lunedì 26 febbraio 2024

Intervista a Stefano Lazzari

 




Buongiorno Stefano, come nasce questa tua nuova opera?

Ho sempre desiderato scrivere una storia sul mondo dell’arte, in realtà l’idea è nata durante una estemporanea ricerca sul nostro Rinascimento: mi sono inoltrato sulle tracce della saliera del Cellini e la sua bizzarria artistica ha ispirato l’idea di una investigazione su un mistero, presunto, vecchio  di un mezzo millennio…



Quali sono le tematiche più importanti del libro?

Il gusto dell’investigazione su antichi misteri del tutto svincolata da ritorni economici e/o di celebrità, l’arte che proietta la sua ombra immortale sulla più variegata umanità che si possa immaginare – accademici, artisti ambigui, delinquenti, polizia non soltanto come entità istituzionale, investigatori privati – e i sogni di ognuno, più o meno leciti, sempre in bilico fra possibile realtà e delusione…



La storia narrata è completamente fantastica o è stata ispirata da eventi realmente accaduti?

Quando ho iniziato a costruire la trama della storia, che si dipana fra Roma e Vienna, passando per Rimini e Ravenna, non sapevo che la saliera del Cellini fu effettivamente trafugata dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, molti anni prima, nel 2003, e ritrovata tre anni più tardi in un bosco a 90 km da Vienna, dopo una fallita richiesta di riscatto di 10 milioni di euro. Partire senza coordinate si è rivelato un vantaggio, dalla messa in scena del furto stesso, fino alle insospettabili relazioni della saliera con altri misteriosi manufatti rinascimentali.






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