Mancavo da
quasi vent'anni dal mio Paese, e la telefonata del mio amico Rinaldo, che a
dire il vero mi era risultata alquanto strana, mi aveva indotto alla decisione
di prendermi un anno di aspettativa sia dall'Università nella quale insegnavo,
sia dall'Istituto di Ricerche scientifiche controllato dal Governo all'interno
del quale dirigevo un importante quanto segreto programma di esperimenti su materiali
e propulsori.
Rinaldo era
perfettamente al corrente del lavoro che svolgevo, dato che eravamo stati
compagni di studi a Pisa per i primi anni di ingegneria. Io avevo lasciato
quasi subito l'Italia per proseguire la mia formazione negli Stati Uniti, mentre
lui si era accontentato di una semplice laurea in ingegneria meccanica, che
peraltro non utilizzava neppure, se non per esercitare un minimo di competenza
nei riguardi delle numerose fabbriche metalmeccaniche di cui la sua famiglia
era proprietaria.
Eravamo però
rimasti in contatto, e quindi conosceva perfettamente come si era svolta la mia
carriera, quali erano le mie competenze, e come gli sarei potuto essere utile
nel caso avesse avuto bisogno. C'è da dire che Rinaldo viveva di rendita. La
sua famiglia, ricchissima, oltre alle fabbriche a cui ho già accennato,
possedeva anche numerosi immobili e forse, ma non sono sicuro, anche qualche
albergo nei luoghi di vacanza più esclusivi. Ma Rinaldo non era il tipico
rampollo miliardario che si godeva la vita in giro per il mondo frequentando il
jet-set internazionale.
Era un amante
della pace e della natura, e si era riservato di svolgere i pochi impegni che
gli derivavano dall'amministrazione delle sue fortune, vivendo in una
gigantesca tenuta che aveva acquistato in Sardegna, centinaia di ettari di
bosco, sughereti ed olivi che circondavano una bella villa, neanche troppo
lussuosa, ma completa di tutte le comodità necessarie per continuare ad essere
comunque collegato al resto del mondo.
Ma come mai la
telefonata del mio amico mi aveva fatto prendere la decisione di interrompere
le mie attività per tornare dopo tanti anni alla mia terra natale? Non è facile
da spiegare. Noi due ci sentivamo spesso, e tante volte Rinaldo era venuto a
trovarmi in America, e tra noi due posso dire che si era creata un'intesa
profonda che ci permetteva di captare reciprocamente i pensieri e le
sensazioni. Infatti non furono le parole o l'argomento della telefonata a farmi
prendere quella decisione. Fu quello che sentivo fra le righe, qualcosa di
sottinteso che avevo intuito non volesse dirmi per telefono. Altre volte mi
aveva chiesto di tornare, almeno in vacanza, ma questa volta non si trattava di
un vero e proprio invito: sentivo che c'era sotto qualcosa, e fu quel
“qualcosa” che mi indusse a prendere la decisione.
«Caro amico – dissi a conclusione di
quella telefonata – dammi il tempo di
risolvere alcuni problemi burocratici, e sarò lieto di venire a trovarti!».
A dire il vero
non erano tantissime le cose che avrei dovuto sbrigare. La mia esistenza si
svolgeva in maniera quasi monotona, alternandosi tra l’Istituto presso il quale
svolgevo le mie ricerche ed i miei studenti.
La prima cosa
che feci fu proprio di interrompere le lezioni, e adducendo la scusa che ero
costretto a questa scelta da non meglio identificati motivi personali, chiesi
che mi venisse concesso un anno sabatico e la cosa finì lì.
Poi dovetti
affrontare il mio capo per poter interrompere il mio lavoro all’Istituto.
Non avrei mai
creduto che sarebbe stato così facile, perché il capo mi concesse quasi subito,
senza alcuna obiezione, il permesso di raggiungere la mia famiglia, in Italia,
da dove ormai mancavo da tantissimi anni.
Incontrai i
miei collaboratori più stretti e li istruii su alcune faccende di cui già ci stavamo
occupando, ma sapevo bene che non ce ne sarebbe stato bisogno, dato che mi
fidavo ciecamente della loro competenza e professionalità. Ma mi serviva per
poterli salutare ed abbracciare prima del distacco.
Non avevo
nessun’altra faccenda da sbrigare, e come ebbi i biglietti partii, accompagnato
da una leggera sensazione di angoscia.
Estratto dal romanzo "L'isola che non c'era" di Virio Cau, Midgard Editrice 2019
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