martedì 29 giugno 2021

(il) Mondo Dentro

 di Chiara Scialabba.







27 marzo 2020


Oggi è il 27 di marzo del 2020, un giorno qualsiasi di un periodo assurdo in cui ci sforziamo di vivere una vita normale, ma che di normale non ha nulla. Sono rifugiata nella mia camera da letto trasformata, in un angolo, a studio con tavolino, computer, libri, penne, cellulare.

Fuori piove. Sembra che l’inverno, che si è voluto negare a suo tempo, si sia risvegliato adesso per non farci capire che è già primavera anche se per noi non cambia nulla, rinchiusi, come siamo, nelle nostre case.

Oggi, in questo giorno qualunque, ho deciso di scrivere con la penna e la carta, cosa per me da tempo inusuale, infatti, l’incidente che mi massacrò la mano destra molti anni fa, mi ha spinta ad abbandonare la penna a vantaggio della più semplice e meno stancante tastiera. Ho scelto la penna perché di computer, in questo momento, ne ho le scatole piene, ora che la scuola, il catechismo, la famiglia si possono raggiungere solo così, ma guai a maledire quella tecnologia che in questo momento ci sostiene e ci affianca e ci fa comprendere quanto questa vicenda non sia un evento isolato e localizzato ma ha avvolto il mondo intero come in un vortice che non risparmia nessuno.

Meno male che c’è la tecnologia che ci permette di tenere i rapporti, che ci da’ l’illusione che si possa continuare, anche se a distanza, ma il calore di un abbraccio, il rapporto diretto, anche una semplice pacca sulla spalla, quanto mancano in questo momento!

E allora scrivo con la mia mano che già comincia a stancarsi, sforzandomi di avere una bella calligrafia e scrivo di getto, quello che mi passa per la mente, senza correggere, senza copia e incolla, ma solo trasferendo quello che sento sulla carta. Scrivo perché è giusto lasciare qualcosa di questo tempo che sembra inutile ed inimmaginabile.

La società del XXI secolo, quella super, che non conosce limiti, che sa superare ogni record, è bloccata da un virus invisibile che puoi fermare solo nascondendoti, solo privandoti di quella libertà che hai dato sempre per scontata.

Scrivo per mettere ordine in questo tempo senza tempo, perché già non mi ricordo più come tutto sia iniziato.

La memoria è la funzione della nostra psiche messa maggiormente alla prova e ciò fa comprendere il peso della gravità di questo momento. La memoria ci permette di connettere gli episodi della nostra esistenza insieme ai luoghi e alle persone nonché agli affetti. Senza di essa è come abitare un castello pieno di stanze che non hanno più porte e non si collegano fra loro, è come essere morti. Non a caso la malattia più inaccettabile dei nostri giorni è l’Alzheimer.

In questi giorni mi accorgo che è difficile collocare i ricordi a breve termine nel giusto momento. Mi ritrovo a raccontare qualcosa che ho visto in TV o che ho letto sui social, ma poi dico di non ricordare quando ciò sia accaduto: ieri, due giorni fa o questa mattina. La domanda più frequente: “che giorno è oggi?” mi fa cercare subito un calendario che mi ricorda quanto poco tempo è passato da quando è iniziata questa quarantena anche se sembra un tempo infinito, ma, soprattutto, mi ricorda che ancora abbiamo tanti giorni davanti e non abbiamo nemmeno la fortuna di fare un conto alla rovescia o segnare le tacche sul muro come facevano una volta i carcerati, perché, in fondo non sappiamo quando tutto questo finirà.

Mi sono detta che sarebbe stato giusto tenere un diario, ma prima bisogna mettere ordine e trovare l’inizio, quella prima volta in cui ho sentito parlare di questo “coronavirus”.

In tutto ciò i social ci aiutano molto, perché rappresentano una memoria che in questo momento ci manca o che, meglio ancora, è molto confusa; e allora cerco nel mio cellulare tra quelle notizie condivise e quei pensieri scritti per farci coraggio o per esprimere semplicemente le nostre angosce.

Benedetti social in questo momento!

Tanto criticati perché tendono ad isolare le persone, come dico spesso ai miei alunni: “perennemente connessi, perennemente soli”. In questo isolamento forzato ci consentono di collegarci con il mondo, con gli amici, con gli affetti più cari, con gli alunni, con i colleghi. Scopriamo funzioni che neanche conoscevamo e, mentre lo facciamo, ci sentiamo bambini alla conquista di un nuovo mondo e ci rendiamo conto che questi strumenti ci offrono straordinari momenti di condivisione. E allora andiamo a cercare nei cassetti di una memoria virtuale, paradossalmente vicina alla realtà, in questo momento così surreale da fare concorrenza ai quadri di Dalì, De Chirico e Hopper messi insieme. 

Il primo paradosso è proprio questo, doversi affidare a quella tecnologia considerata alienante perché, normalmente, ci catapulta in un mondo virtuale e ci allontana dalla realtà ma, in questo momento, è la realtà che sembra inverosimile e confusa e per poter ritrovare un ordine razionale dobbiamo affidarci ai tanto disprezzati social.


Estratto da (il) Mondo Dentro, Chiara Scialabba, Midgard 2021


http://midgard.it/ilmondodentro.htm

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