venerdì 9 luglio 2021

Posizione dominante

 di Alfredo Minozzi.






Siamo i figli dell’ultima grande guerra.

Ci piace rivederci, sin che al fato piaccia, per quelle lunghe, appassionate chiacchierate dalle rimembranze piene di sospiri, accennate risatine, enfatici “ti ricordi? Quando...”


Io e il mio amico Filippo, (mi presento, io sono Antonio) tra un gotto e l’altro perché strenui propugnatori delle libagioni più schiette e autentiche, riconosciamo e onoriamo come Dio il pagano BACCO! Quindi se la trattazione dovesse accusare qualche “sbarellamento”, ne capirete il perché.


Qualcuno in calzoni corti anche d’inverno e con qualche toppa, qualche altro con le scarpe “svettate” per non far patire il “ditone” e l’immediato vicino, dal momento che avevano servito, due o tre membri della famiglia per cui adesso, visto che le suole ancora reggevano, dovevano essere sfruttate fino in fondo, noi a quel tempo dovevamo ingegnarci per trovare quel companatico che doveva ingentilire la fetta del pane.

Grande gioia allora quando nel pomeriggio del sabato il “poro Amerigo” esponeva, infilata nel palo, la porchetta a sgocciolare nella leccarda.

Era un gran momento, studiato nei particolari (anche se erano sempre gli stessi!) perché quando l’Amerigo, dopo aver sistemato la porchetta, si allontanava per sedersi sul gradino delle scale esterne del “culcidrone” (casamento vecchissimo, oggi demolito) a fumare la pipa, noi scattavamo da dietro l’angolo della casa di fronte e in un battibaleno, con l’abilità di chi ha fame, tuffavamo la fetta del pane nella leccarda. Grande impresa: la nostra più bella merenda!

E l’Amerigo, distante una ventina di metri, come al solito dopo aver assistito e permesso il raid, tacitava (si fa per dire) la sua coscienza chiedendo l’intervento della moglie sempre intenta dentro la bottega, ripetendo: “Elvira, Elviraaa!!! Sòrti, guarda quei ragazzi, corri!!!”


Era un grand’uomo, uno di quelli che oggi – in quanto animati da più o meno grandi ambizioni e quindi da sfrenati ricorsi al protagonismo – sono forse una rarità anche perché ad esempio, allora gli accordi, complice in parte la scarsa scolarizzazione, si siglavano con una semplice stretta di mano.

E guai la mancanza di parola: non si era uomini veri!

Da qui quell’aforisma del “poro TOTO’” quando sosteneva, tra qualche facezia, che nella vita “prima si è UOMINI e poi, eventualmente CAPORALI ma sempre con dignità e stile”.


Estratto da "Posizione dominante" di Alfredo Minozzi, Midgard Editrice 2021


http://midgard.it/posizione_dominante.htm





Nessun commento:

Posta un commento