lunedì 28 luglio 2025

Intervista a Domenico Luigi Pistilli

 




Come nasce il volume Prima che sia notte?

Come spesso accade la casualità mette in moto aspetti, sinergie, ispirazioni che non si pensa di possedere.  
È così che tra marzo ed aprile di questo 2025 sono sgorgate le diverse poesie contemplate nel libro. 
Dopo le prime, scritte timidamente, ho preso confidenza e fiducia andando avanti con il piacere di ritrovarmi nelle emozioni che mettevo in versi.


Quali sono le tematiche dell'opera?

In sintonia con i temi  trattati nei miei romanzi non poteva che essere l'amore nelle sue diverse sfaccettature il soggetto delle composizioni. 
Gli aspetti sentimentali nelle varie forme danno origine a riflessioni inerenti l'umana e variegata esistenza. 
In tal senso la nostalgia, il proibito, la natura, la contemporaneità, il mondo animale, i ricordi infantili celebrano la vita e l'affascinante  enigma del vivere quotidiano.
Vorrei essere riuscito nell'impresa. 
Ho investito tutto il mio cuore in questa raccolta. 
Spero possa emozionare, servire ed  allietare il lettore che ringrazio per il tempo dedicatomi.


Quali poeti e scrittori ti ispirano?

Mi sono avvicinato anni fa  alla poesia leggendo alcuni fraseggi di Prevert. 
Mi è piaciuto il suo stile infarcito di una certa dolce malinconia e di amori quotidiani che intrecciano inesorabilmente la vita. 
Mi sono ritrovato spontaneamente in sintonia con l'io del poeta quando racconta spicchi di piccole verità. 
Successivamente, per caso, ho scoperto Juan Ramon Jimenez del quale ho apprezzato la spiritualità e la purezza del sentire. 
Le sue poesie piene di slancio, volte alla ricerca dell'Essenza e del nostro io più profondo,  mi hanno aiutato a comprendere il senso vero della consapevolezza, intesa come fiducia in noi stessi e nei nostri valori fondanti.


https://midgard.it/product/domenico-luigi-pistilli-prima-che-sia-notte/

(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni sarà ordinabile anche su IBS, Amazon, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.) 



giovedì 24 luglio 2025

Intervista a Lara Tamburini

 




Buonasera Lara, come nasce il romanzo Il giardino?

“Il Giardino” nasce dalla mia passione per il genere Thriller/Horror, basti pensare che ho iniziato a guardare i film del grande maestro Dario Argento all’età di nove anni. Volevo però aggiungere un pizzico di erotismo al libro in modo da coinvolgere un maggior numero di lettori.
Grazie ad amici e conoscenti che frequentano o hanno frequentato “certi ambienti” mi è venuta l’idea di unire questi due mondi e farne un libro a mio avviso interessante.



Quali sono le tematiche principali dell’opera?

Innanzi tutto spero di essere riuscita a far comprendere al lettore che dietro certe scelte personali, a volte discutibili, nessuno ha il diritto di togliere la vita ad un altro essere umano e che ci sono delle famiglie che soffrono e alle quali non importa se la figlia, madre, sorella, amica, è una santa o una “poco di buono”. L’unica cosa che comprendono è il dolore lancinante per la perdita di una persona a loro cara. Con questo libro apro le porte ad un mondo che rimane nell’ombra, nell’oscurità, ma c’è ed è più frequentato di quanto si possa immaginare.



Cosa ti piace leggere? Quali sono le tue fonti ispirative?

Le mie letture spaziano dai thriller, ai quali mi sono ispirata, ai romanzi d’amore, a quelli di avventura.
Leggo molto e mi piace cambiare genere.



(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni sarà ordinabile anche su IBS, Amazon, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.) 




sabato 12 luglio 2025

Il segreto di Miravet

 di Giuseppe Liccardo.







Perugia, Dicembre 1308 

Era ormai sera, la luce già pallida del sole lentamente cedeva il posto all’oscurità della notte. 
All’orizzonte una residua luminosità disegnava il contorno dei monti che sembravano profili umani. 
Dalla sommità di una radura Ramon de Saguardia, girando lo sguardo, riusciva ancora a scorgere dietro a sé, raggiunte dagli ultimi raggi del sole, le cime innevate del monte Vettore alla sua destra, il profilo del monte Acuto e davanti a sé l’inconfondibile dorso del Monte Subasio. 
In lontananza si stagliavano le sagome dei Monti Sibillini, in basso tutto intorno un manto grigio a tratti bianco si stendeva tra le valli come un lago limaccioso e da queste isole nere si ergevano.  
Un vento ululante e gelido alzava cumuli di foglie scure e marce.
Aghi di ghiaccio sferzavano il viso e la barba unta e incolta, insinuandosi sotto le umide vesti ormai ridotte a cenci. 
“Forza Lampo! Ormai manca poco”. 
Disse al fedele cane aggrappandosi al suo bordone di castagno.
Accipe hunc baculum sustentacionem itineris ac laboris ad viam peregrinationis tuae ut devincere valeas omnes catervas inimici. 
“Prendilo! questo bastone Ti sia di sostegno durante il tuo pellegrinare e per difenderti dai nemici!” 
Gli disse con un filo di voce il frate poco prima di esalare l’ultimo respiro. 
Lo teneva stretto tra quelle mani sporche e rugose che lui dolcemente aprì. 
Mani che baciò, prima di piegarsi sul suo corpo immobile prorompendosi in un pianto disperato. 
Scacciò questi pensieri con un movimento della mano come per fermare qualcuno davanti a sé.
“Brrr…Maledetto freddo!” 
L’uomo con un po’ di alito cercò di scaldare la punta delle dita delle mani avvolte in sudice bende, brividi e tremori lo tormentavano. 
Camminava ormai da molti giorni.
Aveva attraversato boschi e valli perdendo e poi ritrovando i sentieri che a volte smarriva e a volte doveva lasciare per la paura di fare brutti incontri. 
Certi giorni non riusciva più a capire dove poteva essere, aveva dormito in grotte, anfratti persino su un albero come quella volta che si trovò faccia a faccia con un branco di lupi. 
La sua spada aveva fatto strame delle fiere ma non riuscì a salvare il cavallo. 
Rovi e sterpaglie avevano strappato quelle povere vesti e quel mantello ultimo segno di una qualche forma di civiltà che orma gli sembrava persa da molto troppo tempo. 
Non riusciva neppure ad immaginare come era il suo aspetto. 
Ora però Perugia era davanti a sé, discese dal colle fino a raggiungere le immense mura etrusche che si ergevano minacciose sopra la sua testa. 
Le guardie di ronda cominciavano ad accendere grossi bracieri in vista della notte. 
Affiancò la strada che cingeva le alte mura dirigendosi verso nord. 
Doveva affrettarsi prima che il manto nero della notte coprisse ogni cosa. 
Si girò un’ultima volta, alzando gli occhi intravide il monte del sole come gli era stato descritto, aprì un pezzo di carta pecora ormai logora con un abbozzo di cartina disegnata con inchiostro di calamaro: Mons Solis ۞ђ il monte del sole e sotto di sé verso nord il Mons lux †۩: devi andare verso il monte della luce seguire la luce. 
Tenendosi alle spalle il Mons Solis continuò verso nord attraverso campi di olivi. 
Da un cielo plumbeo cominciavano a cadere grossi fiocchi di neve. 
Un vento gelido li faceva vorticare e come aghi di ghiaccio impazziti tormentavano il volto dell’Uomo. 
Doveva affrettarsi, la tormenta di neve poteva, da un momento all’altro, coprire ogni cosa e perdere l’orientamento sarebbe stato fatale. 
Giunse infine ai lati della grande chiesa. 
Il portale era ormai chiuso. 
Ramon si guardò intorno. 
Il buio era totale solo una fioca luce fuoriusciva da una feritoia di un muro di cinta, si diresse verso di essa cercando di non inciampare. 
Come pensava al di sotto della feritoia c’era una porta in legno massiccio rinforzata da grosse fasce di ferro. 
Utilizzando il bordone bussò. 
Aspettò paziente. 
Poi si accorse che a lato della porta da un foro penzolava una 
corda che tirò verso il basso più volte generando in lontananza 
il suono di una campana. 
L’uomo sentiva che le forze stavano per venirgli meno quando finalmente si aprì una finestrella a sua volta chiusa da una croce di ferro battuto. 
Ramon de Saguardia dovette portare una mano a coprire gli occhi dall’improvvisa luce che lo accecava. 
Non una parola giungeva dall’altra parte. 
Abbassò il cappuccio che ne copriva le fattezze e con un braccio alzò il logoro mantello di lana appesantito dalla neve. 
Dal collo di una veste, bianca e sporca fuoriusciva il copricapo di una cotta di maglia in ferro. 
I fianchi erano cinti da un grosso cinturone di cuoio borchiato dal quale pendeva una spada e all’altezza della spalla sinistra era ricamata una croce patente. 
“Ho con me ciò che cercate!” 
Le porte di San Bevignate si aprirono allo straniero.


Estratto dal libro Il segreto di Miravet di Giuseppe Liccardo, Midgard Editrice.


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martedì 8 luglio 2025

Intervista a Gianluca Ricci

 





Buonasera Gianluca, come nasce la raccolta di racconti Tre gocce di inchiostro blu?

È un classico work in progress. 
Alcune parti sono state scritte addirittura alcuni anni fa, altre risalgono a suggestioni degli ultimi giorni. 
Sostanzialmente è stato il modo per sistematizzare moti del cuore, collocare in giusta prospettiva garbugli della memoria, fare i conti con presunzioni culturali…


Quali sono le tematiche principali dell’opera?

All'inizio campeggia la figura della madre. 
Con quella del padre avevo già fatto i conti una decina di anni prima.
L'inconscio come appare nel sogno o l'incontrollata distopia delle tecnologie moderne. 
Il mito e la fiaba.
Il mito e la Bibbia. 

 
Come giudichi la letteratura italiana contemporanea? C’è qualcuno che ti piace e che ti ispira?

Sono uno storico di formazione. 
Da grande avrei voluto fare il ricercatore di storia sociale. 
Perciò mi astengo dal giudicare la letteratura italiana contemporanea.
Amo i gialli.
Anni fa mi nutrivo di quelli ambientati nelle metropoli settentrionali, oggi con quelli pugliesi, lucani o siciliani. 
Forse gli ultimi che non hanno dimenticato di raccontare la gente comune, la diffusa delinquenza. 


Progetti futuri?

Attualmente vivo in una delle tante residenze protette, strutture che in Italia sono tra le meno conosciute, meno ancora delle prigioni.
Sono luoghi dove difficile mantenere solidi i residui della propria identità.
E quindi…




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sabato 5 luglio 2025

Intervista a Nicola Bigliardi

 





Buonasera Nicola, come nasce il romanzo Whisky & Soba? Quali sono le tematiche principali dell’opera?

Whisky & Soba nasce da un immaginario legato al desiderio e alla conoscenza. 
Da lì è partita una riflessione più ampia, che ha toccato vari aspetti dell’esistenza: l’amore, la morte, il successo, l’insoddisfazione, il fallimento, l’inadeguatezza, l’arte, l’incontro tra Oriente e Occidente, la memoria, l’amicizia, la mancanza, il silenzio. 
Dopo Lo spiritoso nell’arte – un breve romanzo in forma di dialogo, dai toni comici e divulgativi sull’arte – e Cinematics - un saggio critico sulle immagini in movimento - sentivo il bisogno di affrontare più a fondo il tema dell’arte come forza vitale, e della vita come forza artistica, senza però intenti divulgativi o accademici. 
Volevo provare a sondare il terreno dell’imperscrutabile attraverso una storia in prima persona. 
E così il racconto è emerso lentamente, intrecciando fantasticherie, esperienze personali, letture, viaggi, film, pensieri e l’ascolto attento delle piccole cose. 


Puoi citarci qualche scrittore che ti piace e che magari contribuisce alla tua ispirazione?

Devo ammettere che non sono un grande lettore di narrativa in senso stretto. 
Leggo molto, ma mi trovo più spesso attratto da saggi, scritti di storia dell’arte, filosofia, estetica, antropologia. 
Credo che la mia ispirazione più profonda provenga dal mondo delle immagini: dalle opere d’arte alle fotografie in rete, dal cinema alle serie tv. 
Anche nella scrittura, il mio è un “scrivere per immagini”, come se le parole fossero un modo per dare forma visiva a ciò che sento e mi passa per la testa in quel momento. 
Detto questo, ci sono alcuni autori che apprezzo profondamente per lo stile, la forza evocativa o l’intelligenza dissacrante: penso a Pier Vittorio Tondelli, Silvio D’Arzo, Thomas Bernhard, Don DeLillo, Michel Houellebecq, David Foster Wallace. 
Non li considero modelli da imitare, ma voci che risuonano e mi aiutano a interrogarmi meglio sul mio modo di scrivere e di stare al mondo.



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mercoledì 2 luglio 2025

Intervista a Roberto Turrisi

 




Buonasera Roberto, come nasce il libro La via della seta?

Si è fatto strada da solo. Non pensavo di pubblicarlo. Sono appunti scritti negli ultimi due anni. Appunti in versi. Nasce, come ogni cosa, dall'esigenza, dall'egoismo, che in questo caso, quando diviene utile a qualcuno, in qualche modo diventa condivisione e crescita. L'esigenza fondamentale è esprimersi: l'unico modo per non deprimersi, in una società così piena, colma, da essere spesso vuota, superficiale, rischiosissima, facile, così colma di stimoli da non dare più stimoli, per me a volte poco stimolanti. Questi versi sono una fuga da tutto questo, ma nello stesso tempo un'immersione totale in ogni cosa che mi circonda, in maniera a volte estrema, sia nell'immersione che nella fuga.


Perché questo titolo? Nel libro non lo spieghi mai.

La via della seta è la più antica via di comunicazione conosciuta. In questo libro questa via non è una strada però: è la pelle, è l'esigenza di sentire di Esistere seriamente.


Quali sono le tematiche principali dell’opera?

Non so rispondere a questa domanda. C'è tutto, come in ogni istante della vita; basta saperlo vedere, Sentire.
 

Come giudichi la letteratura italiana contemporanea? Ti piace qualcuno in particolare?

Mi piacciono diversi autori, ma minori, alcuni pressoché sconosciuti. Il resto è, spesso, marketing. Mi piacciono i dettagli, i particolari, chi sa ascoltare e osservare, chi non si uniforma, chi non diviene marketing del nulla.


Prossimi impegni letterari?

Sto finendo di scrivere Novembre, il mio romanzo, ma quello non lo pubblicherò davvero, almeno non adesso. Forse tra molti anni.




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