lunedì 5 agosto 2024

Ghoul (vendetta postuma)

 di Pier Francesco Grazioli.







Ah! Se solamente poteste immaginare quanto finalmente, piacevole sia il poter inalare l'atmosfera stantia che regna qui dentro!
Come poterla descrivere? 
Odore di marcio ed umido, culminano in un sudario invisibile impregnato del più disgustoso lezzo, il quale avvolge pietosamente il tutto; e che neanche l'oblio di una memoria perduta riesce a mitigare. 
Certo... è accaduto tutto molto tempo fa; quando mi fidavo ciecamente di coloro che essendo la mia famiglia, avrebbero dovuto proteggermi, tenermi al sicuro e soprattutto capire. 
Ma andiamo per ordine...
Mio fratello e sua moglie, avrebbero dovuto comprendere che il mio disturbo, se tale poteva essere considerato, richiedeva sì delle cure. 
Ma, con l'andar del tempo, quel lieve tremore accompagnato da un senso d'estraneità che raramente mi assaliva sin dalla nascita, sarebbe totalmente scomparso.
Ma capitò più volte che nell'età adulta, quel disturbo si manifestasse anche alla presenza di amici benpensanti. 
Una volta, accadde proprio durante il ballo del debutto di mia cugina. 
Si vede che certe tonalità musicali per le frequenze che emettevano, andavano a stuzzicare quella parte del mio cervello che era un po' più sensibile diciamo. 
All'inizio non caddi per terra e non persi conoscenza; restai solamente come imbambolato... come se tra me e le altre persone presenti nella sala si fosse alzato un muro invisibile, ma la sensazione più bella era che mi sembrava di uscire dal corpo.
Esatto, con la mia persona ero lì  ma non con la mia mente. L'orchestra, gli invitati, la sala; tutto era scomparso, ed al loro posto vedevo altri luoghi.
Una volta mi ritrovai di notte a camminare nel deserto sotto un bellissimo cielo stellato, con una luna che sembrava un grande disco d'argento; ed all'improvviso, la sua luce mi rivelò la figura di una gigantesca sfinge alla cui base vi era una scalinata di pietra.
Non capivo come potessi trovarmi lì, e nessuna spiegazione razionale sarebbe stata in grado di fare luce su ciò.
Forse la risposta stava in cima a quella scala; dove, rischiarata da una flebile luce, intravidi una porta. 
Decisi allora di salire, ma appena fatti pochi scalini, la sfinge iniziò a parlarmi... 
“Fermati! Chi sei tu che vaghi in questo deserto? Perché vuoi salire quella scala?”
Quella voce mi aveva pietrificato... non riuscivo a muovere un muscolo. 
Alzai lentamente lo sguardo verso quel volto di pietra che sembrava fissarmi con severità, per poi riabbassarlo subito come un ladro colto in flagrante.
A testa bassa e con voce tremante risposi: “Io non so come sia capitato qui e perché. So solo che mi succede da anni, ed indipendentemente dalla mia volontà.”
“Se sono delle risposte che cerchi, allora sali fino all'ultimo gradino. Una volta giunto, vedrai una statua della Dea Iside dal volto velato. Nelle sue mani unite a coppa giace una lanterna, la cui fiamma ti schiuderà la conoscenza che cerchi; ma solo se avrai il coraggio di sollevare il suo velo” disse la sfinge
Mosso dalla brama di sapere, salii lentamente quella scala, ed una volta giunto di fronte alla statua  esitai per un attimo. 
Poi, lentamente sollevai quel velo, rivelando un bellissimo volto di donna nei cui occhi erano incastonate due lucide pietre scure.  
Su quelle pupille inanimate, i riflessi della fiamma sembravano danzare, donando loro una vitalità surreale che catturò il mio sguardo al punto da non poterlo più distogliere da esse.
Fu come guardare in un'oscurità senza fine... ebbi l'impressione di precipitare in un ancestrale abisso, e quando mi sembrò di averne toccato il fondo, una scena raccapricciante si palesò ai miei occhi.
In una cripta dimenticata, degli esseri orrendi  dall'aspetto di canidi ne profanavano i sepolcri per cibarsi dei corpi in essi contenuti. 
Quei mostri con i loro artigli, strappavano i sudari e si gettavano su quei poveri resti facendone scempio, emettendo versi gutturali e lugubri ululati. 
Poi, mentre gli altri consumavano quel macabro banchetto, uno di loro prese un cuore e lo consegnò con riverenza a colui che è il giudice supremo. 
Sì, era folle il solo pensarlo... ma riconobbi con certezza il Dio Anubi! 



Estratto dal racconto "Ghoul (vendetta postuma)" di Pier Francesco Grazioli, dal libro "Hyperborea 8",  Midgard Editrice.
Racconto vincitore a parimerito del Premio Midgard Narrativa 2024.


Ordinabile anche su Mondadoristore, IBS, Amazon, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.



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