di Fabrizio Bandini
Il 28 giugno del 1500 si celebrarono a Perugia
le nozze fra Astorre Baglioni e Lavinia Orsini Colonna. L’evento richiamò
l’attenzione di tutta la nobiltà italiana. I Baglioni, infatti, erano i Signori
di Perugia. Belli e terribili. Una stirpe di nobili guerrieri e di facitori di
storia.
Le nozze di Astorre si svolsero con il più
grande sfarzo, per mostrare a tutti la potenza di questa schiatta nobile e
feroce. “I cronisti dovettero consumare molti fogli di pergamena per descrivere
gli sponsali”, scrive il Gurrieri nella sua Storia di Perugia, “avvenuti
con la più alta magnificenza, gli archi di trionfo, i cortei, le munificenze, i
doni inviati dagli stati, i broccati, gli ori e le gemme” (1). Il pranzo nuziale
si dovette tenere nella Piazza principale di Perugia, per l’altissimo numero di
invitati, mentre Simonetto Baglioni, un altro membro della nobile stirpe,
“sopra un carro pieno di confetti li gettava ai popolani” (2).
Questo stupendo affresco di gioia e di bellezza
doveva però presto finire. “A ben altri sponsali, che furono chiamate le nozze
rosse dovevano partecipare i Baglioni soltanto diciotto giorni dopo” (3)
scrive ancora il Guerrieri. Le preparava un altro membro della famiglia
Baglioni, Carlo di Oddo, detto il Barciglia, “d’animo fiero e risoluto,
cupido di gloria, invidioso della potenza dei parenti” (4). Facendo leva su
alcuni vecchi rancori e sulla gelosia, Carlo riuscì in poco tempo ad
organizzare una congiura all’interno della nobile Casa Baglioni. Parenti contro
parenti. Trascinò con sé nel complotto, Grifonetto Baglioni, nipote di Braccio
I Baglioni, “di bellezza un altro Ganimede e quasi più ricco che
alcun altro” (5), il Varano, Girolamo degli Arcipreti, Berardo della
Cornia, Filippo Baglioni e altri ancora.
La notte fatale del 15 luglio assaltarono le
abitazioni dei Baglioni e trucidarono i Signori di Perugia in un atmosfera
tetra e sanguinosa, da tragedia greca. “La congiura dei Pazzi e la strage di
Senigallia impallidiscono davanti alle nozze rosse dei Baglioni” (6) scrive il
Guerrieri. Cadono sotto i colpi feroci dei congiurati Astorre Baglioni, alla
presenza della giovane sposa, Simonetto Baglioni, Gismondo Baglioni e Guido
Baglioni, il patriarca della famiglia. Le cronache raccontano che Filippo
Baglioni, dopo aver ucciso Astorre, gli cavò il cuore e lo morse, in un gesto
di inaudita ferocia. Poi i cadaveri degli uccisi furono gettati dalle finestre
e lasciati a sanguinare per le strade.
Non tutti i Signori di Perugia furono però
sterminati. Alcuni scamparono miracolosamente alla strage, come Gian Paolo
Baglioni, Gentile Baglioni, Rodolfo Baglioni e Adriano Baglioni. Presto si
riorganizzarono e si prepararono a riprendersi la città.
L’orribile strage, infatti, aveva inorridito il
popolo e i magistrati di Perugia. I congiurati tentarono di presentarsi come
liberatori della tirannide, ma ben presto, davanti all’arrivo delle milizie dei
Baglioni sopravvissuti, dovettero darsi alla fuga. Carlo il Barciglia e
Girolamo degli Arcipreti riuscirono a fuggire in tempo. Grifonetto Baglioni,
invece, fu raggiunto dai soldati di Gian Paolo e trucidato. E su quel corpo
presto si gettarono straziate dal dolore Atalanta e Zenobia Baglioni, piangendo
colui che aveva colpito così duramente la loro stirpe.
Come scrive Oscar Wilde ne Il ritratto di
Dorian Gray: “Grifonetto Baglioni col suo giustacuore trapunto, il berretto
gemmato e i ricci in forma di acanto, che uccise Astorre con la sposa e
Simonetto col suo paggio, e che era di una tale bellezza che quando giacque
morente nella piazza gialla di Perugia coloro che l’avevano odiato non potevano
trattenere le lacrime e Atalanta, che l’aveva maledetto, lo benedisse” (7).
NOTE
(1) O. Guerrieri, Storia di Perugia,
Simonelli Editore, Perugia 1982, p. 153
(2)
Ibid.
(3)
Ibid.
(4)
Ibid.
(5)
Ibid.
(6)
Ibid., p. 154
(7) O. Wilde, Il ritratto di Dorian Gray,
Newton Compton, Roma 1993, p. 172 s.
Immagine: via Bagliona, Rocca Paolina, con i resti delle case dei Baglioni, Perugia
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