XXXVI
Questa ipotetica voglia di mangiare viene e poi mi
abbandona.
Come le tue mani che non ne volevano sapere di
stringermi la primavera scorsa.
Io la rifiuto.
immaginano
cosa significhi avere la forza di non nutrirsi per
otto giorni
e svenire tra le contrade del Carmine.
XLIV
A volte vorresti solamente conoscere le vite degli altri:
mirarle senza pensare a niente e capire di quali amori siano
fatte le loro mattine.
non sai spiegarti il perché.
e
ritorni in te.
abbi il coraggio di arrenderti.
LX
La mia malattia ha un nome che fatico a pronunciare:
un traguardo senza fine,
senza inizio,
senza pause.
un cambiamento mai relazionato all’amore che provo per
me stessa
e per te che mi guardi da lontano
senza dire niente,
senza fare la pace
con il mio corpo non ancora
abbastanza magro per
essere vivo.
LXXIX
Ho sempre sognato qualcuno che mi portasse la colazione
a letto e mi facesse credere che fossi il suo primo pensiero
del mattino,
attraversare la strada ancora in vestaglia da notte per
comprare due cornetti alla crema e mezzo litro di latte al
bar davanti a casa solo perché le mensole della cucina son
sempre vuote e la spesa mi dimentico di farla da troppo
tempo, oramai.
inzupparli in mezzo litro di latte,
proprio come piace a me.
Estratto dal volume "La banalità del quotidiano" di Diana Pavel, Midgard Editrice 2018
Nessun commento:
Posta un commento