venerdì 26 luglio 2019

Intervista a Elisabetta Trottini

Intervista a Elisabetta Trottini, autrice del racconto “Amore e sacrificio”, terzo classificato al Premio Midgard Narrativa 2019, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 3”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci del tuo racconto, come nasce?
L’idea di questo racconto è nata da una domanda semplice e allo stesso tempo immensamente complessa: cosa siamo disposti a perdere per le persone che amiamo?
Ci verrebbe spontaneo rispondere tutto, niente o storcere la bocca a quella domanda scomoda. Ebbene ho voluto far riflettere su un sacrificio estremo di chi è disposto a perdere ogni cosa, a cambiare se stesso fino a non riconoscersi e ad andare via, percorrendo una strada diversa da quella calpestata fino in quel momento. Tutto pur di non far del male alle persone amate.
La protagonista, Mia, nel corso del racconto diventerà una mezza sirena. Una creatura tenebrosa e leggendaria, preda di istinti animaleschi: una predatrice marina.
In questa figura ho voluto racchiudere due tradizioni: quella greca che la vuole come donna dal corpo e ali da uccello, incantatrici di sventurati marinai e quella del folclore europeo con la coda di pesce, associata a tempeste. 



Rispetto al racconto “Al fiorire della Mimosa”, edito nella prima antologia “Hyperborea 2” hai cambiato genere. Sei passata dal distopico ad un fantasy con elementi mitologici. Come mai?

La verità è che mi piace spaziare e sperimentare. Non prediligo un genere fisso, ho già scritto un fantasy, un distopico e un drammatico e in cantiere ho un libro di formazione e uno di avventure.
La mitologia mi ha sempre affascinata, fin da bambina quando leggevo di leggende e miti. Per questo ho posto le basi di “Amore e sacrificio” tra le onde e i misteri del mare. Ad esso sono collegati così tanti racconti che è difficile conoscerli tutti. 



I personaggi di “Amore e sacrificio” sono frutto della tua fantasia o ti sei ispirata a qualche fonte letteraria o filmica?
Sì, sono frutto della mia fantasia. Ho modellato Mia come un personaggio che all’inizio è incosciente e fin troppo superficiale. Quando poi si rende conto di quello che accade si sente persa e dilaniata: non sa più chi è e come tornare ad essere la ragazzina spensierata dell’ultimo anno delle superiori.
I personaggi secondari, in particolare il padre di Mia e la migliore amica della ragazza, incarnano le preoccupazioni umane davanti a qualcosa di ultraterreno, lo stupore e la curiosità che ne deriva. 



Progetti futuri?

Ne ho forse fin troppi! Prima di tutto vorrei pubblicare le saghe di Nata diversa e di Iridens (quattro libri fantasy distopici) e il romanzo di formazione, poi terminare il libro sul bullismo e quello sulla violenza sulle donne – che sono due temi terribilmente attuali – e successivamente completare la nuova saga fantasy, iniziata pochi mesi fa. In tutto ciò vorrei completare gli studi della Magistrale in Matematica. 



www.midgard.it/hyperborea3.htm

mercoledì 17 luglio 2019

Intervista a Marco Canonico


Intervista a Marco Canonico, autore del racconto “Onar”, terzo classificato al Premio Midgard Narrativa 2019, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 3”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.




Buongiorno, parlaci del tuo racconto, come nasce?

Il racconto ha avuto la sua origine nel momento stesso in cui sono venuto a conoscenza del premio “Midgard Narrativa”.
Non avevo mai scritto nulla di fantasy, anche se in passato avevo letto vari libri di questo genere, specialmente nella fase adolescenziale.
“Onar”, che in greco significa “sogno” nasce dal mio desiderio di cimentarmi nei vari generi della prosa.
Il racconto è ambientato in un tempo non dichiarato e i luoghi nominati sono inesistenti.
Ovviamente è facile notare che sono tutti o quasi di matrice greca.
La trama riguarda appunto Onar, un cacciatore di incubi generati da dei klopòneira (esseri quasi intangibili che rubano i bei sogni delle persone per rilasciare poi quelli brutti) che hanno invaso le regioni di Nyx e di Ypnos. Starà a lui tentare di risolvere il problema anche se la sua storia si intreccerà con quella di due giovani abitanti del paesino di Anthos, dove è ambientata tutta la vicenda, ovvero Kleide e Amycus. 


Il tuo racconto è prettamente mitologico. Si nota in particolare l’influenza della mitologia ellenica. Ami molto la Grecia e i suoi miti?

Essendo uno studioso di lettere antiche non posso che non amare la Grecia classica.
Come detto, i nomi dei luoghi e dei personaggi sono greci, eccetto uno, Amycus, di origine volutamente latina.
I miti greci, così come il mondo ellenistico in generale, mi affascinano da sempre: ricordo che uno dei primi libri che mi feci regalare appena iniziai il liceo classico fu l’Odissea e “I miti greci” di Robert Graves.
La mitologia classica, sta alla base della nostra cultura: ricordiamo che ufficialmente la letteratura occidentale nasce con Omero e i suoi epos.
Detto questo, la mia volontà era quella di utilizzare un po’ di questa grecità per creare “Onar”, racconto appunto fantastico ma prettamente mitologico. 



I personaggi di “Onar” sono totalmente fantastici e/o ispirati alla mitologia ellenica o hai messo anche qualcosa di tuo in essi?

I personaggi, a parte Fobetore, uno dei tre mitologici fratelli del sonno, sono quasi tutti inventati. Nella mitologia classica non esistono i klopòneira né tantomeno cacciatori di brutti sogni.
Tuttavia Onar ha qualcosa di prettamente personale; è un personaggio piuttosto ambiguo: non è eticamente eccezionale ma comunque persegue un ideale positivo e compie col proprio lavoro buone azioni.
Caratterialmente è terribile: scontroso, piuttosto irascibile, molto ironico e soprattutto desideroso e deciso a lavorare sempre da solo.
Ecco, in questi ultima coppia di aspetti del personaggio sicuramente vi ho inserito due  elementi molto presenti nel mio carattere, in particolare il concetto di lavorare in singolo.
Su questo ultimo tratto ci sto lavorando per riuscire in futuro anche a creare un’opera a più mani (due/tre persone) che sicuramente metterà a dura prova questo mio limite, ma dall’altra parte mi aiuterà a entrare in un’ottica di collaborazione, spesso necessaria anche nella vita di tutti i giorni.


Progetti futuri?

Non ho progetti futuri attualmente ben definiti: non so se dopo “Le rivolte di Amore”, mia prima pubblicazione, e “Onar” mi prenderò una pausa creativa (conoscendomi no, non riesco a stare fermo), ciononostante l’idea è quella di continuare a scrivere e a cimentarmi anche in altri generi della prosa e magari tentare quello della poesia.
Mi è già stato chiesto se ci sarà un seguito di “Onar”, il cui finale è aperto: a questa domanda rispondo che sì, sicuramente ci sarà, perché non sono solito lasciare lavori incompiuti, ma non so ancora quando.
Nel mentre, in attesa di trovare l’ispirazione per altri lavori, mi godo i racconti dei miei colleghi presenti sia in questa edizione di Hyperborea 3, sia nelle due antologie precedenti.
Un ringraziamento pubblico va a Eleonora che mi supporta sempre, all’editore e ai giudici del premio che hanno permesso la nascita di “Onar”.

lunedì 15 luglio 2019

Intervista a Rachele Tarpani


Intervista a Rachele Tarpani, autrice del racconto “Aiko dagli occhi di perla”, secondo classificato al Premio Midgard Narrativa 2019, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 3”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlaci del tuo racconto, come nasce?
Il mio racconto nasce dal mio amore per l’oriente e per la cultura soprattutto giapponese e cinese. Fin da bambina ho sempre avuto una grande passione per le produzioni tipicamente orientali, come anime e manga; passione che tuttora coltivo con vivo interesse. Ho voluto omaggiare questo mio piccolo “guilty pleasure” (non così tanto “guilty”, in realtà) con un racconto dalle tinte delicate e dai personaggi esotici molto lontani dal mondo occidentale.


Rispetto al racconto “Reo”, edito nell’antologia “Hyperborea 2”, hai cambiato genere, sei passata dal fantasy distopico ad un fantasy mitologico. Ami molto attraversare i generi?
Sì, con la dovuta documentazione precedente. Non mi piace buttarmi in generi che non conosco a occhi chiusi, quindi tendo sempre a documentarmi quanto più possibile prima. Sia quello distopico del racconto precedente che quello mitologico, sono generi a me familiari ed è stato facile entrare appieno nella storia che volevo narrare; ma ci sono altri generi che non leggo spesso e le cui dinamiche non mi sono chiare, quindi tendo a non addentrarmici, se prima non ho le dovute conoscenze.

I personaggi di “Aiko dagli occhi di perla” sono frutto della tua fantasia o ti sei ispirata a qualche fonte letteraria o filmica?
L’intera vicenda fa riferimento alla cultura cinese, con la sua creatura mitologica più famosa: il drago. La stessa protagonista e i personaggi che le girano intorno sono tutti frutto della cultura cinese.
In questo racconto, inoltre, ho fatto riferimento anche a creature mitologiche del folklore europeo (come il Kraken), giapponese e addirittura brasiliano. Le divinità sono tutte esistenti e fanno riferimento all’elemento marino, ma si intrecciano in un contesto originale. La stessa Jinsé, l’isola dove della protagonista, è totalmente inventata.

Progetti futuri?
C’è sempre la mia famosa quadrilogia in preparazione. Essendo una serie di romanzi a me molto cara, dopo un anno è ancora in stallo, in continua revisione. Ma qualcosa si sta muovendo… chissà…





giovedì 11 luglio 2019

Intervista a Silvina Bentivegna

Intervista a Silvina Bentivegna, autrice del libro “La Grande Ragnatela”, edito nella Collana Saggistica della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della “Grande Ragnatela”, come nasce?
Quando lavoravo come avvocato nel mio studio e venivano da me le donne vittime della violenza di genere, si vedeva bene che erano già immerse in un rapporto violento, in una ragnatela intrecciata sottilmente dall'uomo violento. Ho pensato che per loro era già tardi e ho riflettuto su come aiutarle, oltre che nel cammino giudiziario. Ecco com’è nata “La Grande Ragnatela”.



Il libro si presenta come un’ottima guida per aiutare una donna ad uscire da una relazione violenta. Puoi parlarcene?

Attraverso questo libro le donne possono rendersi conto di essere immerse, oppure intrappolate, in un ciclo violento, spiego loro come possono lasciare il partner, il compagno, il marito, come uscire dalla telaragna, come denunciare e come condurre un processo giudiziario. Attraverso il libro spiego come fare, do una serie di suggerimenti e di avvertenze che aiutano a comprendere se effettivamente si trovano coinvolte o meno in un rapporto violento. Spiego anche come la famiglia può aiutare la loro figlia, quando è coinvolta in un fidanzamento violento. Che fare? Tratto i diversi casi, se la figlia con i genitori, o da sola.
Un tema molto importante che tratto è quello che riguarda i miti della violenza, come “le piace che la picchino”, alcuni pensano che se una donna resta con il marito o con il compagno è perché lo vuole. Dobbiamo rivedere una serie di idee e di concetti per potere capire la cruda realtà e la complessità di un tema così importate come quello della violenza di genere.



“La Grande Ragnatela” ha riscosso un buon successo in Argentina e in Spagna, prima di essere tradotto in italiano dalla Midgard. Qual è la situazione della violenza contro le donne in questi paesi?

La legislazione italiana e quella spagnola contemplano diversi sistemi al fine di proteggere le donne dalla violenza maschile, la situazione della violenza in questi paesi è simile tenendo conto le statistiche di femminicidi. Il numero delle morti delle donne riflette il modo in cui i paesi lavorano per combattere la violenza.
In Argentina dall'inizio dell'anno fino al 30 di giugno si sono registrati 168 femminicidi. Le donne stanno morendo in conseguenza all'inazione statale, viviamo in un mondo dove è cosa normale ascoltare notizie sulla scomparsa di adolescenti e di giovani che non sono mai tornate a casa, che erano uscite per andare all'università o per andare a ballare con le amiche e che non sono più tornate.
Le cattive indagini sui casi di donne assassinate dimostrano la complicità dello stato, la violenza istituzionale riflessa all'interno dei processi, insomma nell'intera azione giudiziale e di polizia all'interno del processo.
Questi sono chiari riflessi dell'inazione statale.
Lo vediamo anche nei casi più importanti in Argentina e Spagna.


Le leggi attuali sono sufficienti in America e in Europa per combattere il fenomeno della violenza contro le donne o ne servono altre a tuo giudizio?

La legislazione in America e in Europa contemplano diversi sistemi al fine di proteggere le donne dalla violenza, ma il problema non è propriamente la legge, le leggi esistono, ma il giudice non le applica talvolta come dovrebbero essere applicate e accanto al giudice sta pure l'avvocato della donna maltrattata, che è responsabile per il processo della donna. Per questo motivo molti femminicidi accadono a mio parere, infatti manca nella giustizia e negli avvocati più prospettiva di genere. È necessaria un’educazione sessuale integrale, dalla prima infanzia, per combattere lo stereotipo di genere e la violenza maschile.
Le donne di America ed Europa hanno alzato ben forte le loro voci uscendo per le strade, reclamando non una di meno a causa di questo flagello, chiedendo l'uguaglianza fra donne e uomini, con l'aspirazione ad un mondo in cui le donne possano essere libere.
Deve esistere una forte volontà politica affinché si possa eradicare la violenza maschilista dalla nostra società. Nessun uomo nasce violento.
Dobbiamo lavorare fin dall'infanzia attraverso politiche pubbliche, lavorando nelle scuole, includendo nei programmi diverse materie di genere e un’educazione sessuale integrale.
Così riusciremo a raggiungere un'uguaglianza fra donne e uomini fin da piccoli, liberi dagli stereotipi e dove il patriarcato passi ad essere un’utopia.


venerdì 5 luglio 2019

Intervista a Marco Bertoli


Intervista a Marco Bertoli, autore del racconto “Rinascita”, vincitore del Premio Midgard Narrativa 2019, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 3”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci del tuo racconto, come nasce?


Buongiorno a Voi.
Prima di tutto permettetemi di ringraziarvi per questa intervista.
Il racconto trae origine dalla predilezione che nutro per la Storia antica, in particolare per l’Età del Bronzo nel Bacino Mediterraneo. La Civiltà Micenea, poi, mi ha affascinato dal momento in cui, ancora bambino, vidi su un libro una rappresentazione del Cavallo di Troia all’interno della città in fiamme. Nel corso degli anni ho letto molti testi sull’argomento e intrattenuto corrispondenze con esperti del periodo, sia nazionali sia esteri.
“Rinascita” è uno dei diversi racconti che ho ambientato nella Grecia e nel Mare Egeo del 1200 a. C.
Un romanzo giallo storico che ha per protagonista Dedalo, o meglio Daidalon in Lineare B, è di prossima pubblicazione.


Il racconto rientra nel genere Sword and Sorcery. Ti piace molto questo genere letterario?

La risposta è un ‘Sì’ secco. Mi sono ‘bevuto’ tutta la produzione di Howard, Ashton Smith, C. L. Moore, Kuttner, Leiber e molti altri. Senza dimenticare Omero, la cui “Odissea” è alle fondamenta del genere e, guarda caso, si svolge in epoca micenea.
Apprezzo il genere perché mi rilassa seguire le vicende di personaggi che possono risolvere la maggior parte dei problemi della vita con un colpo di spada ben assestato. È così anche per le eroine della mia produzione, pur nella loro complessità psicologica adatta al gusto attuale dei lettori.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?


La passione di ‘narrare’ storie risale all’infanzia quando inventavo avventure fantastiche da raccontare agli amici. Ai tempi del Liceo provai a metterne qualcuna nero su bianco ma avevo troppi interessi per la testa e così la scrittura passò dapprima in secondo piano e poi nel dimenticatoio. Dopo lunghi anni di oblio, la necessità di raccontare è divampata di nuovo, non so nemmeno io il motivo. Forse la voglia di creare mondi e vite alternative a quelli reali è insopprimibile e costituisce una valvola di sfogo alle tensioni quotidiane. Cerco, quindi, di concedermi una mezz’ora al giorno, ritagliandola fra il lavoro e gli impegni familiari.


Progetti futuri?

Oltre a scrivere racconti, al momento sto lavorando a un romanzo Young Adult di genere distopico.
Le ultime mie quattro opere edite sono indirizzate, infatti, al pubblico dei ragazzi perché ritengo che occorra appassionarli alla lettura se vogliamo che cresca in loro la capacità critica. Conoscere le problematiche esistenziali di persone diverse da noi, che ci s’immedesimi in esse o si rifiutino, è fondamentale per potersi confrontare con il mondo esterno senza subirne i condizionamenti. Saranno parole abusate, ma sono convinto che senza libri l’umanità sarebbe meno libera.


giovedì 4 luglio 2019

Intervista a Virio Cau


Intervista a Virio Cau, autore del romanzo “L’isola che non c’era”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua nuova opera, come nasce?

Buongiorno. Ho voluto scrivere un romanzo che da subito ho definito di fantascienza, genere a cui sono appassionato fin da ragazzo. È la prima volta che mi cimento in un’opera così lunga, anche se in realtà avevo già scritto numerosi racconti anche di genere diverso, e poiché con la fine del periodo lavorativo posso godere di maggior tempo libero, ho deciso di ampliare una delle mie storie per renderla più completa e concreta anche con elementi descrittivi che non fossero essenzialmente di genere ma che potessero riferirsi anche a momenti di effettiva attualità.


Quali sono le tematiche più importanti del tuo romanzo?

Credo che tra le tante prevalga l’importanza che assegno al rapporto tra le persone, che i vari personaggi ritengono debba essere puro e privo di pregiudizi; e poi la cultura, la conoscenza, la libertà di pensiero, elementi senza i quali non potrà mai esserci un reale progresso civile.


Hai avuto delle fonti ispirative, dalla letteratura e dal cinema, per quest’opera?

Posso affermare con assoluta certezza che qualsiasi elemento circondi la nostra esistenza sia un elemento di ispirazione. Non si può prescindere dalla nostra esistenza se si desidera esternare le proprie fantasie, le proprie idee, le proprie emozioni. Quindi sì, tutto ciò che leggo, tutto ciò che vedo, tutto ciò con cui vengo a contatto costituiscono le fonti della mia ispirazione.


Progetti futuri?

Ho già iniziato un altro romanzo che conto di terminare entro l’anno.

www.midgard.it/lisola_chenoncera.htm