martedì 18 marzo 2025

Arzillo

 di Giulio Togni.







Tullio aveva consumato velocemente tutte le miracolose bacche di Goji himalayane avute in dono dal Guru indiano Yoga Nando. 
Per un periodo di tempo quei mirabolanti piccoli frutti rossi lo avevano colmato di una inaudita energia vitale, permettendogli di fare letteralmente un autentico balzo indietro nel tempo riportandolo alla sua giovinezza che fu. 
Aveva riacquisito una vigoria fisica e mentale come mai avute prima.
Purtroppo, però, si era fatto prendere troppo la mano e sull’onda galvanizzante di cotanto potente doping naturale aveva finito troppo rapidamente le due scatole colme di bacche.
Adesso stava attraversando la celeberrima “Fase down” tipica di tutte le super sostanze psicotrope quando se ne sospende il consumo. 
Non poteva certo tornare alle sorgenti del Gange, alla corte del Super Guru dal momento che il viaggio era costoso e complicato ed, inoltre, si era congedato da Yoga Nando in un modo davvero scortese, scappando a gambe levate una volta che il maestro indù gli aveva fatto dono dei suoi frutti superlativi…. 
Non aveva più la faccia di presentarsi. 
Si sarebbe vergognato come un ladro nel chiedere al santone una nuova partita di bacche. 
Quella opzione era decisamente da scartare.
Tullio giaceva immobile e fiacco, nel pieno di una estate simil tropicale, su una panchina del parco nella grande piazza del suo quartiere preferito, la Chinatown cittadina che pullula di individui provenienti da ogni angolo del pianeta, individui tanto bizzarri e talvolta anche un poco svitati nel vestiario e nelle abitudini di vita. 
Quella piazza era un autentico caleidoscopio di fauna umana, una specie di zoo antropico….
Su quella stessa panchina, tempo addietro, aveva conosciuto lo strano mago Gastone, un vegliardo alchimista dai poteri eccezionali che lo aveva, illo tempore, aiutato a risollevarsi da una penosa condizione esistenziale, simile a quella che stava vivendo e in cui era sprofondato in quel momento.
Gastone gli aveva rivelato il segreto custodito in quella fontana magica posta in quel quartiere meraviglioso e misterioso famoso e noto con il nome dell’architetto che lo aveva costruito: il genio Gino Coppedè.
La panchina ove Tullio si stava sollazzando alla frescura del venticello Ponentino e all’ombra di maestosi ed altissimi Ippocastani permetteva una mirabile vista di tutto il parco, disse minato di antiche vestigia del passato, di sprizzanti fontanoni che donavano una frescura quasi soprannaturale, annullando la terribile canicola della città. 
Si trattava di una sorte di oasi felice posta da una mano divina in un torrido deserto fatto di cemento e costruzioni che sbarravano il fluire libero del vento.
Tullio, nonostante il fresco delle frasche intorno a lui, aveva lo sguardo spento e rivolto all’infinito. 
Aveva compiuto la sua ordinaria passeggiatina quotidiana ma le sue membra erano molto provate da quel giro pedestre appena compiuto. 
Accanto alla panca poteva scorgere la famosa Porta Magica, fiancheggiata da strani individui scolpiti nel marmo e sormontata da strani segni che si diceva fossero simboli alchemici capaci di donare poteri soprannaturali a colui che fosse stato in grado di leggerli correttamente.
Tullio, non avendo niente di meglio da fare, così per gioco decise di provare a pronunciare quella sorta di frase che campeggiava sopra lo stipite dell’ingresso misterioso. 
Dalla sua bocca uscì di getto una sorta di formula magica: “Sator Arepo Tenet Sim Sala Bim……”.


Estratto dal libro "Arzillo" di Giulio Togni, Midgard Editrice.


Ordinabile anche su Amazon, IBS, Unilibro, nelle librerie Feltrinelli e nelle librerie indipendenti.



Nessun commento:

Posta un commento