lunedì 13 maggio 2024

Intervista a Luca Benedetti

 





Buongiorno Luca, come nasce questa tua opera?

Buongiorno a tutti i lettori della Midgard editrice, e a te Fabrizio. Questa mia opera nasce dalla mia necessità di esprimere i miei pensieri su carta, trasformando i grovigli dei pensieri in parole. All’epoca avevo quindici anni, era appena uscito nelle sale il primo film tratto da “Il Signore degli Anelli” e,  come molti, ne sono rimasto affascinato a tal punto da voler creare un mio mondo personale, unico nel suo genere. Il fantasy mi ha da sempre affascinato: giocavo ai giochi di ruolo con i miei amici e anche quella realtà era per me di ispirazione. Non mi piaceva tanto il gioco in sé, quanto le trame che ne uscivano fuori: veri e propri racconti delle gesta di gruppi composti da improbabili razze, classi e generi; narrazioni di luoghi mai visti prima e con nomi alle volte dalla pronuncia impossibile, e tesori da recuperare attraverso indecifrabili mappe. Tutto è partito proprio da qui. Realizzai la prima mappa di un mondo in cui far giocare i miei amici, una serie di scarabocchi su di una pagina di quaderno; vi posi dei nomi inventati, delle zone montuose, dei fiumi circondati dai boschi e dalle foreste. Non mancava altro che dare un nome a quel nuovo mondo, venne quasi subito da sé: Arrlonn (Isole Vaste) poiché quel mondo è composto da terre abbastanza grandi, separate dal mare. Cominciai a scrivere a mano tutta la storia ma poi, per fortuna, arrivò il primo pc in casa, altrimenti a quest’ora sarei senza più i tendini nelle mani a furia di scrivere con la penna. Da lì in poi, con alti e bassi, abbandoni e recuperi a più riprese, sono arrivato a pubblicare la mia opera prima.


Quali sono le tematiche più importanti del libro?

Le tematiche de “I Racconti di Arrlonn: Vendette” sono molteplici. Si parte da una sete di vendetta, che porterà solamente distruzione, non solo fisica, ma anche mentale. Da quello che ho imparato nella mia vita, infatti, il rancore porta solamente all’annientamento di sé stessi. La voglia negativa di rivalsa comporta una solitudine inutile e demoralizzante, così come anche l’invidia verso gli altri. Un altro messaggio che ho portato nelle pagine del mio libro, invece, è quello della creazione tutta: l’uomo, a parer mio, dovrebbe allentare il proprio ego e dedicarsi a contemplare tutto ciò che la natura ha da offrire. Ho visto il nostro mondo dalle cime dei monti, e vi posso assicurare che la fatica ne è valsa la pena. 
Come diceva Robin Williams ne “L’Attimo Fuggente”: Perché sono salito quassù? Chi indovina? -Per sentirsi alto. -No [...]. Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti?
Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.
A me, in buona sostanza, piace osservare le cose. Ammiro tutto ciò che il creato e l’umanità mi offre. E di questo bisogna sempre essere grati.


Ci sono autori e autrici che ispirano la tua scrittura?

E chi non ne ha? Dopotutto siamo scrittori proprio per questo, perché un giorno abbiamo letto quello specifico libro di quel meraviglioso autore, o autrice, che ci ha fatto aprire gli occhi. Il mio principalmente è stato Tolkien, anche se non da solo: Ursula le Guin, col suo ciclo di Earthsea, è stata molto impattante. Ma l’imaginarium di Tolkien è stato davvero il più importante: è riuscito a creare un mondo nel quale ogni creatura che lo abita ha il suo scopo, e questo ha ispirato nel mio romanzo il fatto che qualsiasi creatura appaia ha un suo scopo finale, nel bene e nel male.





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