornate sono scandite in base alle attività, lavoro, scuola, divertimento, con orari prestabiliti; vita e morte sono pianificate e la famiglia viene minuziosamente programmata. Infatti dai 18 ai 22 anni la società assegna dei Fidanzati/a con cui stare per 4 mesi; a 22 anni viene assegnato un Promesso Sposo, scelto in base alla perfetta combinazione dei geni, in modo tale che i figli nascano privi di malattie. I bambini poi vengono concepiti in provette al Centro Nascite.

Un aspetto importante nella vita di queste persone sono le Pillole che sono tenuti ad assumere per la vita. Troviamo la Pillola Rosa o Blu per inibire la procreazione, quella per dormire, per non cadere vittime dell’ansia e la più importante, la Pillola del Mattino. Questa infatti permette di essere più inclini a ciò che la Grande Società impone e permette di non essere mai tristi. Ovviamente senza la tristezza non si può provare neanche la felicità. E infatti tutti vivono in uno stato di apatia permanente, dove emozioni e sentimenti sono completamente banditi. Per fare un esempio amore e amicizia vengono considerati fonte di ansia e frustrazione e per questo nessuno può innamorarsi o avere veri amici.

In questo contesto emergono quattro protagonisti: Lilith, Abigail (sorella minore di Lilith), Raphael e Micol. Questi ragazzi sono persone normali proprio come noi, ma sono errori per la società e per questo devono essere corretti o eliminati. Per loro essere amici, voler bene alla famiglia e desiderare l’amore fa parte della normalità. E ovviamente la Grande Società sta stretta a questi personaggi che cominciano a porsi domande, desiderano un mondo migliore e vogliono vivere. Vogliono essere liberi di poter accarezzare il viso della propria madre (il contatto fisico se non tra amanti o sposi è vietato perché ritenuto una violazione dello spazio personale), stringere la mano di un amico e potersi innamorare di chi vogliono. La loro diventa una ribellione che non significa solo andare fisicamente contro la Grande Società. Soprattutto Lilith inizia una ribellione psicologica conoscendo per la prima volta l’amore e che avrà il coraggio di opporsi realmente alle imposizioni e di affrontare quello che il destino le riserva.



Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Scrivere è da sempre la mia passione: da piccola inventavo piccole storie da raccontare alle amiche o scrivevo nel mio diario poesie. Crescendo mi sono dedicata a progetti più impegnativi come il citato “Anime di fuoco” (Midgard, 2014) di cui sono coautrice e “Diario di mia sorella” (Morlacchi, 2016), ma anche al racconto finalista del Premio Midgard Narrativa 2018, “Al fiorire della mimosa”, edito nella raccolta fantasy “Hyperborea 2” (Midgard, 2018).

Scrivere ora fa parte delle mie giornate, quasi fosse un piacevole bisogno, mi rilassa e mi permette di riflettere.



Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Non ho un autore preferito e raramente leggo tutti i libri di uno stesso scrittore. Gli autori che di più hanno segnato la mia adolescenza sono stati tre: Licia Troisi di cui ho letto molti libri, H. Hesse con il suo “Siddharta” e Pirandello con “Uno, nessuno e centomila”. Gli ultimi due autori mi hanno dato una visione del mondo diversa da quella che avevo, la prima mi ha permesso di conoscere mondi estranei al nostro. Crescendo mi sono interessata anche a libri distopici come “Il mondo nuovo” di A. Huxley, a fiction-storici come “La lunga vita di Marianna Ucria” di D. Maraini, a thriller come “La psichiatra” di W. Dorn e i saggi scientifici come quelli di S.W. Hawking  e di Zichichi. Insomma spazio su molti generi e da tutti traggo insegnamenti che sono importanti sia per la vita che per la scrittura.



Progetti futuri?

Innanzitutto vorrei terminare i miei studi, cioè la Magistrale in Matematica e trovare lavoro, senza però trascurare la scrittura. In cantiere ho tanti libri, molti dei quali sono praticamente pronti. La lista comprende due fantasy, uno che tratterà di creature magiche mitologiche e uno che avrà come protagonisti due ragazzi con doni speciali, un racconto drammatico sul bullismo, uno sulla violenza sulle donne, il continuo di “Anime di fuoco”, il continuo di “Nata diversa. La fuga” e uno sulle problematiche degli adolescenti. 


sabato 5 gennaio 2019

Intervista a Ferruccio Francescotti


Intervista a Ferruccio Francescotti, autore del romanzo “L’incontro”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.




Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?

Da tempo leggo libri dove si parla dell’incontro fra Homo Sapiens e Homo Neandertalensis; ma gli incontri non avvengono “fra specie”, bensì fra uomini, donne e ragazzi. Così ho pensato di tradurre questo generico incontro in episodi dove membri delle due specie interagiscono durante la vita quotidiana. Fra questi le unioni che hanno lasciato in tutti noi un poco di DNA neandertaliano.


Quali sono le tematiche più importanti del tuo romanzo?

Penso che siano, anche se non ci avevo pensato quando ho iniziato a scrivere, l’incontro fra culture diverse ed i pregiudizi nei confronti del “diverso” che tanto intensamente viviamo ai giorni nostri. Non dimentichiamo che allora, 40000 anni fa, i migranti africani eravamo noi.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Sono un ingegnere in pensione, da più di 40 anni appassionato di paleoantropologia e di astronomia. Scrivere questi racconti ambientati nella preistoria e presentarli presso scuole, Parchi Nazionali ed Associazioni Culturali mi offre l’opportunità  innanzitutto di un gradevole passatempo ed anche di vivere esperienze totalmente al di fuori di quella che era la mia vita professionale. 


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Ho sempre letto moltissimo, fin da ragazzo. Ora, con più tempo a disposizione, continuo a leggere libri di divulgazione scientifica e colleziono le opere di autori come Danila Comastri Montanari, Steve Berry, e Simon Scarrow. Sono anche un “donatore di voce”: registro i libri per i non vedenti in collaborazione con i Lions di Verbania.


Progetti futuri?

Nulla di programmato per quanto riguarda un nuovo racconto, aspetto l’ispirazione! Nel frattempo mi ingegno a trovare dove poter continuare a presentare i miei racconti.