di Federico Di Adamo
Sulla City ha appena smesso di
piovere ma a giudicare dal colore grigio scuro delle nuvole e la completa
assenza di vento sicuramente ricomincerà tra poco e l’intensità potrebbe esser
maggiore.
George Wright guarda fuori
dall’ampia vetrata al secondo piano del Chesterton Historical Museum che si
affaccia sulla strada ancora molto trafficata; sono le sei e trentadue minuti
del pomeriggio e il museo è in chiusura.
Puntualmente quando l’uomo chiude
il portone che costituisce l’ingresso principale del Chesterton, ricomincia a
piovere; dopo una breve corsa alla vicina fermata dell’autobus riesce a trovare
un posto sull’affollata panchina d’acciaio della pensilina.
Un folto gruppetto di persone è in
attesa del bus diretto a Woolrich Arsenal delle sette e cinque.
Quando il mezzo pubblico a due
piani arriva, tutte le persone in attesa alla fermata vi salgono.
George prende posto al primo piano
su uno dei sedili liberi sulla destra.
L’autobus sta per ripartire quando
all’improvviso un uomo in strada comincia a gridare e gesticolare in direzione
del mezzo pubblico in partenza; l’autista credendolo un ritardatario inchioda e
riapre la porta d’entrata per farlo salire, l’uomo però non ha la minima
intenzione di farlo anzi urlando a squarciagola e battendo i palmi delle mani
sui vetri della fiancata esorta i passeggeri a scendere dicendo che se
proseguiranno il viaggio non torneranno più indietro.
Ben che assiste alla scena con una
certa impazienza dato che è ansioso di tornare a casa dopo una giornata di
lavoro al museo, bolla l’uomo in strada come un ubriacone suscitando l’ilarità
di una vecchietta di colore intenta a sedersi in uno dei posti accanto a lui.
Le sue speranze di rincasare ad
un’ora decente si riaccendono quando vede una coppia di poliziotti di ronda che
accortisi dell’uomo vicino all’autobus procedono con passo veloce verso di lui.
Dopo una breve discussione i due
agenti sembrano riusciti a persuaderlo di lasciare in pace il mezzo pubblico ma
poi con uno scatto improvviso e inaspettato per l’avanzata età dell’uomo, si
scaglia contro la porta d’entrata del mezzo riuscendo a tirare un calcio che
fortunatamente non provoca danni; uno dei due agenti blocca a terra l’esagitato
passante poi lo ammanetta mentre l’altro agente fa segno all’autista di
ripartire.
“Non salite su questo autobus, vi
porterà all’inferno!".
Durante il tragitto verso casa
George ripensa a quella frase urlata dallo strano tipo dall’aspetto trasandato
e grottesco.
A circa metà percorso appoggia la
testa sul vetro alla sua destra, chiude gli occhi e lentamente si addormenta.
Quasi tutti i passeggeri scendono
alle fermate che precedono quella di George; oltre a lui sull’autobus
rimangono: l’autista, una giovane donna seduta in fondo al primo piano e un
uomo sui quaranta anni seduto sui gradini della scala che portano al primo
piano.
Purtroppo l’autobus che alle sette
e cinquanta minuti avrebbe dovuto lasciare George Wright alla fermata che dista
appena cinque minuti dalla piccola abitazione affittata sei mesi prima in
Conduit Road non si ferma ma non oltrepassa solo la sua fermata…
Il tempo per i passeggeri del bus
si ferma e le menti vengono avvolte da una strana energia che le annebbia
impedendo loro il ragionamento.
Quando finalmente l’autista ferma
il bus è notte fonda.
Apre la porta scorrevole dell’uscita
e i tre passeggeri escono in strada; si guardano attorno smarriti non
riconoscendo il luogo.
La donna si gira verso l’autista al
volante per chiedere spiegazioni ma l’uomo resta immobile a fissarla senza dire
nulla.
L’uomo sui quarant’anni che durante
il tragitto era seduto sulle scale che portano al primo piano del bus notato
l’inspiegabile comportamento dell’autista comincia ad insultarlo mentre risale
sul bus.
Steve (questo è il suo nome) si
paralizza alla vista dell’uomo seduto al volante.
Per prima cosa nota la mano destra
che stringe il cambio: è rattrappita e nerastra quasi sul punto di disfarsi
come la mano d’un cadavere.
La pedaliera e tutto il pavimento
dell’abitacolo sono coperti da una strana melma nera simile al catrame.
La divisa dell’autista dà
l’impressione di esser molto vecchia quasi di un’altra epoca (probabilmente
degli anni quaranta) è coperta di uno strato di polvere grigiastra.
Quando l’autista gira la testa in
direzione di Steve, il ragazzo, spaventato, compie istintivamente un balzo
all’indietro che quasi lo fa uscire dall’entrata; il volto dell’autista è una
maschera di morte. La pelle è di color grigio pallido, tesa all’estremo sulle
ossute guance, l’ampia fronte e le orbite che ospitano al loro interno due occhi
piccoli ed incavati completamente neri come quelli d’un insetto.
Il naso praticamente è ridotto ad
un moncherino; le labbra praticamente inesistenti lasciano scoperti i denti
minacciosamente regolari e bianchissimi che formano un terrificante ghigno.
Estratto dal volume "Creature dal buio", Federico Di Adamo, Midgard Editrice 2014
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