venerdì 12 settembre 2025

Le disavventure dello scimmiotto Tim

 di Sanja Rotim.







Nella foresta dove abitava lo scimmiotto Tim con la sua famiglia bastava poco per sentirsi felici. Dondolare appesi a un albero, ridere e scherzare con le altre scimmie, piccole e grandi, cercare qualcosa di buono da mangiare, bagnarsi nel laghetto dalle acque trasparenti, correre e saltare da un ramo all’altro. Si potevano trovare un’infinità di cose divertenti da fare in quella rigogliosa foresta dove si respirava sempre aria pura e incontaminata e dove tutto profumava di natura e libertà. Forse lo scimmiotto Tim non si rendeva neanche conto di quanto fosse sereno e felice, ma non si può biasimare, era piccolo e molto, molto ingenuo. D’altronde, succede spesso anche agli adulti di non comprendere sempre bene il concetto di felicità.
Tim era il più giovane di tutte le scimmie che vivevano in quella foresta. Aveva sempre un bel sorriso stampato sul musetto oppure rideva a crepapelle per un motivo o per l’altro.
“Basta ridere, Tim, mi fai sempre rimbombare le orecchie con le tue risate”, a volte la sorella di nome Lena lo ammoniva in modo molto dolce e affettuoso. Erano molto legati e affezionati l’una all’altro. Lena si occupava spesso del suo fratellino quando i genitori erano impegnati in qualche faccenda. Specialmente quando andavano in compagnia a fare il bagno nel laghetto la sorella non lo perdeva di vista neanche un secondo anche se lo scimmiotto Tim aveva ormai imparato a nuotare.
“Stai attento, non andare da solo là dove non tocchi”, gli diceva la sorella preoccupata. Non era ancora pronta a lasciare il fratellino a nuotare da solo. Ma lui si tuffava allegramente e sguazzava senza timore continuando felicemente a ridere.
 Si erano accorti di lui anche i coniugi Pocodibuono. Da un po’ di tempo venivano nella foresta a osservare le scimmie di nascosto. Si nascondevano dietro grossi tronchi di alberi e le seguivano cercando di individuare quale fosse quella che poteva essere facilmente imbrogliata. Certamente, come si sarà già intuito, i coniugi Pocodibuono non erano persone per bene e nessuno gradirebbe averli come parenti. Ugo e Tremenda Pocodibuono erano una coppia abituata a comportamenti disonesti. Tremenda da nubile portava addirittura il cognome Truffatori. Evidentemente tutti e due avevano tra gli antenati certi malviventi e avevano ereditato oltre al cognome anche l’attitudine agli affari loschi.
Per loro non era stato difficile capire che lo scimmiotto Tim era il più ingenuo di tutte quante le scimmie che vivevano in quel meraviglioso intrico di alberi e vegetazione lussureggiante. I coniugi Pocodibuono avevano elaborato nei minimi dettagli il loro piano. Così quel giorno avevano fatto esplodere un paio di grossi petardi nella foresta e le scimmie, sorprese e spaventate dal boato, avevano cercato di scappare e nascondersi. Con tutta quella confusione e in un attimo di distrazione lo scimmiotto Tim si era ritrovato da solo. Anche lui era sbigottito e forse, per la prima volta in vita sua, non rideva per qualcosa.
“Vieni, caro Tim, non aver paura”, lo chiamarono i coniugi Pocodibuono sorridendo. “Abbiamo una bella sorpresa per te”, gli dissero dolcemente.
“Avete una sorpresa per me? Ma che cos’era quel rumore strano prima, mi sapete dire? Mi sono un po’ spaventato. Non ho mai sentito un rumore del genere. Di sicuro non era un tuono perché ho imparato a riconoscerli”, disse lo scimmiotto a quei due sconosciuti.


Estratto dall'antologia Hyperborea 9, Midgard Editrice.


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