Buongiorno Michela, come nasce questa tua nuova opera, Le bambole di Jenny?
Buongiorno direttore Fabrizio. Le bambole di Jenny, è un progetto che nasce dal desiderio di avvicinare alla lettura un segmento particolare di lettori, quello compreso tra i 10 ed i 15 anni circa. A loro mi sono ispirata per dare vita al personaggio di Alessandra, una ragazzina come tante, che va a scuola, pratica sport, studia musica, ha un rapporto privilegiato e confidenziale con la mamma e si appresta a vivere un momento particolare della vita, la pre-adolescenza, con tutto ciò che essa comporta. La formula utilizzata è quella del romanzo fiabesco che mi permette di inserire, in una trama verosimilmente reale, elementi magici e garantire sempre e comunque un lieto fine anche di fronte a situazioni problematiche e complesse.
Quali sono le tematiche più importanti del libro?
Dai primi capitoli quella narrata può sembrare la storia di Natale di una famiglia felice, amante e rispettosa delle tradizioni, con un’inaspettata sorpresa: una ricca eredità. Il vero lascito testamentario, invece, consiste in una missione molto impegnativa: aiutare cinque bambole di porcellana a prendere vita. Alessandra, la predestinata, per riuscirci si imbatterà in tematiche sociali di grande attualità quali: i disturbi alimentari, il bullismo, la fuga dalla guerra, l’identità di genere e le malattie genetiche. Queste “storie di bambine coraggiose” vissute e raccontate da Charlotte, Akanke, Nuri, Giselle e Donatella accompagneranno e coinvolgeranno il lettore per tutta la seconda parte del libro.
Hai degli scrittori che ti ispirano?
Nessuno in particolare, sebbene negli ultimi tempi leggo molto. Il mio autore di fiabe preferito però è il grande ed impareggiabile Hans Christian Andersen.
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