Intervista ad Elisabetta Trottini, quarta classificata al Premio Midgard Narrativa 2018 con il racconto “Al fiorire della Mimosa”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice nell’antologia “Hyperborea 2”.
Buongiorno, parlaci del tuo racconto, come nasce?
Il
racconto nasce qualche anno fa, quando ho sentito particolarmente vicino il
tema della diversità e il concorso è stato l’input per iniziare a scrivere. Nel
racconto troviamo due sorelle streghe che devono fare i conti con un mondo dove
è tornata di moda la caccia alle streghe, solo perché sono diverse dagli umani.
Sono partita da qui per sviluppare questo tema: la storia insegna che solo
grazie a culture diverse, innovazioni e filosofie si è potuti arrivare allo
sviluppo delle grandi civiltà. Per diverso non intendo solo il colore della
pelle, la religione o la lingua ma anche la disabilità, le diverse mentalità o
vedute o semplicemente il diverso modo di comportarsi, l'aspetto fisico e
caratteriale. È molto facile cadere nella paura, nel pregiudizio di ciò che non
è uguale a noi ed è proprio quello che fanno gli uomini nel racconto, ma che
forse anche noi faremo al loro posto.
Il racconto rientra nel genere Fantasy storico-distopico. Ami molto questo genere?
Sì mi
piace molto, anche se non è l’unico genere che leggo. Infatti adoro il fantasy
come “Harry Potter” di J. K. Rowling, i fiction storici come “La lunga vita di
Marianna Ucria” di Dacia Maraini, i thriller come “La psichiatra” di W. Dorn, i
saggi scientifici come “L’infinito” di A. Zichichi e “Dal big bang ai buchi
neri. Breve storia del tempo” di S. W. Hawking e i classici come “Il ritratto
di Dorian Gray” di O. Wild.
Mi
sono invece appassionata ai distopici leggendo “Il mondo nuovo” di Huxley e poi
la saga di “Matched” di Ally Condie. Mi
appassionano per gli spunti di riflessione: infatti questo genere pone spesso
l’accento su società e tempi diversi
dove viene esasperato un aspetto negativo della nostra società, mettendoci in
guardia da quello che potrebbe accadere.
Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?
Scrivere
è sempre stata la mia passione: da bambina scrivevo poesie o inventavo storie
da raccontare alle mie amiche. Crescendo mi sono dedicata a scrivere racconti
sempre più impegnativi come il primo romanzo “Anime di fuoco” (Midgard, 2014),
iniziato a scrivere a 14 anni insieme alla coautrice. Scrivere ora è parte
delle mie giornate, quasi fosse un piacevole bisogno. Mi piace scrivere
soprattutto di sera dopo aver studiato, mi rilassa e mi permette di riflettere.
Quando poi ho più tempo disponibile dedico anche mezza giornata a scrivere,
correggere i romanzi non ancora pubblicati o leggere.
Quali scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Non ho un autore preferito e raramente
leggo tutti i libri di uno stesso scrittore. Gli autori che però hanno segnato
di più la mia adolescenza sono stati principalmente tre: Licia Troisi, Hermann
Hesse e Pirandello. Alle medie divoravo fantasy su fantasy ed ero innamorata
delle storie di Licia Troisi. Poi però quando ho letto “Siddharta” di H. Hesse
e “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello sono rimasta estasiata. Mi hanno
dato una visione del mondo diversa da quella che avevo e mi hanno ispirata
nella scrittura.
Progetti futuri?
Prima
di tutto finire l’ultimo anno della Magistrale in Matematica e trovare un buon
lavoro, senza però mai tralasciare la scrittura. In cantiere ho tanti libri,
molti dei quali sono quasi pronti: un distopico con una società completamente
controllata, due fantasy uno che tratterà di creature magiche mitologiche e un
altro che avrà come protagonisti due ragazzi con doni speciali, un racconto
drammatico sul bullismo, uno sulla violenza sulle donne e infine il continuo di
“Anime di fuoco”.
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