di Mira Susic.
Il cielo è terso e chiaro come l‘acqua limpida del ruscello che sgorga in alta montagna. Il caldo sole brilla nel cielo azzurro senza una nuvola.
Una lieve brezza smuove le foglie degli alberi, infilandosi tra i rami delle piante.
C’è una fitta prateria verde.
L’erba cresce rigogliosa e il pascolo è il posticino adatto per una scorpacciata d’erba fresca.
Il grande prato è il posto ideale per il gregge di pecore, infatti le pecorelle non faticano a
brucare la gustosa erba.
C’è l’imbarazzo della scelta sul pascolo pieno zeppo d’erba che fa venire alle pecorelle la collina in bocca.
Tutte le pecore del gregge sono perciò felici di starsene al pascolo sotto l’occhio vigile del cane pastore, che veglia ogni giorno su di loro.
Nel gruppo però c’è qualcuno che si è stancato di essere uguale alle altre pecore.
“Beeeh beeeh beeeh! Belo come tutte le altre mie compagne, ho il musetto e le zampette come ogni pecora del gruppo, per giunta la mia lana è soffice e morbida come la lana di tutte le pecore del gregge, in sostanza mi sembra di essere un clone, un numero nella interminabile sfilza di numeri dell’elenco contabile del cane pastore” sbuffa delusa la piccola pecorella mentre alza la testa lanciando uno sguardo lungo le teste chinate delle sue amiche, che non si stancano neanche per un po’ di brucare la gustosa erba del prato.
Ognuna di loro strappa un ciuffo d’erba masticandolo ben bene, tenendo però sempre la testa bassa, incollata al suolo del pascolo.
“Non voglio essere uguale alle mie compagne ed amiche, perciò devo farmi venire una brillante idea per distinguermi da loro” dice la scontenta pecorella allontanandosi dal gruppo.
Vedendo la pecora allontanarsi dal gregge il cane pastore le taglia la strada bloccandola.
“Conosci le regole, perciò fila nel gruppo!" fa la voce grossa il severo cane.
“Uffa, non mi va di stare nel gruppo e brucare l’erba!” protesta la pecorella.
“Chi ti credi di essere? Fai parte del gregge, perciò comportati come si deve e tornatene da brava fra ranghi” la ammonisce il cane pastore.
“Ma io non voglio essere come tutte le altre pecore, non mi farò tosare dal pastore” insiste la pecora.
Il cane scuote la testa stupito, poi ci pensa un po’ su e risponde: “Ti sbagli di grosso pecorella. Ogni essere vivente sulla Terra è diverso, unico, irrepetibile, dunque speciale, perciò anche tu sei unica, irrepetibile e speciale, in sostanza sei simile alle tue compagne ed amiche, ma non sei uguale a loro.”
“Ma davvero tutti gli esseri viventi di questo mondo sono una cosa unica e speciale anche se appartengono alla stessa specie?” domanda meravigliata la pecorella.
“Gli animali, le piante e i bipedi, ovvero gli umani, sono simili, possono assomigliarsi tra loro, ma non sono mai uguali come una goccia d’acqua, non sono dei cloni. C’è qualcosa di speciale ed unico in ognuno di noi” spiega il paziente cane.
“Evviva, allora anch’io sono una pecora speciale!” si rallegra la pecorella.
Dopodiché ritorna sollevata e felice fra le amiche, le sue compagne del gregge, mentre il cane pastore le continua ad osservare con occhio vigile.
Estratto dal volume "Fuori dal coro" di Mira Susic, Midgard Editrice 2022
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