lunedì 18 ottobre 2021

Intervista ad Andrea Cardellini

Intervista ad Andrea Cardellini, autore del volume “Polline”, edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce? 

Non è semplice ricostruire tutto il processo che ha portato alla luce Polline. C’è da dire che io non sono mai stato un grafomane. La poesia è uno stato dell’essere, ce l’ho sempre in testa e sfrutto momenti particolari che definisco “stati di grazia” per tradurre in poesia tutto ciò che mi gira in testa. Polline è stato scritto in un periodo che va dal 2016 a fine 2018. Ad un certo punto ho cominciato ad ascoltarlo, assecondarlo e facendo ciò l’ho visto prendere forma, strutturarsi. In conclusione, non ho fatto altro che seguire un filo che gli stessi versi che avevo scritto mi stavano porgendo, un filo che mi ha permesso di stare davanti a me stesso come si sta davanti ad uno sconosciuto, un filo che in qualche modo ha permesso di far venire alla luce un Andrea nuovo, forse, sicuramente diverso. Polline era lì fuori da qualche parte che mi stava aspettando ed io non ho fatto altro che andargli incontro come un archeologo della parola che scavando fa riemergere tesori sommersi. 



Quali sono le tematiche più importanti della tua poetica?

Le tematiche che innervano il libro si possono racchiudere nella sfera dell’esistenzialismo. Polline è un continuo interrogarsi sulle questioni che stanno alla base della vita: chi siamo, da dove veniamo, dove andremo, ecc.
Inoltre è molto presente l’esame della visione dualistica con cui tutti abbiamo a che fare: buio e luce, bene e male, odio e amore, tanto per dirne alcuni lampanti. La messa in discussione è altro tema su cui poggia il libro e che fa da ponte per un altro tema trattato, la crisi. Crisi nel suo senso etimologico, cioè le “scelte” che ognuno di noi è chiamato a fare. Tutto questo sorretto sempre dal titolo (Polline) che come un nomen omen lancia ogni componimento e ogni capitolo verso l’augurio che tutta l’analisi, la revisione, la vagliatura della nostra esistenza, possa riuscire a produrre quella sostanza vitale, il polline appunto, attraverso il quale porre le basi per altra e nuova vita.



Ci sono dei poeti contemporanei o di epoche passate che ti ispirano particolarmente?

Diciamo che non avendo una formazione accademica ho errato dentro la poesia, attraversandola secondo linee emozionali. Ho letto e studiato vari poeti, di varie epoche e provenienza. Ad essere onesto il mio approccio iniziale ha subito il fascino dell’esotico nella sua accezione prevalentemente occidentale. I poeti beat, l’immenso Whitman, Elliot, Majakovskij, Brodskij, Walcott, Dickinson, Pessoa, Szymborska. Questi quelli che ricordo in maniera particolare tra i primi amori, amori per altro non tramontati. L’incontro con la poesia italiana è posteriore nonostante gli approcci scolastici. Ho una predilezione per i poeti o meglio per la poesia che parte dal primo novecento. I riferimenti assoluti del mio modo attuale di fare poesia sono indubbiamente Montale, Luzi, Ungaretti, Campana, Caproni. Amo e stimo anche alcune poetesse italiane odierne come ad esempio Patrizia Cavalli, Chandra Livia Candiani, Patrizia Valduga, Elisa Biagini, Mariangela Gualtieri. 



Qual è il rapporto fra la scrittura e la tua vita di tutti i giorni?

Come già anticipato, non sono un grafomane ma la poesia è sempre con me. Ogni gesto quotidiano a seconda di quanto la “sensibilità poetica” sia attiva può essere spunto per una riflessione. Certe volte si può anche cogliere in un semplice gesto la summa di complicatissime filosofie o concetti che non riesci mai a risolvere e che di colpo, osservando semplicemente una mano che si strofina sull’altra,  non si sa perché diventano improvvisamente chiare. Non mancano certo i smarrimenti. Il quotidiano spesso sembra allontanarci dalla dinamo stellata della poesia, ma questo in un certo senso può essere anche una prova attraverso la quale sperimentarsi e capire fin dove il desiderio di tradurre la vita in poesia sa spingersi. La poesia del resto è una peculiarità, una caratteristica intrinseca ad alcune persone. Ognuno ha la sua peculiarità, il suo canale preferenziale per sperimentare il proprio cammino nel mondo.









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