Intervista
a Silvina Bentivegna, autrice del libro “La Grande Ragnatela”, edito nella
Collana Saggistica della Midgard Editrice.
Buongiorno,
parlaci della “Grande Ragnatela”, come nasce?
Quando
lavoravo come avvocato nel mio studio e venivano da me le donne vittime della
violenza di genere, si vedeva bene che erano già immerse in un rapporto
violento, in una ragnatela intrecciata sottilmente dall'uomo violento. Ho
pensato che per loro era già tardi e ho riflettuto su come aiutarle, oltre che
nel cammino giudiziario. Ecco com’è nata “La Grande Ragnatela”.
Il
libro si presenta come un’ottima guida per aiutare una donna ad uscire da una
relazione violenta. Puoi parlarcene?
Attraverso questo libro le donne possono rendersi
conto di essere immerse, oppure intrappolate, in un ciclo violento, spiego loro
come possono lasciare il partner, il compagno, il marito, come uscire dalla telaragna,
come denunciare e come condurre un processo giudiziario. Attraverso il libro
spiego come fare, do una serie di suggerimenti e di avvertenze che aiutano a
comprendere se effettivamente si trovano coinvolte o meno in un rapporto
violento. Spiego anche come la famiglia può aiutare la loro figlia, quando è
coinvolta in un fidanzamento violento. Che fare? Tratto i diversi casi, se la
figlia con i genitori, o da sola.
Un tema molto importante che tratto è
quello che riguarda i miti della violenza, come “le piace che la picchino”,
alcuni pensano che se una donna resta con il marito o con il compagno è perché
lo vuole. Dobbiamo rivedere una serie di idee e di concetti per potere capire
la cruda realtà e la complessità di un tema così importate come
quello della violenza di genere.
“La
Grande Ragnatela” ha riscosso un buon successo in Argentina e in Spagna, prima
di essere tradotto in italiano dalla Midgard. Qual è la situazione della
violenza contro le donne in questi paesi?
La legislazione italiana e quella spagnola
contemplano diversi sistemi al fine di proteggere le donne dalla violenza
maschile, la situazione della violenza in questi paesi è simile tenendo conto
le statistiche
di femminicidi. Il numero delle morti delle donne riflette il modo in cui i
paesi lavorano per combattere la violenza.
In Argentina dall'inizio dell'anno fino
al 30 di giugno si sono registrati 168 femminicidi. Le donne stanno morendo in
conseguenza all'inazione statale, viviamo in un mondo dove è cosa normale
ascoltare notizie sulla scomparsa di adolescenti e di giovani che non sono mai
tornate a casa, che erano uscite per andare all'università o per andare a
ballare con le amiche e che non sono più tornate.
Le cattive indagini sui casi di donne
assassinate dimostrano la complicità dello stato, la violenza istituzionale
riflessa all'interno dei processi, insomma nell'intera azione giudiziale e di
polizia all'interno del processo.
Questi sono chiari riflessi dell'inazione
statale.
Lo vediamo anche nei casi più importanti in
Argentina e Spagna.
Le
leggi attuali sono sufficienti in America e in Europa per combattere il
fenomeno della violenza contro le donne o ne servono altre a tuo giudizio?
La
legislazione in America e in Europa contemplano diversi sistemi al fine di proteggere
le donne dalla violenza, ma il problema non è propriamente la legge, le leggi esistono,
ma il giudice non le applica talvolta come dovrebbero essere applicate e
accanto al giudice sta pure l'avvocato della donna maltrattata, che è
responsabile per il processo della donna. Per questo motivo molti femminicidi
accadono a mio parere, infatti manca nella giustizia e negli avvocati più
prospettiva di genere. È necessaria un’educazione sessuale integrale, dalla
prima infanzia, per combattere lo stereotipo di genere e la violenza maschile.
Le
donne di America ed Europa hanno alzato ben forte le loro voci uscendo per le
strade, reclamando non una di meno a causa di questo flagello, chiedendo l'uguaglianza
fra donne e uomini, con l'aspirazione ad un mondo in cui le donne possano
essere libere.
Deve
esistere una forte volontà politica affinché si possa eradicare la violenza
maschilista dalla nostra società. Nessun uomo nasce violento.
Dobbiamo
lavorare fin dall'infanzia attraverso politiche pubbliche, lavorando nelle
scuole, includendo nei programmi diverse materie di genere e un’educazione
sessuale integrale.
Così
riusciremo a raggiungere un'uguaglianza fra donne e uomini fin da piccoli,
liberi dagli stereotipi e dove il patriarcato passi ad essere un’utopia.
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