venerdì 15 settembre 2023

Re Bove

 di Tommaso Sala.







Controvoglia, Bellisario si dovette inginocchiare davanti a Cornelio, il signore di Campuasce, il più importante ed influente nobile del Contado del Molisio.
Odiava farlo, perché lui voleva inchinarsi solo davanti a uomini o donne meritevoli di tale rispetto, per le azioni che compivano in vita e non per un diritto di nascita, tanto insensato quanto immotivato.
Ma aveva giurato fedeltà al Re di Enotria, al Regno e ai Nobili tutti, perciò gli toccava quel gesto, imposto da un antico cerimoniale.
Si trovava al cospetto di Cornelio perché questi aveva bisogno dell’intervento di un Cacciatore dell’Ignoto come lui.
Quando il nobile gli fece segno, Bellisario si alzò in piedi ed iniziò a parlare.
«Mio signore» disse Bellisario «eccomi ad offrire i miei servigi» quelle parole uscirono con tanta falsità dalla bocca del Cacciatore.
Quella stanza odorava di morte, ma Bellisario non capiva da dove provenisse tale odore.
«Cacciatore, ti ringrazio per aver risposto alla mia chiamata… da un paio di mesi, nelle nostre terre… soprattutto dalle parti di Marice… si aggira un Figlio dell’Ignoto.»
«Perdonate, mio signore, ma qualcuno lo ha effettivamente visto? Quali sono le prove del suo passaggio?»
«Mi stai dando del bugiardo?» chiese Cornelio, con rabbia.
«No, mio signore… è solo che ho bisogno di prove concrete, prima di agire.»
Cornelio alzò gli occhi al soffitto.
«I contadini… loro lo hanno visto, Cacciatore insolente. Parlano di una creatura con la testa di toro e il corpo di uomo, di un minotauro. Distrugge i campi e il seminato, uccide le bestie e maciulla anche gli esseri umani» Cornelio fece un gesto con la testa in direzione di un soldato, con degli occhi privi di espressione, che stava in piedi vicino ad una donna anziana, con i capelli grigi e lunghi, un volto rotondo ed un naso appuntito. Il soldato trascinò un sacco vicino a Bellisario.
Lo aprì e ne tirò fuori pezzi di cadavere, come se niente fosse. Era quella l’origine del tanfo.
«Ecco, Cacciatore. Queste prove sono sufficienti?»
Dopo un’ispezione di Bellisario, Cornelio ordinò al soldato di portare via il cadavere. Questi ubbidì, senza dire niente.
«Sì mio signore. Ma non c’era bisogno di tale teatralità.»
Quando il sacco uscì dalla stanza, l’aria si liberò di quell’olezzo e Bellisario fu in grado di percepire un leggero odore di noce. Era debole e si mischiava agli altri odori presenti nella stanza, ma il suo olfatto era abbastanza forte da percepirlo. Bellisario iniziò a guardare le donne presenti a corte, ad ispezionarle.
«Mio signore, qualcuno ha effettivamente visto il minotauro compiere quei gesti dei quali lo accusate?» domandò Bellisario.
Cornelio lo guardò spazientito.
«Mio signore» una donna, in piedi al fianco di Cornelio, intervenne, dopo avergli appoggiato una mano sulla spalla. Cornelio la guardò con serietà. La donna era giovane, di bell’aspetto e con i capelli neri e lisci, mentre Cornelio aveva superato la mezza età.
Lei aveva una piccola cicatrice sotto l’occhio sinistro, quasi a forma di lacrima.
«Credo sia opportuno dire al nostro ospite quanto accaduto a Demetrio Dei Bove» la voce della donna tremava.
Cornelio fece di sì con la testa.
«La mia nuova e giovane sposa, Augusta, sembra non fidarsi della mia memoria. Ci stavo giusto per arrivare!» aggiunse lui, guardandola male «Qui vicino, Cacciatore, c’è il maniero Dei Bove, una famiglia di piccoli nobili, con pochi possedimenti. Miei feudatari, così come io lo sono del nostro amatissimo Re. La sua servitù, tempo fa, è scappata dal maniero spaventata per colpa del minotauro. Se lo sono ritrovati in casa, di notte. Ha ucciso Demetrio, l’ultimo Dei Bove, e ha messo tutti in fuga. Per questo, i contadini hanno soprannominato il minotauro Re Bove, proprio perché sembrava essersi sostituito al precedente signore delle terre di Marice e per il suo aspetto da bovino. Credo che questa possa essere una prova più che concreta, non trovi, Cacciatore?»
«Non sappiamo se sia morto» disse Augusta, la sposa, fulminata poi dallo sguardo di Cornelio.
«Nessuno ha visto la sua morte? Nessuno ha visto il suo cadavere?» chiese Bellisario.
«No» rispose Cornelio «ma sappiamo che è morto, altrimenti si sarebbe fatto vedere, non trovi, mio illustre Cacciatore?» c’era ironia nella voce di Cornelio.
«Certamente» disse con calma Bellisario, nonostante volesse rispondere più a tono. Si sarebbe potuto sbarazzare di chiunque, in quella sala, senza problemi. Ma non voleva macchiarsi inutilmente le mani di sangue innocente.
Siccome era passato qualche minuto dalla scomparsa del cadavere, l’aria si era fatta più pura e si era svuotata maggiormente del fetore della morte. L’odore di noce continuava a persistere.
«Adesso cosa farai? Come hai intenzione di procedere?» chiese Cornelio, notando il silenzio del Cacciatore, intento ad osservare i cortigiani e le guardie presenti.
«Andrò nei campi, mio signore, nelle terre che voi mi indicherete. Cercherò tracce di questo minotauro, lo inseguirò e mi occuperò di lui.»
«Vuoi dire che lo ucciderai, non è vero?» chiese Cornelio, impaziente.
«Non necessariamente.»
Cornelio non riuscì a credere alle sue orecchie e colpì con i pugni i braccioli del suo scranno.
«Sempre i soliti, voi altri… i Figli dell’Ignoto sono delle minacce, lo sanno tutti. Questo minotauro sta flagellando le nostre terre e tu non lo vuoi uccidere? Cosa farai? Un bel processo, con tanto di avvocato difensore? E poi lo mettiamo in un carcere, dove gli paghiamo vitto e alloggio a spese nostre?» Cornelio era furente «Devi ucciderlo e basta!»
«Mio signore, non è mia intenzione né mancarvi di rispetto, né mentirvi. Ma voi avete chiesto l’intervento di un Cacciatore dell’Ignoto, non di un boia.»


Estratto dal racconto "Re Bove" di Tommaso Sala, vincitore a parimerito del Premio Midgard Narrativa 2023, presente nell'antologia "Hyperborea 7", Midgard Editrice 2023.




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