venerdì 9 agosto 2024

Vedānta Advaita e Scienza Moderna

 di Riccardo Tennenini e Raffaele Pescitelli.







Negli ultimi anni si è sentito molto parlare del bosone di Higgs. Questa particella fu teorizzata nel 1964 dal fisico inglese Peter Higgs, e rilevata per la prima volta il 4 Luglio del 2012 presso il Large Hadron Collider (LHC) di Ginevra. Una volta teorizzato il bosone di Higgs, si cominciò a cercare di dimostrarne l'esistenza sperimentalmente, dato che costituiva un elemento fondamentale del Modello Standard. Infatti, come possiamo osservare da una classica rappresentazione di tale modello, il bosone di Higgs occupa la parte centrale.
Il Modello Standard è “usato dai fisici per interpretare i costituenti elementari di cui è formata la materia e le forze che la tengono insieme o ne provocano la disintegrazione.”
Per comprendere come agisce il bosone di Higgs, dobbiamo innanzitutto comprendere che più bosoni di Higgs costituiscono quello che viene chiamato campo di Higgs. È stato ipotizzato che questo campo abbia avuto origine subito dopo il Big Bang, contribuendo alla formazione della materia. In che modo? I bosoni di Higgs presenti in un campo di Higgs possono interagire o meno con particelle che si originano e attraversano tale campo. Se l'interazione è nulla le particelle attraverseranno il campo senza acquisire massa, (per esempio i fotoni), altrimenti acquisteranno tanta massa quanta più sarà forte l'interazione. La creazione di questa massa ha fatto sì che ci si riferisca al bosone di Higgs come alla particella di Dio. “La scoperta di una nuova particella al CERN è una forte indicazione che la massa dei quark sia dovuta alla loro interazione con il campo di Higgs, che trasforma quark altrimenti privi di massa in particelle massive. L’interazione dà «spessore» alle particelle, rallentandole: questa resistenza all’accelerazione è ciò che chiamiamo massa. Ma le masse dei quark sono molto piccole, e spiegano solo l’uno per cento della massa del protone o del neutrone. Il restante 99 per cento è dovuto all’energia trasportata dai gluoni privi di massa che vengono continuamente scambiati dai quark e che li tengono legati assieme. Nel Modello Standard il concetto di massa come proprietà intrinseca, o misura della quantità di sostanza, non esiste più. La massa proviene esclusivamente dall’energia delle interazioni che si verificano tra i campi quantistici elementari e le loro particelle. Il bosone di Higgs è parte del meccanismo che spiega come si forma la massa di tutte le particelle dell’universo.
Anche se tutta la materia dell’universo fosse fatta di quark e leptoni, dovrebbe la sua stessa sostanza all’energia acquisita grazie all’interazione con il campo di Higgs e allo scambio di gluoni. Senza queste interazioni, la materia sarebbe effimera e impalpabile come la luce stessa, e nulla sarebbe.”
A questo punto, dopo questa breve illustrazione sulla scoperta del dualismo onda-particella e della descrizione delle particelle atomiche e sub-atomiche, si può ben notare come la Fisica classica non fu in grado di spiegare i fenomeni a livello sub-atomico, e nacque così la Fisica quantistica che non si basava più su un approccio deterministico bensì su un approccio probabilistico. Questo ci fa comprendere che se vogliamo investigare la realtà non possiamo approcciarsi ad essa seguendo un ragionamento rigido, schematico e sempre governato da una logica illusoria di poter spiegare tutto basandosi sulle conoscenze pregresse. I fisici del ‘900 ebbero veramente intuizioni rivoluzionarie che aprirono nuove strade non solo in campo fisico, ma in tutti gli altri campi. A nostro avviso, un altro insegnamento importante riguarda la non divisibilità della Fisica e della Metafisica. L’una non esclude l’altra, ma anzi l’una aiuta a comprendere l’altra perché esse sono intimamente unite, come sono uniti l’universo e l’atomo. I filosofi greci hanno tantissimo da insegnarci ancora oggi su punti fondamentali come questo, in quanto vivevano in armonia coltivando lo studio della Fisica e della Metafisica senza considerarle in opposizione fra loro. Quando ci si trova davanti a qualche fenomeno fisico incomprensibile è necessario fare un “salto metafisico” che indica nuove vie, le quali aprono la mente alla comprensione di fenomeni naturali. Come effetto si ha che anche la Fisica aiuta a comprendere la Metafisica, perché le nuove vie intraprese permettono di andare “oltre la Fisica” e quindi ciò che prima non si comprendeva diventa chiaro e accessibile. Questa caratteristica la troviamo proprio nel Vedānta in cui la volontà Advaita non distingue tra Fisica e Metafisica.



Dopo aver visto il rapporto tra scienza e metafisica, ora andremo a dare una spiegazione del monosillabo sacro Om (ॐ). Questo potente simbolo mistico e meditativo racchiude in sé profonde speculazioni filosofico/realizzative e metafisiche correlate con le più avanzate scoperte scientifiche. L’Om possiede tre “misure” dette matra cioè i suoni/lettere a-u-m che stanno a indicare precisi stati di coscienza di esistenza individuale e universale.

A = Stato di veglia associato al piano fisico della manifestazione
U = Stato di sogno associato al piano psichico-energetico 
M = Stato di sonno profondo senza sogni associato al piano vibratorio del Tutto.

Oltre queste tre misure c’è il Silenzio origine del Tutto il Brahman. Pertanto l’Om “sonoro” e con misure rappresenta il Brahman Saguna cioè Dio, mente il Vedānta l’Advaita definisce il Quarto (Turīya) “non sonoro” Brahman Nirguna ciò che è oltre le tre lettere e che ne rappresenta la matrice (yoni). Per questo motivo viene definito Om silenzioso e privo di misure. Quello (Tat) che identificheremo con il termine Unità (Brahman Nirguna) non è differente da Questo (Brahman Saguna). Il Tutto cioè l’intero universo con le sue tre misure è ugualmente Quello. L’Unità è assoluta, pur riflettendosi a livello universale non perde la propria illimitatezza che agisce nella capacità di esprimersi e svelarsi come ātman/coscienza in ogni singolo ente dell’universo. Ātman è anche detto sarvantaryamin cioè l’eterno testimone presente e immanente in ogni ente, guida interiore di tutti. Epiteto di Ātman come jīva. In India la forma più comune di saluto è “namasté” che, lungi dal voler dire “ciao” a cui siamo abituati noi in Occidente, è un saluto a quella persona in quanto Brahman. Mentre una delle più importanti sentenze vediche è “tu sei Quello” (tat tvam asi) sta ad indicare l’identità del jīva con Brahman. Con ciò si vuole affermare che “Questo” è “Quello” e viceversa. L’Unità è l’unica realtà ed è Uno senza secondo (ekamevādvitiyam).
Fritjof Capra nel suo libro “Tao della fisica” dice che questa Unità/Brahman è la consapevolezza della mutua interrelazione di tutte le cose, eventi e fenomeni nel mondo come manifestazioni di una fondamentale unità. Questa Unità non è solo presente nel Vedānta Advaita ma, come abbiamo visto anche nella fisica moderna. Entrambi vedono l’universo non come fenomeni fisici separati, bensì come un’Unità unica fatta di una immensa ed estesa rete di interconnessioni tra enti ed eventi tutti collegati tra loro.

“Le particelle materiali isolate sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili solo mediante la loro interazione con altri sistemi.”

“La stessa illusione si produce in una galleria di specchi e nello stesso modo Gaurisankar e il monte Everest risultano essere la stessa montagna vista da valli diverse.”

Ciò lo possiamo spiegare con un cerchio disegnato su un foglio bianco, dentro il quale risiede il Tutto. Potremo dire che c'è molteplicità se ciò che noi vediamo sul foglio è un unico grande cerchio? No perché i vari enti che compongono il Tutto non sono adiacenti al cerchio ma al suo interno. Un altro esempio che possiamo fare per spiegare ulteriormente l’Unità è quello di constatare che ogni ente presente in tutto l’universo è composto da atomi e di conseguenza questi atomi sono composti per il 99,9% da spazio vuoto. Se noi potessimo levare tutto lo spazio vuoto presente nell’universo tenendo solo quello 0,01% che è composto da nuclei subatomici di ogni singolo ente, inseparabili uno dall’altro atti a formare un’unica grande particella subatomica quella sarebbe l’Unità del Brahman. L’Unità e il Tutto in termini vedāntini sono i due aspetti di Brahman, Nirguna e Saguna. L’aspetto Nirguna cioè al di là dei guṇa è la realtà sottostante dell’intero universo Saguna vincolato dai tre guṇa.




Due estratti dal volume "Vedānta Advaita e Scienza Moderna" di Riccardo Tennenini e Raffaele Pescitelli, Midgard Editrice.


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