di Gino Celoria.
RIFT VALLEY
io sono questi
occhi di talpa che
fendono la nebbia
di gennaio
mio padre
- e fu la genesi -
un cristallo di quarzo
bevo l’ultimo bicchiere
salgo su per una scala-budello
portandomi di qualche metro
più vicino al cielo
della mia notte
(orme
di Laetoli
sui gradini)
si chiamava Kostya Ryabtsev
scrisse nel suo diario:
- Si vive per vivere -
CALEMBOURS 1
tu dici che ora
siamo molto più vicini
mentre ti accompagno al negozio
a ritirare le foto
e tutti e due abbiamo freddo
e di tanto in tanto
ci tocchiamo con le spalle
e con giochi di parole
di molto sotto lo zero
scherziamo sul fatto
che questo gennaio ci sorprende
discretamente invecchiati
e che un tempo siamo stati
ciò che gli altri chiamano
amanti
i nostri fiati
ci precedono quel tanto che basta
a ricordarci che il negozio chiude
alle diciannove e trenta
DALLE 8 ALLE 20
sera dopo sera
la donna viene
con seno grinzo
ad accendere le luci blu
del corridoio
volano i fantasmi
in questa notte di vento
rannicchiato sul fianco sinistro
tipo canedifucile
o attorcigliato quasi fetale
ascolto di un vecchio
la stanca pisciata
quasi nell’alto dei cieli
piangono gli angeli
in questa notte di pioggia
e disteso supino
m’impicco alla solita trave
e ancora si ferma
davanti all’orologiaio
il numero 6
che caricava il mio cappotto grigio
a 200 m dal Ponte di Pietra
e scaricava la mia disperazione
alla fermata di via Flarer
dove mai seppi dirle che l’amavo
mani che accendono candele
nelle notti di neve
mentre calano i sipari sulle lenti
e sul chiodo di Kirillov
a cui è appeso un febbraio di carta
segato in tot parti
da una penombra bluastra
e ancora mi appare
lo spiazzo e la Novalesa poco lontano
dove una donna triste
mi masturbò con mano secolare
mi disse che era un trattamento
di favore
e mi sorrise con lunghi canini
chiesi un tetto
prima di passare il Moncenisio
ma lei non si curò della bufera
e si pulì con un fazzoletto di carta
notte dopo notte
la donna dorme
sull’erba tenera dei suoi desideri
rammendi di paradiso
sul suo volto segnato
da antica voglia d’uomo
stantìo sugo di esami di coscienza
tra i bianchi peli delle ascelle
odor di lavanda sugli occhi
quando di nuovo viene
mattina dopo mattina
a spegnere le luci blu
del corridoio
Estratto dal volume "Collected Poems" di Gino Celoria, Midgard Editrice.
https://midgard.it/product/gino-celoria-collected-poems/
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Poesie molto belle perché sono molto "pulp", immediate e senza fronzoli. Questa sicuramente è la loro caratteristica!
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