martedì 21 novembre 2023

In morte di una maschera

 di Giulio Alessandro Germanico






Indizi

Ti amo,
come ultimo rimasto
d’una razza estinta.
Come trama sottile,
che già resiste
al tempo.
Ti cerco,
come vena d’oro
nel fondo d’una spelonca.
Da ultimo,
come perfetto incastro
che tiene stretto il cuore.
Coda di rondine
che vola,
vicino alla morte.



Lettere dal Paradiso - Ri-comprensioni

Orsù dai mari
Ai monti.
All’acque pure
Dai picchi innevati.
Ai miti consigli
Dalle perturbazioni.
Da modeste prove,
a pugnali in bocca.
Il daimon ci guiderà
dove non sapevamo,
e saremo:
Più forti di prima,
nella disperazione;
Più sinceri d’una carezza,
quando ricambiata;
Più soli nella morte,
che per ultimo ci attende;
Sempre più felici,
nello sguardo di chi ci ama.



Lettere dall’Inferno - Visioni

Cerco di combattere dove mi si para il destino,
Cerco di vincere l’impossibile tutto donando,
Brucio di fiamma pura e veloce ed avanzo,
ove nessuno ha mai vinto il drago, ma ingenuo,
finisco a brandelli, nella tela d’un ragno.
Oh Musa delle mie visioni, salvami!
Fin quando sono ancora in tempo.
Oh Musa del mio sogno impossibile!
Tu che conosci le mie sofferenze,
Sollevami dal peso della perdizione!
Leggiadra fanciulla, spiritata e senza tempo.
Accarezzami laddove non più esiste
integro arto pronto all’uso. Mia amata,
Protettrice delle arti, salvami da me stesso!
E compi il miracolo che rigenera le carni!
Non voglio perir come tanti, obesi, falsi e cialtroni.
Non voglio mendicar denari per scrivere
I miei motti inutili al mondo.
Non voglio soffrire nella stima e dirigermi
Al macello familiare.
Fa’ vincere il coraggio e rinnova il patto ultimo
del mio destino: trova un via d’uscita, per chi
ha creduto nell’idea pura!
Salvami! Oh redentrice dei perversi visionari!
Coloro che nutrono in grembo, per te, versi d’amore.



Lettere dall’Inferno - Il destino del poeta

Il guizzo fiorito della scrittura,
unica certezza di governo.
Il pavido volo d’una tortora,
Il casco glabro d’un insetto.
Cosa rimane della vampa,
Di notte riarde come viva,
Ferita a morte al cospetto,
Della nostra languida fatica.
Ora il tormento strisciante
s’abbuia, verso il meriggio
bisognoso, delle promesse
che t’amo e m’ami ancora.
E torneremo a crescere,
nel desiderio se Tu vorrai,
se Io vorrò, prima che
sia giunta la Nostra ora.
 
Altrimenti mi stenderò,
sull’erba fresca dei campi
e solo indicherò le nuvole,
fingendo d’averti accanto.
Poi laggiù, nel fitto dei boschi,
ingurgiterò more insanguinate
e pregherò il ciel medesimo,
di mai più tornare alla vettura.


Estratto dal volume "In morte di una maschera" di Giulio Alessandro Germanico, Midgard Editrice 2023.




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