martedì 9 luglio 2024

Dominique Vivant Denon

 di Alain Borghini.







Figlio in tutto e per tutto dell’Ancien Régime, Dominique Vivant Denon percorse tutti gli anni dalla Rivoluzione alla Restaurazione combattendo come una specie di Maresciallo dell’arte e della cultura.
Non fu mai un militare ma questo non lo esentò da avere una vita a dir poco avventurosa oltre che a partecipare in prima persona a molte delle grandi gesta guerresche del suo imperatore.
Nato a Chalon-sur-Saône il 4 gennaio 1747 in una famiglia appartenente alla piccola nobiltà, sin da giovane si contraddistinse per una spiccata propensione per l’arte nelle sue mille sfaccettature.
Basata su di una innata predisposizione personale, la sua cultura trovò origine da un lungo elenco di esperienze personali e professionali che caratterizzarono la sua vita.
Seppur giovanissimo, venne presentato alla corte di Luigi XV che gli affidò il compito di conservatore della collezione di incisioni su pietre dure formata per volontà della favorita Mme de Pompadour.
All'epoca non veniva fatta una grande distinzione fra i materiali oggetto dell'incisione per cui, già questa prima esperienza, lo portò ad avvicinarsi anche al mondo delle medaglie antiche di cui poi diventò un grande esperto.
In seguito a questo primo incarico, sotto il nuovo re, Luigi XVI, la sua carriera venne indirizzata verso la diplomazia. 
Fu attaché a San Pietroburgo da cui venne espulso per un affare di cuore, ed a Venezia dove lo colse lo scoppio della Rivoluzione. 
Fu iscritto nella lista degli emigrati in quanto non rientrato in Francia entro il termine stabilito e per un assurdo scherzo del destino, pur essendo considerato in patria un nemico della Rivoluzione, a Venezia venne interrogato prima e sottoposto a sorveglianza poi per il motivo opposto. 
Il governo dogale infatti lo riteneva, per le sue origini francesi, un personaggio scomodo e da tenere sotto controllo per una sua presunta attività di spionaggio a favore proprio del governo rivoluzionario. 
La situazione divenne insostenibile e nell’agosto del 1792, Vivant Denon fu costretto a lasciare la laguna veneta pur non potendo rientrare in patria. 
Decise quindi di trasferirsi a Firenze dove immaginava che le sue conoscenze e doti artistiche gli avrebbero garantito una buona posizione in società. 
Vi rimase fino all’autunno del 1793 quando venne a sapere che i suoi beni di emigrato, erano stati sequestrati e destinati alla vendita.
Uomo di grande temperamento seppur mascherato da modi cortesi tipici della vecchia corte, Denon decise di cogliere al volo l’occasione rischiando la testa pur di salvare il suo patrimonio. 
La sua situazione era veramente disperata se si pensa che il suo nome era già stato inserito in una lista di candidati alla ghigliottina realizzata dal famigerato Comitato di Sicurezza Generale. Ciononostante il suo coraggio fu premiato grazie ad un ennesimo caso della sorte. 
All’interno del Comitato di Sicurezza Generale sedeva infatti un giovane artista: Jaques Louis David di cui, nel 1788 prima dello scoppio della Rivoluzione, Denon aveva grandemente e sinceramente elogiato le doti artistiche guadagnandosene così stima e riconoscenza. 
David, che poi diventerà anche presidente dello stesso Comitato, fece valere la sua autorevolezza in seno a quel consesso non solo eliminando il nome di Denon dall’elenco e facendone dissequestrare i beni ma addirittura offrendogli del lavoro. 
Prima l’incarico di realizzare l’incisione del dipinto “Il giuramento della Palla Corda” e poi quello di incidere i costumi della Rivoluzione su disegno proprio di David.
Una volta salvatosi quasi per miracolo dalla lama del boia Sanson, la sua raffinatezza ed eleganza di modi gli permise di entrare ben presto nella cerchia delle persone più prossime ai membri del Direttorio ed in particolar modo di Barras grazie al quale conobbe prima Giuseppina e poi il giovane generale Buonaparte.



Estratto da "Dominique Vivant Denon" di Alain Borghini, Midgard Editrice.


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