mercoledì 6 marzo 2019

Intervista a Gianluca Ricci

Intervista a Gianluca Ricci, autore del libro “L’arte del kintsugi”, edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?
Questa silloge raccoglie tutte le poesie che ho pubblicato negli ultimi due anni, quasi giorno per giorno, nella mia pagina Facebook che ho usato impropriamente come un blog personale. Ogni composizione era infatti accompagnata o commentata da una istantanea di un amico fotografo o da un’opera d’arte, pittura prevalentemente o arte statuaria. Per questo la considero come un’opera diaristica o una autoterapia psicologica.



Quali sono le tematiche più importanti dell’arte del kintsugi?
Faccio prima a dire quali non sono. Pur avendo una coscienza politica non sono un poeta politico e, pur essendo sensibile al fascino dell’eterno femminino di carducciana memoria, non sono un poeta erotico. Diciamo che avendo raggiunto una venerabile età ed avendo molto tempo libero in quanto pensionato ho sentito l’esigenza di ricomporre il passato nel presente. Non mi sono dilungato, però, nella descrizione di singoli episodi, anzi, il più delle volte li ho rielaborati, creando situazioni nuove con frammenti di loro. Li ho rimasticati e rielaborati, ruminandoli abbondantemente,  forse perdendomi in essi come un mangiatore di loto, ma anche questo è una possibilità di dire la verità in altro modo.



Questa è la tua decima opera poetica. Quali divergenze e quali affinità con le altre?
Non ci sono grosse divergenze con le ultime tre raccolte. Ho continuato ad esternare la complessità del mio vissuto, il mio modo di vivere l’affettività, il senso di non appartenenza, il peso di uno scetticismo radicale, la natura come metafora, la presenza rassicurante di un patrimonio mitologico, la ferita teologica.
Diciamo che ho accompagnato questi versi con una maggiore consapevolezza critica sul loro ruolo. E questo l’ho voluto sottolineare addirittura con una mia prefazione e postfazione, cosa che non ho mai fatto prima, e che non sostituisce affatto quanto cortesemente premesso da Vittoria Maltese. In fondo, anche se di moda, il mio kintsugi è e non può essere che metafora personale.



Progetti futuri?
Ho rallentato moltissimo la mia produzione lirica. Ho dubbi di poter dire ancora qualcosa di nuovo e chance esistenziali nuove non ne vedo per me. Sto riesumando dal cassetto, invece, una quindicina di racconti, più o meno fantastici, più o meno bizzarri, composti nella solitudine delle valli bergamasche o della Valnerina, quando vi ero stato confinato per motivi di lavoro…


www.midgard.it/larte_delkintsugi.htm

Nessun commento:

Posta un commento