martedì 25 giugno 2024

I racconti di Arrlonn: Vendette

 di Luca Benedetti.







All’inizio non esisteva nulla; solo un immenso buio.
Questo era il periodo del grande nulla. 
Non esisteva male, bene, dolore, amore, esseri viventi o inanimati. 
In questo buio c’era Silenzio, il re del grande nulla, che odiava la vita ed ogni forma d’esistenza. 
Di esso si pensa avesse enormi corna ricurve all’indietro e che il buio lo ricoprisse interamente. 
Ed egli aveva poteri magici di altissimo livello. 
Nell’altra dimensione, accanto alla dimensione di Silenzio, regnava il grande Maldon, un potentissimo mago che più di ogni altra cosa voleva conquistare tutte le dimensioni esistenti.
Ci fu una grande lotta fra i due contendenti, si disse che durò trenta lunghissimi secoli, in un pianeta chiamato Mabnen. 
La battaglia, visibile dal vicinissimo pianeta Ebran, fu combattuta giorno e notte, senza mai fermarsi né per mangiare, né per dormire. 
Il pianeta Mabnen era nella dimensione di Maldon, il mago che ne uscì vincitore. 
Per lunghissimi anni egli si ritirò nel pianeta Ergamon, dove erano situati i monti più alti della dimensione e la magia era più forte.
Dopo duecento secoli si trasferì nella sua nuova dimensione e lì creò un nuovo ordine di maghi: gli EroMo. 
Ne creò cinquanta i quali diedero vita ad altri maghi i PiccoloMo, i quali dovevano abitare nel pianeta posseduto dal proprio maestro, controllare la situazione del pianeta e tenere informato il maestro.
Tutti i maghi dovevano osservare i regolamenti lasciati da Maldon, i quali erano scritti in pergamene di carta, proveniente dalle Lune di Sidor del pianeta Tzerbitta, il quale era nella dimensione di Maldon, nella galassia di Secron.
Nei regolamenti vi era scritto che i maghi creatori dovevano creare mondi nei quali il male non esisteva e non dovevano creare creature di tipo onnipotente, che potessero sfuggire al controllo dei padroni conquistando l’intera galassia o peggio l’intera dimensione.
Nell’ordine vi era un mago, chiamato Filaamo, il quale non era contento di questo regolamento al punto tale che un giorno disse al suo allievo Eklatos: «Io mi staccherò da quest’ordine, e creerò un mondo tutto mio, con le mie regole; e tu mi aiuterai in questo, giovane Eklatos».
Dopo trent'anni furono convocati tutti i maghi nella casa di Maldon il quale era giunto alla fine della sua vita, ormai arrivata alla notevole età di duecentomila secoli.
Erano stati convocati anche i maghi della prima dimensione posseduta da Maldon, «Mie creature, siete state chiamate perché come sapete io sto per abbandonare la vita, e mi sto dirigendo verso i campi Nolta dove verrò sepolto», i campi Nolta erano campi immensi nei quali venivano sepolti i maghi creatori, «Ora io dono ad uno di voi tutte le mie dimensioni». 
Ci furono borbottii fra i presenti: «Chi sarà? Chi avrà il potere!», oppure, « Sarò io o tu, Laran?», ma poi arrivò Filaamo che, sicuro di sé, disse ad alta voce: «No no, sarò io il “Padrone” di tutto!», i brusii, però, furono interrotti da una flebile voce, «Non sarai tu, Filaamo. Il mio erede sarà…», rispose Maldon, tossendo bruscamente, «…Sarà Sedroul».
Ci furono nuovi borbottii fra la gente. Ma tutti erano d’accordo con la decisione presa da Maldon.
Il vecchio morì prima del calar del sole.
Questo avvenimento è stato ritenuto dai maghi come presagio di sventura, poiché quel giorno tutti i meteoriti e le stelle cadenti di tutte le galassie caddero dal cielo, facendosi vedere da tutti i pianeti.
I Maghi lì presenti, mentre Maldon spirava, si misero a parlottare dell’accaduto come se stesse per finire la vita in tutte le galassie.
 Alla sera ci fu un rito per il morto, che venne messo in una barca guidata da Eklatos il più giovane dei maghi. 
Egli lo accompagnò nell’immenso campo, dove lo seppellì accuratamente scavando una fossa profonda. 
Infine, con un incantesimo, strappò l’anima dal corpo di Maldon in modo da liberarlo dalla morte senza vita.


Estratto da "I racconti di Arrlonn: Vendette" di Luca Benedetti, Midgard Editrice.




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