venerdì 19 settembre 2025

Prima Luna. Viktor

 di Matteo Pierassa.






«Svegliati!»
Mi svegliai di colpo, come se fosse scoppiato un terremoto, cercando di capire da dove provenisse quella voce, di chi fosse e, cosa più importante, se quell’imperativo fosse rivolto a me... Nessuno: intorno a me solamente pareti scure.
Immaginai, allora, di aver sognato ogni cosa: del resto, suppongo sia abbastanza normale per un ragazzo sempre solo immaginarsi una qualche compagnia, no? 
Rimuginai ancora un po’ sulla cosa, ma poi mi lasciai andare, cercando ancora il dolce abbraccio di Morfeo.
Trascorse solamente poco più di un’ora quando riaprii gli occhi. Questa volta a svegliarmi fu un raggio di sole penetrato da una fessura sulla parete della grotta. Mi illuminò la guancia destra: fu quella la fine del mio “sonno”, se così può esser chiamato, nonché l’inizio di un nuovo tentativo di fuga.
Sebbene in quel rifugio sotterraneo non mi mancasse nulla, ero stufo di consumare ratti e qualsiasi altro cibo di fortuna riuscissi a trovare. 
È vero, riuscivo a sopravvivere e non morivo di fame, ma sognavo di vedere il mondo in modo quasi ossessivo: ero curioso come lo è un bambino innocente, nei suoi primi anni di vita, un bambino a cui il mondo non può non sorridere.
Io però non ero un bambino: non avevo più nessuna scusa.
E, soprattutto, non ero di certo innocente! 
Al contrario.
Avevo fatto, mio malgrado, cose orribili che, sebbene mosse da quell’istinto di sopravvivenza che accomuna ogni essere vivente, si erano tramutate in un grosso senso di colpa che non mi lasciava mai, anzi: più il tempo passava, più mi convincevo di aver meritato il mio esilio e la solitudine dentro quella grotta.
Mentre, sempre immerso nel mio senso di colpa, mi facevo strada nel buio alla ricerca di una qualche via di fuga, mi bloccai seguendo uno strano istinto.
«Io posso aiutarti a trovarlo! Devi fidarti di me», fece eco una strana voce dal fondo della grotta. 
«C’è qualcuno?», chiesi con un filo di voce, appena dopo essermi ripreso dallo spavento.
«Sono sempre stato qui, anche se non mi hai mai notato!», tuonò di nuovo quella voce inquietante.
A quel punto mi guardai intorno, confuso e sempre più spaventato.
Ancora nessuno. Le stesse pareti di sempre.
«Se sei qui, allora fatti vedere!», urlai più forte che potevo ‒  non volevo percepisse la mia paura.
«Io mi vedo.
Io so esattamente chi sono e cosa devo fare. Sei tu che ti sottoponi a questo continuo tira e molla con il da farsi», disse poco prima di scoppiare a ridere così forte da farmi gelare il sangue.


Estratto da Prima Luna. Viktor, di Matteo Pierassa, Midgard Editrice


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