Buonasera Edoardo, come nasce il libro Riflessi di Tolkien?
Nasce dalle mie estati, per dirla in breve, e da una mia antica passione. Come ho scritto anche nella prefazione, si tratta di una sorta di debito saldato con il professor Tolkien. Le sue opere mi hanno accompagnato nel corso degli anni della mia crescita e della mia giovinezza. Erano anni che sentivo il desiderio di dare un contributo alle riflessioni su Tolkien per fornire il mio punto di vista e saldare questa sorta di debito. All’improvviso, nel corso di un’estate mi è venuta l’illuminazione. Ciò che mi bloccava era il desiderio di scrivere un’opera di grande impatto, la voglia di essere “rivoluzionario” per certi aspetti. Era la superbia (peccato capitale per Tolkien) che mi frenava forse. Quando ho accettato di scrivere qualcosa di più modesto, più personale e, forse, più autentico, allora l’opera è fluita quasi da sé. Questo è il senso anche del sottotitolo “saggi hobbit”: quando ho accettato di essere un comune hobbit della Contea, allora tutto è andato al suo posto.
Quali sono le tematiche principali che hai trattato?
E qui entra in gioco il titolo: “Riflessi di Tolkien”. Non c’è un unico tema, un unico filo conduttore, ma come tanti riverberi di un unico sole: Tolkien. Quali sono questi riflessi? Beh i titoli dei capitoli sono variegati: L’amore in Tolkien, L’eros in Tolkien, Gli eroi improbabili di Tolkien, A Elbereth Gilthoniel! Le stelle in Tolkien, Il razzismo nelle opere di Tolkien, Sani e malati nella Terra di Mezzo e infine Tolkien al cinema. Le ragioni di un fallimento. Alcuni di questi temi sono già stati trattati più volte e ho solo cercato di offrire un punto di vista nuovo; mi riferisco in modo particolare all’amore, all’eroismo e al razzismo. In altri casi, invece, mi sono trovato in acque meno battute: eros, salute e malattie, volta stellata. In tutti i casi ho cercato di essere aderente ai testi e a lasciar parlare le opere, senza voler forzare delle interpretazioni ideologiche. Se ci sono riuscito? Decideranno i lettori!
La tua passione per le opere tolkieniane viene da molto lontano?
Ah questa fa ridere, mi prendono ancora in giro a casa… Dunque, io ho iniziato ad appassionarmi di Tolkien dopo aver visto per la prima volta il film della Compagnia dell’anello in televisione. Si parla dei primi anni Duemila. A quel punto, mio papà mi ha detto che il film era tratto da un libro e io, giovane bambino inesperto, ho insistito per leggerlo. E l’ho letto! Ci ho capito ben poco e non ho colto molto della finezza del mondo costruito dal Professore. Però è stata la prima di tante riletture. La passione si è poi allargata pian pianino alle altre opere di Tolkien e infine ho dato l’assalto anche alla letteratura secondaria dedicata a lui. Ma a casa resto e resterò sempre “quello che a sei anni ha letto il Signore degli anelli”.
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