lunedì 27 agosto 2018

La fine delle stagioni





Come tutto fu

Prima dell’era degli uomini e di ogni creatura terrestre e ultraterrena c’era il nulla. Nulla. Un’oscurità che emanava ombre, uno stato di immobilità eterna.
Ma poi tutto fu luce e l’universo cominciò a respirare e tutto quello che conosciamo nacque.
Ogni poco, galassie intere si formavano e sciamavano festose uscendo da un vorticoso creare ed inventare: la forza che prima era assopita e rantolava nel buio si era risvegliata con un potente grido di vita.
In quel momento la nebbia che offuscava i miei occhi si diradò mano a mano e mi lasciò intravedere il mio futuro, mi lasciò intravedere ciò che è stato, ciò che è e sarà.
In quel limbo eterno non riuscivo a muovermi, non ero a conoscenza delle mie capacità, ma dopo quell’alito di vita mi potei muovere, e persino pensare, agire con la mente ed il corpo che, fino a quel momento, era etereo e immobile.
Ero un angelo, Archiel, un essere puro e intangibile, forte e amabile, potente e misericordioso.
Presi parte alla creazione del mondo e discussi con i miei fratelli e compagni, come si narra nelle storie che conoscerete.
Quando uno dei miei fratelli si staccò dalla luce e tornò all’antica oscurità, il mio cuore provò una cosa nuova e logorante, che mi avrebbe perseguitato per il resto della mia eterna esistenza: la tristezza.
Come già detto presi coscienza del mio corpo e cominciai a studiare l’arte dell’apprendere. Nei secoli che seguirono divenni potente e appresi come modellare materia a mio piacimento, appresi come creare materia, appresi come distruggere materia e, cosa più importante appresi come far parte della materia.
In quei tempi una straordinaria energia di immensa potenza invadeva il creato e lo rendeva più divino: l’erba fresca ondeggiava al vento come il mare, l’acqua era limpida e cristallina, pura e incontaminata, e seguiva dolce il suo corso danzando allegra. Appena una tenera goccia toccava terra, scaturivano fiori e piante dai colorati petali e dai robusti tronchi, che germogliavano e si beavano della fresca arietta che li carezzava amorevolmente. Il fuoco ardeva con furore e con mille scintillii che cambiavano colore e assumevano le forme più strane: dal blu all’oro, al viola, al giallo, al rosso, ora come fenici, ora come serpenti, ora come orsi.
La pace che invadeva il mondo era trasportata da un leggero venticello fresco e gradevole, che alzava pollini e li faceva muovere vorticosamente e delicatamente attorno al sole, la luna e le altre stelle, che all’epoca dominavano contemporaneamente i cieli.
Mentre in terra tutto gioiva e ballava sereno, in cielo c’era un gran fervore e la luce che prima era splendida ora era fioca e piccola.
Quando la piccola fiammella che era rimasta si spense del tutto, ogni cosa assunse un ritmo lento, calmo, tranquillo: gli alberi che fruttavano in pochi secondi ora impiegavano giorni e giorni per creare quelle gustose meraviglie.
Tutto continuava in un perfetto equilibrio: il vento soffiava leggero e increspava la piatta tavola delle acque, formando piccole onde che si infrangevano tacite nella terra sabbiosa.
Passarono millenni prima che un altro alito di vento soffiasse sulla paradisiaca terra: un alito di vita.
Lentamente le piante fecero ondeggiare i loro lunghi rami scuotendo le variopinte chiome, l’acqua sobbalzò e piccole creature nacquero dalle gocce, il fuoco divampò e sputò ceneri e carboni, dai quali nacquero tenere fiammelle, che si moltiplicarono a loro volta, la terra germogliò, ma dei ramoscelli e dei piccoli steli verdi sbocciavano donne con fluenti capelli e uomini dalle possenti braccia. Insomma, in poco tempo la terra si popolò di tutti gli esseri che possiate immaginare: da semplici uccelli a miseri vermetti, da stupende salamandre ad altissimi giganti, a lucenti fuochi fatui e via dicendo.


Estratto da "La fine delle stagioni", di Vittorio Scanu, Lisa Bresciani, Roberta Marconi e Perla Passagrilli, Midgard Editrice

www.midgard.it/lafine_dellestagioni.htm

www.midgard.it/lafinedellestagioni_ebook.htm


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