venerdì 22 dicembre 2023

Intervista a Rocco Di Campli

 




Buongiorno, come nasce questo tuo romanzo?

Racconto volentieri “il romanzo del romanzo”. L’idea originale derivò dalla partecipazione all’edizione 2013 del concorso letterario ScartDrama a Peschiera del Garda, organizzato dall’eclettica regista e autrice Federica Carteri. Quell’anno il tema proposto era “Il fantasma della rocca”, ispirato alle apparizioni realmente documentate di Paolo Alboino della Scala. Sarò sempre riconoscente alla Carteri per aver fornito lo spunto iniziale. Il racconto che presentai era l’antenato del romanzo. Un paio d’anni dopo ripresi in mano la storia e ne realizzai lo sviluppo. Fu quella la vera genesi dell’opera, che tuttavia rimase nel cassetto per anni, poiché non ne ero del tutto soddisfatto. C’era ancora del potenziale inespresso. Infine di recente sono tornato sulle pagine una terza volta, per la versione definitiva. 
Paolo Alboino fu una figura marginale, che non lasciò un segno profondo nella storia. È triste dirlo, ma furono le circostanze della prigionia e della violenta morte a dare “luce drammatica” ad un personaggio altrimenti dimenticato. Ho scelto di raccontare il protagonista immaginando una carriera di cavaliere. In questo senso il romanzo “Il leone scarlatto” di Elizabeth Chadwick e il breve saggio di Franco Cuomo sulla storia della cavalleria mi hanno aiutato molto.  



Quali sono le tematiche più importanti del libro?

Il tema di fondo è il fratricidio. Più in generale, cerco di analizzare il complesso rapporto tra fratelli. Poi ci sono i cupi misfatti di Ezzelino, crudelissimo personaggio, perno della parte “esoterica” del romanzo. L’altro tema fondamentale è l’amore, che si protrae oltre la morte. L’amore e l’odio fratricida rappresentano, ai poli opposti, le ragioni fondamentali che giustificano la comparsa del fantasma: a richiamare l’anima inquieta sono appunto la rabbia, e quindi la vendetta o la ricerca della giustizia (anche postuma), e l’amore. Come quasi tutti i miei scritti, anche “La torre echeggiante” presenta l’intervento dell’elemento Soprannaturale.



Hai impiegato molto tempo a raccogliere il materiale sugli Scaligeri?

Si trattò di una ricerca relativamente breve ma abbastanza impegnativa, condotta principalmente sul portale Scaligeri.com. Obiettivamente lo scenario storico-politico dell’Italia medievale non è semplice da analizzare. Attingendo le notizie mi resi subito conto che la situazione descritta (fitta di intrighi, tradimenti e alleanze che si susseguivano a rotazione) era così complessa e dinamica che sarebbe stato difficile tracciarne un quadro organico e coerente. Il suddetto sito mi ha fornito un contributo decisivo. Forse, senza la consultazione di questo straordinario sito, oggi il romanzo neppure esisterebbe.  Il portale, curato dalla relativa associazione storica, mi ha permesso di familiarizzare con l’albero genealogico degli Scaligeri e conoscere le imprese dei personaggi più illustri. Questa miniera di informazioni mi ha consentito di immaginare come potesse svolgersi un’ipotetica “giornata-tipo” di Paolo Alboino Della Scala. 



Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Le fonti d’ispirazione sono sempre molte e in effetti gli autori che mi hanno influenzato sono numerosi. Alcuni nomi brillano più di altri nel mio firmamento letterario. Il mio autore preferito in assoluto è Terry Brooks. Il celeberrimo scrittore americano rappresenta la ragione che mi ha convinto a riprendere e coltivare la scrittura da adulto, cercando di  trasformare la passione in un lavoro. Trovo straordinaria la sua capacità di introspezione, come il clima di pathos che si respira nei suoi romanzi, caratterizzati da un’alta intensità emotiva. Tolkien e Brooks hanno scritto, ciascuno a proprio modo, una moderna “epopea omerica”. Altra colonna portante è H. P. Lovecraft. Amo anche Oscar Wilde, Guy De Maupassant, Edgar Allan Poe, Sandor Marai, Philip Dick, Wilbur Smith e Nicholas Sparks. Tra i contemporanei mi piacciono Ann Perry, Ken Follett e Carrie Bebris. Tra gli italiani cito Susanna Tamaro e, nell’ambito del thriller, Fabrizio Santi e Matteo Strukul, entrambi bravissimi. Vorrei avere la loro capacità di coinvolgimento. 





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