giovedì 11 luglio 2019

Intervista a Silvina Bentivegna

Intervista a Silvina Bentivegna, autrice del libro “La Grande Ragnatela”, edito nella Collana Saggistica della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della “Grande Ragnatela”, come nasce?
Quando lavoravo come avvocato nel mio studio e venivano da me le donne vittime della violenza di genere, si vedeva bene che erano già immerse in un rapporto violento, in una ragnatela intrecciata sottilmente dall'uomo violento. Ho pensato che per loro era già tardi e ho riflettuto su come aiutarle, oltre che nel cammino giudiziario. Ecco com’è nata “La Grande Ragnatela”.



Il libro si presenta come un’ottima guida per aiutare una donna ad uscire da una relazione violenta. Puoi parlarcene?

Attraverso questo libro le donne possono rendersi conto di essere immerse, oppure intrappolate, in un ciclo violento, spiego loro come possono lasciare il partner, il compagno, il marito, come uscire dalla telaragna, come denunciare e come condurre un processo giudiziario. Attraverso il libro spiego come fare, do una serie di suggerimenti e di avvertenze che aiutano a comprendere se effettivamente si trovano coinvolte o meno in un rapporto violento. Spiego anche come la famiglia può aiutare la loro figlia, quando è coinvolta in un fidanzamento violento. Che fare? Tratto i diversi casi, se la figlia con i genitori, o da sola.
Un tema molto importante che tratto è quello che riguarda i miti della violenza, come “le piace che la picchino”, alcuni pensano che se una donna resta con il marito o con il compagno è perché lo vuole. Dobbiamo rivedere una serie di idee e di concetti per potere capire la cruda realtà e la complessità di un tema così importate come quello della violenza di genere.



“La Grande Ragnatela” ha riscosso un buon successo in Argentina e in Spagna, prima di essere tradotto in italiano dalla Midgard. Qual è la situazione della violenza contro le donne in questi paesi?

La legislazione italiana e quella spagnola contemplano diversi sistemi al fine di proteggere le donne dalla violenza maschile, la situazione della violenza in questi paesi è simile tenendo conto le statistiche di femminicidi. Il numero delle morti delle donne riflette il modo in cui i paesi lavorano per combattere la violenza.
In Argentina dall'inizio dell'anno fino al 30 di giugno si sono registrati 168 femminicidi. Le donne stanno morendo in conseguenza all'inazione statale, viviamo in un mondo dove è cosa normale ascoltare notizie sulla scomparsa di adolescenti e di giovani che non sono mai tornate a casa, che erano uscite per andare all'università o per andare a ballare con le amiche e che non sono più tornate.
Le cattive indagini sui casi di donne assassinate dimostrano la complicità dello stato, la violenza istituzionale riflessa all'interno dei processi, insomma nell'intera azione giudiziale e di polizia all'interno del processo.
Questi sono chiari riflessi dell'inazione statale.
Lo vediamo anche nei casi più importanti in Argentina e Spagna.


Le leggi attuali sono sufficienti in America e in Europa per combattere il fenomeno della violenza contro le donne o ne servono altre a tuo giudizio?

La legislazione in America e in Europa contemplano diversi sistemi al fine di proteggere le donne dalla violenza, ma il problema non è propriamente la legge, le leggi esistono, ma il giudice non le applica talvolta come dovrebbero essere applicate e accanto al giudice sta pure l'avvocato della donna maltrattata, che è responsabile per il processo della donna. Per questo motivo molti femminicidi accadono a mio parere, infatti manca nella giustizia e negli avvocati più prospettiva di genere. È necessaria un’educazione sessuale integrale, dalla prima infanzia, per combattere lo stereotipo di genere e la violenza maschile.
Le donne di America ed Europa hanno alzato ben forte le loro voci uscendo per le strade, reclamando non una di meno a causa di questo flagello, chiedendo l'uguaglianza fra donne e uomini, con l'aspirazione ad un mondo in cui le donne possano essere libere.
Deve esistere una forte volontà politica affinché si possa eradicare la violenza maschilista dalla nostra società. Nessun uomo nasce violento.
Dobbiamo lavorare fin dall'infanzia attraverso politiche pubbliche, lavorando nelle scuole, includendo nei programmi diverse materie di genere e un’educazione sessuale integrale.
Così riusciremo a raggiungere un'uguaglianza fra donne e uomini fin da piccoli, liberi dagli stereotipi e dove il patriarcato passi ad essere un’utopia.


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