lunedì 20 settembre 2021

Rigor Mortis

 di Ottavio Nicastro.







1

Adele è sfinita. La stanchezza rischia di vincere sulla voglia di vivere. Strana espressione davvero, in special modo quando è riferito a una persona che ha lottato l’intera notte per non cadere vittima di … già, di chi? Chi è la creatura che la minaccia? Di quale universo fa parte? Non certo di quello conosciuto quanto piuttosto dell’altro che prospera nell’ombra più cupa e tenebrosa. Pronto a emergere per trascinare nell’abisso della follia quanti si fossero trovati nel suo raggio di azione.
Adele, adesso, è a un passo dal perdere la lucidità mentale. 
Curioso davvero, la giornata era iniziata come tante, e niente lasciava presagire un epilogo orrendo e sicuramente fuori situazione. E non è ancora finita, no davvero. Che cosa sarebbe successo adesso? Difficile se non impossibile da prevedere nel giusto modo. 
Chiusa nella stanza, la giovane si è acquattata nell’angolo nascosto. Sa bene che non sarebbe servito a niente. Presto la creatura orrenda avrebbe trovato il modo di superare l’ostacolo e raggiungerla. Pertanto il suo destino si sarebbe deciso nei momenti a venire.
“Dio ti prego … dammi forza e coraggio.” L’invocazione è appena percettibile. La voce di Adele è un fievole sussurro. Quanto manca al sorgere del sole? Non può saperlo la stanza non ha aperture ad eccezione della porta d’ingresso adesso sbarrata. L’orologio al polso si è fermato qualche tempo prima, alla stregua del cellulare privo di segnale. Ad ogni modo non dovrebbe mancare molto all’aurora. Presto la luce avrebbe cacciato la tenebra, sarebbe bastato a salvarle la vita? Forse, pur tuttavia il nuovo giorno si mostra alla stregua di un traguardo irraggiungibile. 
La giovane respira dentro di se. Torna a fissare la porta. Si prepara all’invitabile. Nel silenzio cupo che avvolge l’ambiente, la mente torna indietro nel tempo, al momento in cui tutto questo ha avuto inizio.


2

Giorno precedente, mattino presto. 
Adele è una giovane di bella presenza. Ventotto anni compiuti da poco. Viso finemente modellato. Occhi verdi profondi come il mare. Capelli brizzolati lunghi e lasciati liberi sulla schiena. Seno prominente e labbra sensuali. Tanti davvero i corteggiatori, nessuno però è stato capace di accendere in lei il sentimento puro chiamato amore. Col tempo di certo avrebbe incontrato la persona giusta. Di questo si era convinta prima che la vita cambiasse in modo radicale. La giovane ha lasciato il letto e si è portata in cucina. Prepara la colazione. Il viso tratteggia un’espressione triste e sfiduciata. Non è suo costume dipendere dagli altri, ha sempre lavorato guadagnandosi da vivere. La pandemia da Covid 19, maledetto il momento in cui è iniziata, ha cambiato tutto. La boutique dove copriva il ruolo di commessa, ha chiuso i battenti e lei di punto in bianco ha perso il lavoro. Nel breve periodo la sua condizione economica è naufragata miseramente. Niente stipendio, nessuna possibilità di sbarcare il lunario. L’affitto primo tra tutti. 
Sandy, la compagna di appartamento è stata comprensiva oltre misura. Per fortuna lei il lavoro l’ha mantenuto, almeno fino ad ora.
“Tranquilla, per adesso vivremo del mio stipendio aspettando tempi migliori.” 
“Io … ti ringrazio, ma non posso accettare.” Adele aveva risposto.
“Non è un regalo, consideralo un prestito. Non appena trovi un nuovo impiego, mi restituirai la cifra, d’accordo?”    
Facile a dirsi. Trovare un impiego in tempo di pandemia equivale a scoprire il classico ago nel pagliaio. Assurdo solo a pensarlo. Pur tuttavia Adele non si è arresa. Ha pubblicato annunci sui quotidiani, distribuito volantini, telefonato ad agenzie della più svariata specie. Niente, silenzio e solo quello.
La condizione è grave, e rischia di peggiorare. Sandy è una cara ragazza, amica dal cuore generoso, Adele però sente il peso del sacrificio che Sandy si è imposto, non può accettare in eterno una tale condizione. Ancora poco e avrebbe liberato l’alloggio. Sì ma per andare dove? Non ha un posto in grado di ospitarla, niente di niente.
Adele è sola. Era in tenera età quando il padre è passato a miglior vita, la madre l’ha seguito subito dopo. Fin da piccola è stata costretta ad arrangiarsi e quando pensava di essere arrivata ecco la pandemia di Covid 19 a distruggerle la vita senza averla infettata. Vittime collaterali, così qualcuno le ha definite. Miseria e povertà, è questa la sconcertante verità
Il caffè è pronto, Adele lo sorseggia. Il cellulare squilla in quel preciso momento. Sconosciuto il numero comparso sul display.
“Pronto …”
“Parlo con la signorina Adele Andreoli?”
“Sono io.”
“Piacere di conoscerla. Mi chiamo Rodolfo Biscardi, ho letto l’annuncio sul giornale. Ho un lavoro da proporle.” Adele non crede a quello che sente, possibile?
“Io … si certo. Di che lavoro si tratta?”
“Meglio discuterne di persona. Ad ogni modo non è nulla di così complicato.”
“Pur tuttavia un’anticipazione ci starebbe bene.”
“Sì certo … comprendo il suo punto di vista. Ebbene l’impiego la terra occupata per una notte soltanto. Al sorgere del sole sarà libera di tornarsene a casa.”
“Curioso davvero. E cosa dovrei fare nell’intervallo?”
“Vegliare una persona anziana. Il compenso è di mille cinquecento euro.”
“Mille cinquecento euro per vegliare una persona anziana per una notte soltanto?”    
 “Esatto. Ascolti discuteremo i dettagli di persona. Se per lei va bene, stasera alle otto si presenti in via dei Martini numero ventisei. Prima non mi è possibile per via di un impegno che devo assolvere.” Adele non ribatte, non subito almeno. La circostanza è curiosa assai e certamente fuori dalla normalità. Troppo bello perché sia vero. Una notte di veglia pagata più che bene. Che cosa nasconde? Mm … il solo modo di scoprirlo è recarsi all’appuntamento. Qualora la situazione non dovesse convincerla, potrà sempre ricusare l’offerta e tornarsene a casa.  
“D’accordo. A stasera.” 
Adele chiude la comunicazione. La novità le ha rubato il fiato. Un colpo di fortuna. Forse sarebbe opportuno capire di che cosa si tratta prima di costruire castelli in aria. A Sandy lascia un biglietto.
“Ho ricevuto una proposta di lavoro. Ti saprò dire di più al mio rientro.” 


3

Otto di sera.
Il bus di città ferma la corsa. Adele soltanto scende alla fermata. I pochi passeggeri a bordo proseguono. La giovane si guarda intorno. Il posto è cupo e solitario, disseminato da costruzioni retrò e specchio del passato. L’idea che in quello squarcio di mondo il tempo si fosse fermato, guadagna strada dentro di lei.
Il cielo si è incupito, nuvole nere e pesanti l’hanno coperto. Minacciano la pioggia, di sicuro da lì a poco sarebbe caduta.
Adele controlla l’indirizzo. La via è quella giusta, verifica il numero. La casa che sta cercando deve essere l’ultima in fondo al viale.
Si guarda intorno, cerca qualcuno cui chiedere conferma, quell’angolo di mondo però è deserto e solitario, troppo forse. Decide di procedere in quella direzione. Avanza e l’apprensione mista a timore cresce dentro di lei. Mai prima di adesso ha visto un quartiere altrettanto cupo e sinistro. Il silenzio prima di tutto. Di alberi c’è ne sono, tanti a dire il vero ma nessun segno di vita in mezzo a loro. Com’è possibile? Bando all’indugio è qui per un preciso scopo, quindi meglio assolverlo. La camminata prosegue per alcuni minuti. Il cancello d’ingresso al numero ventisei adesso è di fronte alla giovane. Adele sbircia oltre. Dal lato opposto del muro di cinta si allunga un giardino folto e lussureggiante al punto da nascondere l’abitazione.
“Curioso posto davvero – la giovane si dice – neppure da questa parte si percepisce il minimo segno di vita.” Il cancello è di ferro battuto, curiosa la forma, sicuramente retrò al pari di come si mostra quello squarcio di mondo. Adele pigia il campanello, pochi attimi e il cancello si apre. La giovane lo oltrepassa. Il vialetto interno è affiancato da una lunga fila di statue che … accidenti come si fa a custodire figure del genere? Davvero brutte a vedersi, alcune simboleggiano dei demoni orrendi. Mai prima di adesso Adele ne ha viste di simili. La giovane avanza e la costruzione si mostra con maggior chiarezza ai suoi occhi. Grande e spropositata nelle dimensioni. Fatta di legno, com’era in uso nel tempo andato. Lo stile architettonico ricorda un’abitazione fine Ottocento. E sicuramente a quel periodo risale. La osserva e subito un nodo le serra la gola. Il fabbricato è cupo e sinistro allo stesso tempo. Incute timore solo a guardarlo. Un tremito percorre la schiena di Adele. A questo si aggiunge una sensazione certamente sgradevole. 
Un posto singolare e fuori dal mondo. Chi può abitare in un luogo del genere? La domanda non trova risposta. Adele respira dentro di se e procede nella direzione della porta d’ingresso. 
All’improvviso la luce di un lampo rischiara la scena. Il tuono che segue è roboante. La pioggia inizia a cadere subito dopo.
“Accidenti che guaio. Tornare indietro potrebbe rappresentare un problema.” la giovane mormora. Al momento però l’impegno è un altro. Adele compie l’ultimo balzo e raggiunge l’ingresso ma non fa in tempo a bussare. La porta si spalanca e una persona si mostra allo sguardo.
Un uomo di giovane età. Trent’anni forse qualcuno in più. Di bell’aspetto. Occhi neri e profondi. Capelli di uguale colore, folti e rivoltati all’indietro. Fisico da palestrato. Veste un abito grigio scuro, camicia bianca. Cravatta nera. L’espressione che ha disegnato in viso è di convenienza. Osserva Adele e dice:
“Prego, presumo che lei sia la signorina Adele Andreoli.” attimi di vuoto da parte di Adele. Mai si sarebbe aspettata di trovare un così bel giovane in un posto del genere. La sorpresa è più che giustificata. Ingoia la saliva che ha in bocca e ribatte:
“Sì … sono Adele Andreoli.”
“La prego si accomodi, la stavo aspettando. Fuori il tempo si mette al brutto.”
“Già … si annuncia una brutta serata.” Adele ribatte. Subito oltrepassa l’ingresso. L’ambiente interno è così come lo aveva immaginato. Un’abitazione d’altri tempi, dove la modernità non è arrivata e forse mai lo avrebbe raggiunto.
“Mi chiamo Goffredo Cherubini, di professione avvocato. Da questa parte accomodiamoci in salotto – dice l’uomo indicando la via – zia Matilde è in salone. Dopo la porterò da lei.”
“Stamani a telefono non mi sembra di aver parlato con lei.”
“Infatti, non ero io bensì zio Rodolfo. Avrebbe dovuto esserci lui ad accoglierla, ahimè il suo impegno ha richiesto più tempo del previsto. Così ha pregato me di riceverla.” Raggiunto il salotto, l’uomo indica la poltrona. Adele occupa posto, dal lato opposto si siede il padrone di casa.
“È stato difficile raggiungere l’abitazione?” chiede.
“Ammetto la difficoltà. In special modo perché lungo il percorso non ho incontrato anima viva cui chiedere indicazioni.”
“Sì, in effetti, la zona è poco abitata, soprattutto la parte finale del viale. Gradisce qualcosa? Un the? Un caffè”
“Non si disturbi, sto bene così.”
“Come desidera.”
“Perché non mi parla del lavoro invece, non so nulla di preciso. Suo zio ha detto che dovrei vigilare una persona anziana e …”
“Zia Matilde. Il suo impegno è riferito a lei.”
“La persona che attende in salone?”
“Attendere non è il termine corretto. Di fatto zia Matilde è passata a miglior vita ieri nel tardo pomeriggio.” 
“Morta …?”
“Già … negli ultimi periodi la sua salute si era fatta precaria. Nella giornata di ieri si è verificato un peggioramento improvviso. L’arresto cardiaco è sopraggiunto a inizio serata. La perdita ha addolorato l’intera famiglia.” 
“Posso comprenderlo. Quello che non capisco e cosa ho da spartire io con la circostanza. Suo zio a telefono ha puntato l’accento su un lavoro …”
“Della durata di una notte soltanto. La prego, mi permetta di spiegarle.”
“La ascolto.” Attimi di silenzio da parte dell’uomo. Gelido lo sguardo che fissa Adele, vuoto e per nulla espressivo. Il giovane è di ghiaccio. Adele avverte il peso di quella condizione sicuramente fuori dalla normalità.
“La mia è una famiglia molto antica. Da generazioni usi e costumi si ripetono nel tempo in modo invariato. Uno in particolare riguarda le persone decedute.”
“Sarebbe a dire …?”
“La veglia funebre prima tra tutte. Quando una persona anziana passa a miglior vita, la notte che precede le esequie una persona di giovane età deve vegliarla. Un gesto simbolico, una vita anziana scompare, una giovane vita la guida nell’ultimo e decisivo passo.”
“Curiosa usanza davvero.”
“Comprendo il suo pensiero. Ad ogni modo a questo lei serve, a vegliare il cadavere fino all’alba, momento in cui sarà libera di tornarsene a casa portando con sé il compenso pattuito.”
“Il compenso certo. Pur tuttavia non comprendo la necessità di rivolgersi a un’estranea. Lei è giovane a sufficienza per svolgere un tale compito.”
“Vero, ma è altrettanto palese che sono un uomo.”
“Credo di capire … a compiere la veglia deve essere una persona di uguale sesso di quella deceduta.”   
“Lei è una persona intelligente, la condizione ci agevola.”
“Non ci sono donne giovani nella sua famiglia?”
“Purtroppo al momento no, da qui la necessità di rivolgersi a un’esterna. A questo punto ci siamo detti tutto. Cosa mi risponde?” Adele non ribatte, non subito almeno. Si chiude in se, è molto indecisa. I soldi le servono, il lavoro che è chiamata a svolgere però …
“Non ero preparata a questo, non so che dire.”
“Mi rendo conto della difficoltà da parte sua.”
“Lei resterebbe in mia compagnia?”
“No, l’usanza vuole che in casa per questa notte ci sia solo lei e il cadavere di zia Matilde.”
“Di bene in meglio. Una notte intera, da sola in questa vecchia abitazione, con un cadavere da vegliare mentre all’esterno infuria il temporale. No … non credo di potercela fare, mi spiace.”
“La prego, rifletta sulla questione.”
“L’ho già fatto e …”
“È solo una vecchina all’interno di una bara. In vita zia Matilde è stata una bravissima persona, sempre pronta e disponibile con chi aveva bisogno.”
“Non lo metto in dubbio, ciò nonostante …”
“Le raddoppio in compenso stabilito da zio Gustavo.” Adele ha un sussulto. La cifra pattuita in precedenza era già di tutto rispetto, il doppio rappresenterebbe una fortuna in special modo nella circostanza che attraversa.
“Ha detto il doppio …? Sarebbero tremila euro.”
“Tremila esatto. Per dimostrarle la buona volontà da parte mia, se accetta, sono pronto a versarle in anticipo l’intera cifra. Cosa mi risponde?” rifiutare non è pensabile. I soldi avrebbero permesso ad Adele di non pesare su Sandy, la compagna di appartamento, in attesa che la sua condizione migliorasse. In fondo si tratta di vegliare un cadavere all’interno di una bara. Impegno sgradevole certo, ma pagato più che bene. Una notte anche se lunga e fuori naturalità, passa in fretta. Attimi di riflessione da parte della giovane poi … 
“D’accordo, mi ha convinto. Accetto l’incarico. Ma sia ben chiaro che appena fa giorno, lascerò l’abitazione.”
“Ma certo. Adesso le prendo il denaro, dopo la porterò da zia Matilde.”

Estratto da "Hyperborea 5" AA.VV., Midgard Editrice 2021




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