di Giordano Giorgi.
Nel racconto si parla di un’intervista a Arthur Conan Doyle, pubblicata con il titolo “Spirit of Conan Doyle's Collie” sulla rivista “Mystery magazine” del 15 luglio 1922, che accludo in calce al racconto.
– Ho letto la sua intervista sul Mystery Magazine – feci quella mattina rivolgendomi ad Arthur Conan Doyle che s’attardava, come ad attendervi l’ora di pranzare, presso il club di cui eravamo soci entrambi.
– Quale? – mi interrogò.
– Quella sui “cani sapienti”.
– Non ricordo.
– Quella dove lei parla di quella chiaroveggente che avrebbe avvertito la presenza dello spirito del suo cane, un collie se ben ricordo, all’interno di casa sua.
– Ah, si – fece Doyle, osservandomi. – Devo ammettere che il giornalista non mi risultò particolarmente simpatico.
– In qualche modo, la tal cosa si evince, caro Doyle. Articoletto striminzito, frasi laconiche.
– Gli articoletti striminziti non sono rari sul Mystery Magazine, mio caro amico. Ma se leggerà il mio Wanderings of a Spiritualist troverà molto di più, ed espresso in modo migliore.
– Ci ho ragionato però un po’ su – replicai. Quell’articoletto presenta qualche spunto di riflessione.
– Riflessione, o desiderio di critica?
Aveva colto nel segno. – Caro Doyle, sappiamo piuttosto parecchio a vicenda l’uno dell’altro, e lei sa che mi trovo completamente in disaccordo con le sue teorie riguardanti la vita oltre la morte.
– Lo so. E ammetto che quando è da conversarci in merito, preferisco farlo con amici di cui so di poter contare a sostegno. Ma ormai che ci siamo, lei mi dirà cosa ha trovato di tanto … riflessivo nell’articolo.
Conoscevo l’attempato scozzese piuttosto bene. Il risentimento era scomparso, pronto a lasciare il posto alla curiosità propria dell’uomo di logica di cui aveva dato prova d’essere.
– Bene. Allora, lei sostiene che una mediu
– Una chiaroveggente.
– Una … chiaroveggente, entrando in casa sua, abbia detto “che bel cane”, nonostante in quel momento non ci fossero cani presenti.
– Esatto.
– Il cane al quale faceva riferimento era il suo collie, morto da parecchio tempo.
– Esatto.
– La chiaroveggente, però, ha detto di avvertirne la presenza in casa.
– Esatto.
– … Bene – continuai. – sempre l’articolo dice che lei, quale prova di genuinità, chiese alla chiaroveggente di che colore fosse il pelo dell’animale che diceva di avvertire presente in sala. La donna disse “del colore di quel tavolo”, e lei parve entusiasta, poiché era proprio il colore del manto del suo collie defunto.
– Lei ha detto tutto correttamente, amico mio.
– Ma, mio caro Doyle! Lei non ha ipotizzato che la signora “chiaroveggente” possa essersi informata a priori in merito al suo collie? Colore del pelo, nome … Sono informazioni semplicissime da reperire!
– L’articolo – replicò Doyle con fare composto, ma autoritario – proponeva questo come uno di altri numerosi esempi in merito alle incommensurabili capacità psichiche e intellettive degli animali. C’è ad esempio il caso di Darkie …
– Ed io proprio a Darkie volevo arrivare! A tal proposito, vorrei invitarla tra qualche giorno a casa mia. Le mostrerò un cane che sono propenso a credere abbia le stesse peculiarità del cane di cui parlava nell’articolo.
– Attendo allora il suo invito – stabilì Doyle con un tono definitivo che andava a porre termine alla conversazione. Mentre mi accomiatavo, lo vidi pensieroso, mentre si accarezzava i baffoni disordinati che ricordavo ben più affascinanti e maestosi al tempo dei suoi primi, e veri, successi letterari.
Estratto dall'antologia Hyperborea 9, Midgard Editrice.
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