martedì 9 dicembre 2025

Intervista a Giuliano Bruno

 





Buonasera, come nasce il romanzo Una fanciullezza rubata?

Una fanciullezza rubata nasce dall’esigenza profonda di ricomporre i frammenti della vita di mia madre, una vita segnata da un passato doloroso e tragico che ha inevitabilmente influenzato anche la nostra esistenza. Il suo dolore era una presenza silenziosa, un’ombra che ci accompagnava ogni giorno, e di cui conoscevamo i contorni senza comprenderne davvero l’intera storia.
Dopo la sua scomparsa ho sentito che ricostruire quel passato non fosse soltanto un atto d’amore, ma quasi una necessità. Mentre mettevo insieme i pezzi della sua vita, iniziavo a vedere le varie fasi della sua esistenza come personaggi veri, quasi reali: la bambina impaurita e maltrattata, l’adolescente triste e sola, la giovane donna fragile e insicura.
Mi sorprendevo spesso a desiderare di poterle abbracciare, una per una. È stato come incontrare mia madre sotto nuove forme, scoprendo la persona che era stata prima di diventare “la mamma”. E questo mi ha fatto capire quanto spesso i figli dimentichino che i genitori sono esseri umani con un vissuto, con ferite e fragilità che li hanno modellati.
Scrivere questo libro è stato quindi un percorso di amore e di comprensione: un modo per restituirle dignità, per darle finalmente quella voce che per troppo tempo era rimasta soffocata. E, allo stesso tempo, è stato anche un viaggio dentro me stesso, perché il suo dolore era, in qualche modo, lo specchio in cui mi sono sempre riflesso.
Da questo intreccio di memoria, emozione e ricerca della verità è nato il romanzo.




Quali sono le tematiche principali di questa tua opera?

Le tematiche centrali del libro ruotano attorno alle cicatrici che una disgrazia può lasciare su una famiglia. A volte un singolo evento è capace di cambiare il destino di tutti: non solo dei diretti coinvolti, ma anche delle generazioni future.
La storia affronta la separazione, l’essere strappati agli affetti più cari quando si è troppo giovani per comprenderne il senso; parla di perdita, come quella di restare senza genitori in un’età in cui la protezione è tutto.
C’è il tema dell’ingiustizia, dell’essere giudicati e puniti per colpe non proprie; quello del pregiudizio e dell’omertà, che in certi contesti diventano barriere invalicabili.
E poi la sofferenza di una famiglia divisa, gli abusi subiti, il dolore delle perdite ripetute e l’impotenza di fronte a verità che non si possono dire, pur sapendo che potrebbero cambiare tutto.
È un racconto che parla di ferite e sopravvivenza, di silenzi pesanti e di resilienza. Questi temi rappresentano il cuore pulsante della mia opera e legano insieme l’intera vicenda.


 
Ci sono scrittori o scrittrici che ti ispirano o che ti piace leggere?

Mi piacciono molto gli scrittori sudamericani: Paulo Coelho, Isabel Allende e Gabriel García Márquez sono tra gli autori che più hanno influenzato la mia sensibilità narrativa.
Apprezzo anche i grandi classici: Charles Dickens, le atmosfere romantiche e profonde di Jane Austen, e naturalmente Charlotte Brontë con Jane Eyre.
Tra gli autori contemporanei, mi ha colpito molto Khaled Hosseini, autore de Il cacciatore di aquiloni, così come ho amato le opere di Nicholas Sparks, capaci di toccare corde emotive molto intime.
E poi ci sono gli scrittori che hanno accompagnato il mio percorso di lettore, come Thomas Mann e Hermann Hesse.
In realtà sono tanti gli autori che mi ispirano: ognuno, in modo diverso, ha lasciato un segno nel mio modo di leggere il mondo e di raccontarlo.




(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)




mercoledì 3 dicembre 2025

Intervista a Stefano Pischiutta

 





Buonasera, come nascono i Diari del Chewing Gum?

Buonasera a te. I Diari del Chewing Gum nascono dal desiderio di rendere espliciti i processi che una persona attraversa al di fuori dello studio di psicoterapia, mentre è coinvolta come paziente in un processo di trasformazione. Il mio desiderio, in quanto psicoterapeuta, è anche quello di fornire una sorta di “manuale” per futuri pazienti in psicoterapia, per far comprendere quello che succede alla persona, soprattutto nella sua vita quotidiana, come continuazione del lavoro svolto formalmente, nella seduta settimanale. Il mio scopo è anche mostrare come il processo sia generalmente rappresentabile come un percorso costituito di fasi molto simili per tutti, che vanno da: un inizio, in cui ci si conosce tra terapeuta e paziente, e insieme si costituisce un’alleanza per il lavoro da svolgere; l’esplorazione del passato, che si cerca poi sempre di riconnettere all’esperienza presente; l’emergenza delle resistenze, superare le quali costituisce la sfida dell’intervento psicoterapico; il risveglio, inteso come fase di ristrutturazione della personalità; la chiusura, che è una fase dall’esito affatto scontato.  
Per realizzare lo scopo che ho descritto, mi sono avvalso delle storie di pazienti che ho avuto in terapia, a cui mi sono ispirato e le cui caratteristiche ho cambiato per renderli completamente anonimi e non riconoscibili. In più, essi non vengono mai nominati all’interno del libro, per dare alla narrazione un carattere di maggiore universalità. Si tratta di due pazienti, un uomo e una donna, che non si conoscono né hanno nulla in comune, se non quella di condividere lo stesso psicoterapeuta, che facilita la loro trasformazione. Essi scrivono diari, dove narrano a sé stessi gli accadimenti connessi al loro processo di vita. Presento questi diari alternando i capitoli, uno per Lei, l’altro per Lui, allo scopo di creare un ritmo, in base al quale il lettore viene invitato a entrare e uscire, passando da una storia all’altra, cercando di immedesimarsi in esse e di rintracciare dei nessi tra di esse. Da qui il sottotitolo, “Intrecci azzardati”. 


Quali sono le tematiche principali di questa tua opera?

Il libro è un saggio narrativo. La parte saggistica del libro è costituita in prima istanza dall’introduzione, dove accenno alla teoria di Frederick Perls, uno dei fondatori della psicoterapia della Gestalt - approccio in cui sono formato -, che si basa su un concetto - innovativo per la tecnica psicoterapica rispetto alla psicoanalisi classica -, quello di mordere e masticare l’esperienza, per evitare di ingoiarla o restarne dipendenti. Da questa teoria, che ovviamente è ben più ampia dell’accenno da me qui fatto, è scaturito un nuovo modo (rispetto alla psicoanalisi) di lavorare in psicoterapia. Da qui il riferimento al chewing gum. All’interno del libro ne viene svelato un ulteriore significato, ancor più rilevante. La parte saggistica è inoltre esplicitata lungo l’intera narrazione, laddove intervengo molto discretamente, in corsivo e “fuori campo”, dando feedback ai vissuti dei miei pazienti, ma senza influenzare il corso della loro narrazione. Da questi rimandi si può intuire il significato e anche, in parte, il metodo psicoterapico adottato (ovviamente, è il mio, e non vi è alcuna pretesa di valore assoluto). 
Il tema dell’intreccio è strettamente correlato a quello del diario, come è espresso dall’opera indicata in copertina. Si tratta di una mia opera artistica, dal titolo “Log Intersected” ed è un quadro realizzato con strisce di tela colorata fissate su un telaio. “Log” è il diario di bordo, quello in cui si registra l’attività quotidiana, vista nel succedersi degli eventi, l’uno dopo l’altro, come lo è quella dei miei pazienti nel loro cammino di trasformazione, accompagnato dalla scrittura del diario.  

 
Ci sono scrittori o scrittrici che ti ispirano o che ti piace leggere?

Negli ultimi anni, anche per motivi legati alla professione e allo studio, ho letto e leggo molta letteratura saggistica. Nel passato, però, sono stato appassionato di letteratura russa, soprattutto Dostoevskij e Bulgakov, di letteratura inglese, in particolare Orwell, e di altri scrittori, come Hesse, dei quali ho letto buona parte delle opere. Tra gli scrittori italiani, mi sento particolarmente legato al Manzoni dei Promessi Sposi, a D’Annunzio e a Calvino. Ultimamente, ho apprezzato molto “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano e “Il corso dell’amore” di Alain de Botton.



(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)


venerdì 28 novembre 2025

Intervista a Egidio Burnelli

 






Buonasera, come nasce Nascondere un cadavere?

Sinceramente non so come sia venuto fuori il racconto. È una storia brutta, come ce ne sono tante anche nella realtà. L’ambientazione è personale, è intrisa dei luoghi che ho vissuto: come il quartiere in cui abito o i campi coltivati dietro al “Privilege” che sono luoghi da me frequentati in quanto lì vicino abita mio padre. Dopodiché, le storie che racconto nascono all’improvviso e io le butto giù su carta dando un contesto a me familiare.



Quali sono le tematiche principali di questa tua opera?

In una parola il racconto è pura “tensione”. Il protagonista si ritrova immerso in una situazione complicata e sgradevole in un istante. Da una tranquilla serata a guardate la TV, si ritrova coinvolto in un omicidio. Tutta la storia si incentra su come il povero protagonista riuscirà a cavarsela. Sul come farà, in una situazione tanto al limite, a trovare il modo di defilarsi e dare giustizia alla povera vittima. Perché alla fine il vero carnefice è solo uno, Michele, mentre Luca e il protagonista sono complici, più o meno, a loro malgrado. La parte finale del processo serve come una coscienza interiore. Serve per rivalutare tutto quello che è avvenuto a freddo; con mente lucida e non più sotto la pressione cosante del tempo e del pericolo. Qui il pubblico ministero agisce come un grillo parlante, mette in evidenza tutte le altre opzioni che il protagonista ha scartato o non ha nemmeno preso in considerazione. Il tutto serve a far vedere che spesso, anche quando si tenta di fare la cosa giusta, si può sbagliare. Il lettore dovrà alla fine decidere da che parte stare. Sarà chi legge a decidere se il protagonista ha agito bene o abbia sbagliato.

 

Ci sono scrittori o scrittrici che ti ispirano o che ti piace leggere?

Io sono un avido lettore e leggo tutto quello che mi capita a tiro. Però, se devo fare un elenco mi piace molto leggere i fumetti di Batman, i racconti di Stefano Benni e le poesie di Charles Bukowski. Credo siano stati proprio questi a darmi ispirazione per “Nascondere un cadavere”. C’è la componente Batman sul tentare di fare la cosa giusta anche andando oltre le regole. C’è la tipica tematica reale e cruda di Bukowski che non lascia spazio all’immaginazione, ma ti porta in una realtà sporca che comunque è intrisa di umanità. Infine, c’è la componete di Benni, nella forma di racconto breve come l’autore emiliano ha fatto per raccolte di racconti; ad esempio “Il bar sotto il mare” o “Cari mostri”. Il mio libro è proprio un racconto breve, in poche pagine espone una vicenda cruda e brutale, che però ha al suo interno un barlume di speranza.




(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)



lunedì 24 novembre 2025

Intervista a Bruno Basentini

 





Buonasera, come nasce questa tua raccolta poetica?

I versi presenti in questa raccolta sono nati quasi per caso: una sera d’estate ero sul terrazzo ad ammirare il sorgere della luna pensando alle persone e agli eventi che avevano lasciato un segno profondo nella mia infanzia e nella mia adolescenza. Proprio in quel momento ho iniziato a mettere nero su bianco tutti i miei pensieri attraverso la poesia.



Quali sono le tematiche principali delle tue poesie?

Nelle mie poesie affronto tematiche come la memoria, l’amicizia, la sofferenza, la malinconia e l’amore. In ogni verso si intrecciano tutti questi sentimenti, proprio come accade nella vita di ognuno di noi. Così le mie emozioni diventano le emozioni del lettore.



Ci sono poeti che ti ispirano o che ti piace leggere?

Uno dei principali poeti a cui mi ispiro è Raffaele Carrieri per il suo stile molto versatile e la sua grande sensibilità, in particolare mi piace molto la poesia “Il verme e il frutto”. Poi sono un ammiratore di Giuseppe Ungaretti, infatti il mio stile si rifà molto al suo riguardo l’assenza totale della punteggiatura. Infine, William Shakespeare è uno dei primi poeti che ho letto e ammirato fin da subito e il suo sonetto più famoso, che si intitola “My mistress eyes  are nothing like the sun”, è uno dei miei componimenti preferiti in assoluto.




(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)


 


venerdì 21 novembre 2025

Intervista a Chiara Cenci

 






Buonasera Chiara, come nasce il romanzo Il mistero dell’orafo Luigi?

La mia passione per il genere giallo ha da sempre alimentato il desiderio di mettere alla prova le mie capacità logiche, di osservare personaggi spesso imprevedibili, di soffermarmi sugli indizi e di formulare ipotesi. In sostanza, il mistero ha costantemente stimolato la mia curiosità. Per tale ragione ho, infine, deciso di dar vita a un romanzo in cui emergono personaggi tormentati da un passato complesso, coinvolti in una vicenda dai contorni oscuri e inquietanti.



Quali sono le tematiche principali dell’opera?

La tematica principale è, ovviamente, il crimine da risolvere, il mistero da svelare, ma ad occupare una parte rilevante del romanzo è l’analisi psicologica dei personaggi, alcuni dei quali nascondono delle verità, indossando maschere che il lettore dovrà decifrare.  Una delle caratteristiche più interessanti risiede nella varietà dei rapporti tra i personaggi. Le relazioni che si instaurano spesso emergono in contesti di forte tensione e mistero, rivelando lati inaspettati della personalità di ciascuno. In altri casi, legami significativi nascono tra individui profondamente diversi per temperamento e valori.


 
Ci sono scrittori che ti hanno ispirato nello scrivere o che ti piace leggere?

Certamente, Agatha Christie, in primis, la più grande tessitrice di trame avvincenti, un’autrice capace di penetrare nella psicologia umana fino a dar vita a personaggi e intrecci indimenticabili. La sua scrittura mantiene costantemente viva l’attenzione del lettore, grazie a una suspense sapientemente calibrata e all’immancabile colpo di scena finale. Tra i protagonisti dei suoi romanzi spicca Hercule Poirot, investigatore iconico, elegante e teatrale nei gesti, dotato di un intuito infallibile e di una straordinaria capacità di cogliere anche i più minuti dettagli, quelli che agli occhi degli altri sembrerebbero insignificanti.





(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)


mercoledì 5 novembre 2025

La setta del drago

 di Stefano Lazzari.







L’uomo alto scese rapido le scalette viscide all’estremità meridionale del porto, si strinse ancora di più nel lungo soprabito grigio, e senza guardarsi intorno si avviò a passo svelto verso il molo, una propaggine di pietra dilatata su quel braccio solare del Mediterraneo e luogo di elezione per le meditazioni adolescenziali di Guglielmo. 
Da lì, nelle giornate chiarissime solcate dal vento dell’entroterra, emergevano nette le coste dell’Africa, un incastro mirabile dell’orizzonte schiacciato fra l’azzurro tenue del cielo del sud e il verde blu del mare. Tuttavia, in quell’alba livida e ventosa che stentava a farsi giorno, quelle
immagini rimasero lontane da lui e oscurate da una malinconia che fluiva lenta e dolorosa, come un rito dell’anima da esaurire senza opposizione per rinascere più forte e consapevole di sé; ed essere lì in quel momento non significava altro per Guglielmo, altro che non fosse offrire al dolore tutto lo spazio di sé, perché defluisse come un’infezione uccisa dalla sua stessa violenza… 
Si mantenne al centro del molo per schivare gli spruzzi delle onde sulla doppia fila di scogli parallela al lato sinistro ed evitare di avventurarsi lungo il lato opposto, irregolare e scivoloso come lui ricordava da sempre.
Potrebbero pure dargliela, una sistemata, pensò oziosamente, respirando a pieni polmoni le folate oblique ed irregolari che ora più intenso rimandavano l’odore del mare imbronciato. Dopo qualche minuto Guglielmo giunse finalmente a ridosso dell’estremità del molo e si sedette su una panchina di pietra, sbreccata e grigia come il cielo confuso su di lui, sul lato destro. Era sorprendentemente asciutta, il vento intanto era girato di colpo e ora, lui seduto, soffiava direttamente alle sue spalle. 
Accese una sigaretta, e con lo sguardo sballottato fra le onde ancora alte e l’orizzonte frastagliato nel suo ruvido chiaroscuro si permise di rivivere il tormento degli ultimi sette giorni.
Sua madre era morta il mercoledì precedente. 
In quell’ultimo anno Guglielmo aveva fatto la spola fra Roma e Sciacca per assisterla, sacrificando molti fine settimana, chiedendo ferie e cambi di turni di guardia in ospedale senza concedersi pause e sperando, pur medico lui stesso, in chissà quale evento miracoloso… 
E dopo tutto questo nemmeno sono riuscito ad arrivare in tempo perché morisse con me vicino, pensò amaramente tirando con forza la sigaretta celata dalle mani a coppa. 
La zia Elsa l’aveva avvertito il martedì mattina che la mamma era improvvisamente peggiorata durante la notte precedente, ma lui non ce l’aveva fatta a trovare un imbarco per quel giorno stesso e così era partito con il primo volo della mattina successiva. 
Poco dopo le nove a Punta Raisi e poi, correndo come un pazzo, alle dieci e venti era arrivato a Sciacca soltanto per scoprire che sua madre aveva resistito fino alle otto e quaranta, quando lui ancora sorvolava il Tirreno. Essere giunto troppo tardi e subire il tormento di vedere il volto di lei così fine e delicato devastato dalla malattia non fu tuttavia per lui la peggiore delle prove. 



(Disponibile sul nostro sito. Ordinabile anche su IBS, Amazon, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)



giovedì 30 ottobre 2025

Intervista a Rachele Sabbadin

 





Buonasera, come nasce il romanzo La via Dell’Anima?

Sono sempre stata affascinata e allo stesso tempo contrariata dalla dicotomia dell’essere umano: bontà e cattiveria, gratitudine e ingratitudine, stima ed invidia. Ho sempre pensato che ogni individuo abbia una propria luce, una propria anima, intarsiata dalle cicatrici del percorso della vita. Così, un grigio giorno di ottobre, proprio come ora, guardando il mondo moderno fuori dalla finestra, nasce un’idea, un progetto ambizioso che non sapevo dove mi avrebbe condotta. Desideravo scrivere una storia avvincente, ma allo stesso tempo con una narrazione che sfumasse su concetti come il senso del sacrificio, l’altruismo, i valori, i principi, le emozioni, i sentimenti e la costante battaglia tra bene e male, tra bontà e cattiveria ed il desiderio di prediligere la realtà piuttosto che le finte apparenze. La storia si tesse nei confini della concretezza e si fonde con la fantasia, su chiave romantica.


Quali sono le tematiche principali dell’opera?

Una vita qualunque, una ragazza qualunque. Eppure un giorno tutto cambia, il destino tesse le fila ad una storia che valica i confini dell’universo dove due giovani sconosciuti collegati da un filo invisibile della stessa sostanza delle stelle, si trovano ad essere connessi dentro lo stesso disegno di vita, intrecciati tra apparenza ed inganno. Lui, dall’animo freddo e risoluto, rispecchia la concretezza; Lei, sognatrice piena di sentimenti, coraggio e redenzione. Poi la Luna, che resta l’ancora tra sogno e realtà. 


Ci sono scrittori o scrittrici che ti hanno ispirato nello scrivere o che ti piace leggere?

Mi piace molto leggere, spazio di libro in libro, i miei romanzi preferiti sono Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, per poi arrivare alla bellissima frase tratta dal romanzo di Emily Brontë “Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la sua sono la medesima cosa” in Cime Tempestose. Mi affascina l’epoca vittoriana, l’ottocento, intervallando l’arte poetica con Giovanni Pascoli, le sue poesie, alcune a memoria riecheggiano nella mia mente come X agosto, dedicata alla notte di San Lorenzo, o L’assiuolo, “Dov’era la luna? chè il cielo, notava in un’alba di perla”, e tutta la raccolta Myricae. Passando poi a Gabriele d’Annunzio tra Decadentismo e l’Estetismo.


Progetti futuri?

Sicuramente il libro avrà una continuazione, il seguito è nel cassetto pronto per essere terminato. Oltre alla scrittura continuerò con la formazione in ambito grafico pubblicitario, materie inerenti al mio lavoro di marketing manager, per potenziale ulteriormente le mie conoscenze e capacità. Mi piace pensare che non si finisca mai di imparare e migliorarsi, dopotutto non è tanto quanto la meta ma il percorso a dare le vere soddisfazioni. 



(Disponibile sul nostro sito. Nei prossimi giorni ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.)