sabato 11 gennaio 2025

Intervista a Silvia Capponi e Michela Gardelli

 





Buonasera, come nasce questa vostra opera, Conigli nel cappello?

Conigli nel Cappello nasce dall'incontro tra due insegnanti di italiano per stranieri che, scoprendo di avere lo stesso modo di intendere la didattica, hanno deciso di unire le forze mettendo insieme materiali e idee: sono saltati fuori tanti conigli dal cappello, ovvero letture di vari livelli pensate per aiutare gli studenti e le studentesse di italiano L2 a imparare divertendosi.
Il nostro obiettivo è stato quello di creare risorse e selezionare testi vari, che non invecchiano nel tempo e trattano argomenti attuali e non scontati, incuriosendo e mantenendo vivo l’interesse della classe. Dal cappello escono giochi, roleplay, pro e contro, attività originali e sempre diverse di avvicinamento e comprensione del testo e tanto altro.
Volevamo, inoltre, integrare storie per immagini che facilitassero la produzione scritta e orale. Ci siamo cimentate così nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la creazione di immagini… con qualche risultato inaspettato. I personaggi a volte cambiavano pettinatura o colore degli occhi da un’immagine all’altra, ma questo piccolo “imprevisto” è diventato un’opportunità per stimolare la creatività degli studenti e delle studentesse che hanno dato vita a storie originali e divertenti.  
Le attività proposte facilitano l’aggregazione, il confronto, lo scambio interculturale e la collaborazione in classe.


A chi è rivolta principalmente?

Il libro è pensato come strumento di supporto per insegnanti di italiano per stranieri. Le attività sono strutturate in modo progressivo secondo i livelli del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER), dall’A1 al C1 e destinate a adulti e ragazzi.
Noi lo abbiamo testato con successo sia in scuole secondarie di secondo grado che in contesti universitari. 


Per la vostra esperienza lavorativa pensate che siano importanti pubblicazioni come queste?

Ne siamo certe! Testi versatili come Conigli nel Cappello, pensati appositamente per gli insegnanti, sono una risorsa fondamentale e difficile da trovare. Questo libro offre supporto e ispirazione a chi, come noi, cerca sempre nuovi modi per rendere le lezioni efficaci e coinvolgenti.



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mercoledì 8 gennaio 2025

Intervista a Giuseppe Liccardo

 




Buonasera Giuseppe, come nasce questo tuo romanzo, Il segreto di Miravet?

Era da molto tempo che mi frullava nella mente una storia da raccontare.  Circa tre anni fa, incominciai a scrivere di un immaginario Cavaliere Templare e contemporaneamente, di personaggi realmente esistiti a Perugia fantasticando dialoghi e scene di vita. Nello stesso periodo, avevo preparato delle diapositive e una favola sulla storia delle vie di Perugia per bambini di una scuola elementare. Ho poi continuato a dar sfogo alla mia creatività iniziando a scrivere un racconto sulla vita quotidiana di un ragazzo di nome Andrea, che viveva a Perugia intorno alla metà del ‘400.  Appassionandomi sempre più, ho iniziato ad indagare sui possibili personaggi che avrebbe potuto incontrare per le strade, i mestieri, l’abbigliamento, i giochi e le malattie di quel tempo. Per far questo cominciai a fare foto per Perugia alla ricerca di immagini suggestive della città, per creare nella mia mente tutta una serie di sensazioni, volti, ambientazioni che potevano far rivivere sulla carta la vita di quel ragazzo.  In particolare, mi colpirono alcuni luoghi e vie di corso Garibaldi e la storia di San Michele Arcangelo. Ecco allora che nacque l’idea di intrecciare la storia di Andrea, diventato poi Alessandro e di tutto ciò che avevo già scritto su Perugia, con quella del nobile Francisco. Inizia così questa meravigliosa avventura.  


Quali sono le tematiche principali dell’opera?

Amicizia, amore, ricerca della verità, mistero.
 

Hai dovuto documentarti molto sul periodo storico, il Quattrocento, per poterlo scrivere?

Fin da bambino ero affascinato dalle storie dei cavalieri della Tavola Rotonda, Re Artù, Merlino, la fata Morgana e Lancillotto. Poi vennero le letture sui Templari, il mistero del Santo Graal, le battaglie in terra Santa, la loro persecuzione. Ma soprattutto mi ha sempre affascinato l’aura di mistero che ancora circonda questi ordini.  Scrivere un romanzo storico è un’impresa ambiziosa e per niente semplice nonché piena di insidie, che mi è costato tempo e fatica.  Documentarmi è stata la base per iniziare.  Siccome il medioevo come convenzionalmente lo si intende, abbraccia un arco temporale molto lungo e complesso (parliamo di circa mille anni), ho scelto di concentrami sul periodo che va dal 1400 al 1500. Ho iniziato a scrivere così, per gioco, mentre scrivevo e man mano che procedevo, leggevo, prendevo appunti, facevo foto per Perugia ecc. Avevo scritto di Francisco de la Cruz in Spagna e come già detto, prima ancora avevo immaginato la vita di quell’epoca attraverso gli occhi di un ragazzo che viveva a Perugia. Ad un certo punto mi sono ritrovato con l’aver scritto un fiume di parole. La maggior fatica è stata intrecciare la storia dei personaggi con quella delle figure storiche del tempo e gli accadimenti che hanno segnato l’Italia e in particolare, Perugia dal 1478 al 1494. Ho cercato di fare del mio meglio con i mezzi a mia disposizione: passione, curiosità, umiltà, ricerca e tenacia hanno fatto il resto.  Con tutti i limiti che può avere una “persona della porta accanto”, ho cercato di realizzare un sogno. Credo che alla fine ne sia valsa la pena, ma saranno i lettori a giudicare. 




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venerdì 3 gennaio 2025

Le bambole di Jenny

 di Michela Cinque.







Ricordo ancora, come se fosse oggi, quella sera di tanti anni fa.
La pioggia cadeva fittissima, le strade erano allagate, e le auto passando facevano schizzare l’acqua fino ai marciapiedi, bagnando anche i passanti più prudenti muniti di ombrelli, impermeabili e calosce. 
Mi sentivo stranamente agitata, eppure avevo eseguito correttamente le espressioni alla lavagna, risposto alle domande della maestra d’inglese, e la lezione di danza, dopo la scuola, era stata rinviata. 
L’idea di fermarmi da un’amica a parlare di moda o di ragazzi non mi faceva impazzire, preferivo piuttosto leggere un buon libro, motivo per cui decisi di andare in biblioteca dove, senza accorgermene, ci rimasi per alcune ore. 
Il tempo non accennava a migliorare, era tardi e dovevo rientrare. 
Scelsi un tragitto alternativo per ripararmi sotto i balconi, e percorsi le strette viuzze del centro storico a passo svelto. 
Una decina di minuti dopo fui sotto casa. L’ombrellino pieghevole, che portavo sempre nello zaino, aveva fatto il suo dovere, le scarpe invece erano bagnate fradice.
Salii le scale e con il cuore in gola varcai la soglia del mio appartamento, il divano era vuoto e la televisione spenta.
«Sono tornata, fuori diluvia! C’è qualcuno?»
«Vai a cambiarti, siamo in cucina.» 
Passando notai la tavola apparecchiata con la tovaglia della domenica, e riconobbi l’odore di pollo al forno con le patate.
Corsi in camera, indossai i vestiti asciutti e le ciabatte, lavai le mani e raggiunsi il resto della famiglia che mi attendeva con impazienza.
«Forza, l’arrosto si raffredda» mi esortò la mamma. 
«Cosa festeggiamo?» le chiesi incuriosita. 
«Nulla, perché?»
«Hai preparato una cena speciale ed è un giorno feriale!»
Poi mi rivolsi a papà: «Avete chiuso l’ufficio prima per il cattivo tempo?»
«Alessandra sei tu in ritardo» mi fece notare lui, «… comunque ci sarebbe una novità.»
«Ti hanno dato una promozione?»
«Magari.»
«Riguarda la mamma? Forse riprende a lavorare al supermercato?»
«Non ci penso minimamente» intervenne lei.
«Forse state per dirmi che …avrò un fratellino?»
«Alessandraaaa!»
«Partiamo per le vacanze natalizie?»
«Siediti e stai un attimo in silenzio. Oggi il postino ci ha recapitato una raccomandata, è indirizzata a te.»
«Dev’essere qualcosa d’importante data l’intestazione ed il timbro sulla busta…mi avranno forse accettata in collegio? Vi prego non mandatemi dalle suore!» 
«Calmati ed ascolta attentamente.»
«Va bene papà, non interromperò più.»
«Questa lettera è stata scritta da un notaio che ci invita, anzi ti invita, fra sette giorni esatti, a presentarti nel suo studio.» 
«Per quale motivo dovrei andare da quel tizio?»
«La tua presenza è necessaria perché sei stata nominata erede.»
«Cosa vuol dire?»
«Te lo spiego subito: una persona che non c’è più ha pensato di lasciarti parte dei suoi averi.»
«Ho capito bene? Qualcuno, mi fa un regalo senza che ci sia un motivo o una ricorrenza?» chiesi meravigliata.
«Proprio così.»


Estratto dal volume "Le bambole di Jenny" di Michela Cinque, Midgard Editrice.




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