L’infermiera rimosse delicatamente gli elettrodi dal torace del paziente, ripulì accuratamente la cute dai residui del gel usato per eseguire l’elettrocardiogramma, strappò la striscia e l’appoggiò sulla scrivania.
Fiammetta Giulianelli sollevò lo sguardo dalla documentazione che stava consultando. “Grazie Mariella… potresti procurarmi un nuovo rotolo di carta prima che entri il prossimo paziente? intanto che do le ultime raccomandazioni al nostro commissario”. Lanciò un’occhiata obliqua a Corradino Marandi che senza troppa fretta si stava rivestendo.
“Vado subito, dottoressa”. L’infermiera accostò alla svelta l’elettrocardiografo al lettino e infilò la porta.
“Eccomi pronto ad ascoltare la sentenza, dottoressa”. Cercando di metter su un’aria rilassata, il commissario accomodò la sua massiccia figura su una delle due sedie di fronte alla scrivania.
Fiammetta scosse per un attimo la capigliatura biondissima e proiettò il suo sguardo verdeazzurro in quello di Corradino. Senza tante cerimonie, perché così era abituata, certo; perché conosceva il commissario da quasi tre anni, ormai… e perché quella graziosa impertinenza, lo sapeva bene, le sarebbe stata perdonata da ogni uomo: per le donne, aveva altre armi…
Fiammetta Giulianelli sollevò lo sguardo dalla documentazione che stava consultando. “Grazie Mariella… potresti procurarmi un nuovo rotolo di carta prima che entri il prossimo paziente? intanto che do le ultime raccomandazioni al nostro commissario”. Lanciò un’occhiata obliqua a Corradino Marandi che senza troppa fretta si stava rivestendo.
“Vado subito, dottoressa”. L’infermiera accostò alla svelta l’elettrocardiografo al lettino e infilò la porta.
“Eccomi pronto ad ascoltare la sentenza, dottoressa”. Cercando di metter su un’aria rilassata, il commissario accomodò la sua massiccia figura su una delle due sedie di fronte alla scrivania.
Fiammetta scosse per un attimo la capigliatura biondissima e proiettò il suo sguardo verdeazzurro in quello di Corradino. Senza tante cerimonie, perché così era abituata, certo; perché conosceva il commissario da quasi tre anni, ormai… e perché quella graziosa impertinenza, lo sapeva bene, le sarebbe stata perdonata da ogni uomo: per le donne, aveva altre armi…
Indugiò ancora per qualche attimo, ripensò all’indagine di polizia che l’aveva coinvolta due anni prima insieme a Settimio Castaldi, cardiologo anche lui, conosciuto in un congresso sul Garda nell’autunno del 2010… sospirò, non era quello il momento di ripensarci, e dette una leggera manata sulle carte che aveva davanti a sé. “Allora dottor Marandi… diciamo che sono abbastanza contenta delle risultanze cliniche e strumentali: elettrocardiogramma, ecocardio, peso che inizia a scendere… ecco, sull’assetto lipidico bisogna ancora lavorarci su, ma insomma qualche compito a casa mi sembra inevitabile”. Fiammetta sorrise, poi notò lo sguardo lievemente imbarazzato del commissario. “C’è forse qualche dubbio da chiarire?” chiese, vagamente perplessa. Conosceva Marandi da tre anni ormai, e quell’aria un po’ così, di chi sembra essere sulle spine, le riusciva del tutto nuova. “Coraggio, mi dica tutto: a leggere nel pensiero non sono ancora arrivata”. Gli regalò un sorrisetto compunto e pure un po’ impunito.
“E non è escluso che le riesca, prima o poi” sbuffò il commissario, piegandosi leggermente in avanti. “Si tratta di questo: la settimana scorsa ho avuto una conversazione telefonica col mio omologo di Rimini, il commissario Mattia Brighelli, che lei ha conosciuto due anni fa…”.Fiammetta lo interruppe. “Ma certo, mi ricordo…la prima volta in un commissariato non si scorda mai, è stata un’avventura emozionante, e poi sia il commissario che l’ispettore Errani sono due gentiluomini, neppure per un momento mi sono sentita a disagio a trattare con loro… allora?”. Sorrise, e si abbandonò più comodamente sullo schienale della poltroncina girevole.
Sembra tutto un gioco, per ‘sta donna… tranne il lavoro, per mia fortuna, borbottò Marandi. “Il gentiluomo, come lo chiama lei, mi ha invitato a cena nella sua Rimini… ma con una dichiarazione liberatoria del mio cardiologo di riferimento, così mi ha detto. Senza la quale non mi offrirà neppure un caffè” precisò il commissario, stirando le labbra.
Fiammetta non trattenne una risatina. “Il dottor Brighelli è uno preciso… e anche un vero amico” aggiunse con aria significativa, mentre sfilava un blocco di carta intestata da un mucchio di documenti sparsi per la scrivania. Scrisse in fretta poche righe, dette un colpo di timbro, e porse il foglio a Marandi. “Naturalmente mi affido al suo ben noto buon senso, commissario: niente abbuffata, e libagioni moderate… i buoni risultati vanno mantenuti e possibilmente consolidati”. Sorrise ancora, e increspò leggermente le labbra. “E se non sono troppo indiscreta, dove andrete a mangiare?”.
“Il dottore di riferimento non è mai indiscreto”. Stavolta fu Marandi a sorridere più liberamente. “Il premuroso collega ha pensato alla trattoria da M*, a pochi passi dal ponte di Tiberio… al borgo di S. Giuliano, non so se lo conosce…”.
Fiammetta batté le mani. “Oh sì, cucina di pesce fantastica: ci sono stata giusto l’autunno scorso, con la mia amica Lorella…”.
“… la titolare del bar J*, in Corso Garibaldi: coinvolta, sia pure marginalmente, nell’indagine di due anni fa”. Marandi cacciò in tasca la sospirata ‘liberatoria’ e fece per alzarsi.
“Lei si ricorda proprio tutto, commissario… dopo tanto tempo”. Un’ombra di sorpresa ammirazione e forse anche di emozione passò nello sguardo di Fiammetta… o almeno, così parve a Marandi.
“Mah, deformazione di sbirro… e poi l’indagine è stata condotta magistralmente da Brighelli e la sua squadra, non era per nulla facile venirne a capo”. Il commissario emise un sorriso sornione. “A quando il prossimo controllo?”.
“Fra un anno… se lei si comporterà bene, dottor Marandi. E porti i miei saluti al suo collega: ammesso che si ricordi ancora di me”. E a quest’ultima, giocosa provocazione, Fiammetta non seppe proprio rinunciare.
“La memoria di Mattia Brighelli è decisamente più ferrea della mia” sintetizzò Corradino, aprendo la porta dello studio. Facile fare la spiritosa, quando somigli a una semidea, sospirò mentre attraversava a passo svelto la sala d’attesa dell’ambulatorio. Ripensò per qualche attimo a quanto successo due anni prima, alle coincidenze ‘impossibili’ che avevano aperto lo scenario dell’indagine, poi risolta brillantemente dall’ostinazione e dal talento di Brighelli e della sua squadra… beh, stavolta la coincidenza è solo gastronomica, borbottò il commissario, ormai a pochi passi dall’uscita del S. Anna.
Estratto di "La pazienza della nemesi", Stefano Lazzari, Midgard Editrice 2020
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