di Margherita Del Ninno.
Oscar Wilde diceva che l’unico modo di amare è amare.
Ho amato tutta la vita: un uomo, i miei genitori, le mie sorelle e
fratelli, i miei figli, i miei nipoti, i miei suoceri, i miei colleghi. Ho
amato. Solo amato, ma non sono stata amata. Mai.
Poi, un giorno, ho detto basta a me stessa, non ho pensato, o forse ho
pensato poco, e che cosa ho fatto? Leopardi diceva che fino all’ultimo
istante di vita si può cambiare il proprio destino ed io ho voluto
cambiare la mia vita a 59 anni, oddio, cambiare è un eufemismo.
Ho stravolto la mia vita. Purtroppo ho stravolto anche la vita della mia
adorata famiglia, dei miei adorati figli, che forse non mi perdoneranno
mai ciò che ho fatto.
Ho lasciato loro solo una lettera in cui crudelmente raccontavo tutto
ciò che per anni avevo nascosto loro, agli altri e forse anche a me
stessa.
Ho buttato alle spalle sofferenze indicibili, umiliazioni e forse anche
gioie, ma effimere.
Di sera, ma soprattutto il sabato e la domenica, quando non lavoro, mi
ritrovo sola, in una casa non mia, estranea, senza le mie cose intorno,
mi chiedo se ho fatto bene.
A volte mi rispondo di sì.
A volte la disperazione mi dice che ho fallito tutto nella vita e questa
decisione è stata il clou. Il peggio è che indietro non si torna.
Il tempo, questa parola che continua a scandire la mia vita.
Il tempo passato, presente, futuro.
Il tempo che ancora mi resta.
La mia anima ha fretta.
Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo per vivere
da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora.
Mi sento come quella bambina che ha vinto un pacchetto di dolci: i
primi li ha mangiati con avidità, ma quando ha compreso che ne erano
rimasti pochi ha cominciato a gustarli intensamente.
Non ho più tempo per le riunioni interminabili dove vengono discussi
statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà
raggiunto.
Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la
loro età cronologica, non sono cresciute.
Il mio tempo è troppo breve: voglio l’essenza, la mia anima ha fretta.
Non ho più molti dolci nel pacchetto.
Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano
ridere dei propri errori e che non siano gonfiate dai propri trionfi e che
si assumano le proprie responsabilità. Così si difende la dignità umana
e si va verso la verità e onestà.
È l’essenziale che fa valer la pena di vivere.
Voglio circondarmi da persone che sanno come toccare i cuori, di
persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con
tocchi soavi dell’anima.
Sì, sono di fretta, ho fretta di vivere, con l’intensità che solo la
maturità sa dare.
Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. Sono sicura che
saranno squisiti, molto più di quelli che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatta ed in pace
con i miei cari e la mia coscienza.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai
solo una, come dice Mario de Andrade.
Di certo la mia vita sarebbe durata ancora poco nelle condizioni in
cui vivevo, anzi, sopravvivevo.
Di certo io ho amato, sinceramente, perché il vero amore deve sempre
far male, perché è sempre doloroso amare, perché è sempre doloroso
lasciare qualcuno che si ama.
Una volta, tanti anni fa, quando il nostro matrimonio mostrava le
prime crepe, avevo convinto mio marito ad accettare di fare un
percorso presso una dottoressa esperta di terapia della coppia .
Dopo quattro ore a parlare con entrambi, ma soprattutto con lui, la
dottoressa si arrese. Sicuramente avevo già capito che sarebbe stata la
prima e unica seduta, ci ha congedato con sollievo, dopo quattro ore,
prendendo come onorario solo 80.000 lire, lasciandoci con quella che
chiamò una “metafora”, quasi scusandosi.
Estratto dal racconto "L’amore negato" di Margherita Del Ninno (Midgard Editrice)
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