venerdì 13 marzo 2020

Tennista o non tennista

di Andrea Guizzardi






“Quando colpisci la pallina, di diritto o di rovescio, non senti alcuna vibrazione nel tuo corpo? Non sei un tennista, ma uno che si è ritrovato in mano una racchetta e ha la gelida freddezza del banco surgelati.
Quando pieghi le ginocchia e giochi il rovescio in slice, non percepisci il lieve spostamento d’aria che precede l’impatto delle corde con la pallina? Non sei un tennista, ma uno che armeggia inutilmente un arnese di cui non capisce l’utilizzo nonostante la lettura del manuale d’istruzioni.
Quando con perfetto tempismo esegui un passante in risposta di diritto sul servizio avversario, non ti sembra di essere un’unica cosa con la racchetta? Non sei un tennista, ma uno sperduto essere umano, disorientato nel tempo e nello spazio.
Quando, con il polso bloccato e la spinta delle gambe, esegui una demi volee estraendo la palla dal terreno che la teneva prigioniera, non avverti quanta poesia c’è in quel gesto così complicato? Non sei un tennista, ma uno che pensa di avere in mano un badile e, in tutta verità, meriterebbe di trovarsi in una serra a cinquanta gradi.
Quando esegui un pallonetto di geometrica precisione per altezza e parabola della pallina, non vedi nel cielo un astro con il tuo nome che fa capolino per ammirare tanta bellezza? Non sei un tennista, ma uno che riesce soltanto a guardarsi con insuccesso la punta dei piedi, tanto da non scorgere neppure la propria ombra.
Quando fai lo smash e la palla rimbalza altissima e imprendibile nel campo avversario, non hai la sensazione, seppur momentanea, di essere come Ercole quando sprigionava tutta la sua forza? Non sei un tennista, ma un bruto per il quale è normale usare la potenza in ogni circostanza, anche e soprattutto quando non serve.
Se non hai superato il vaglio di questo test introduttivo, ti consiglio già di non avventurarti nella lettura di questo libro. Perderesti solo il tuo inutile tempo, anziché continuare a dedicarlo alle tue solite e insulse attività quotidiane.
Qualora, invece, vincendo la tua naturale idiosincrasia per l’argomento, decidessi di affrontare quella che per te sarà un’ascesa lunga e difficile, sappi che, quando sarai arrivato all’ultima pagina, il panorama che ammirerai ti avrà ripagato di ogni sforzo e di ogni goccia di sudore lasciata sulle pagine”.

Questo era l’esplosivo incipit di “Io sapevo spazzolare le righe”, l’autobiografia di Sven Fredriksen, uno dei grandi del tennis del passato, l’idolo indiscusso di Luigi Nervi, che portava sempre con sé quel libro, avendo cura di riporlo nel borsone prima di ogni partita. Per Nervi non era soltanto un insieme di pagine che raccontano i successi e le sconfitte di uno sportivo, ma molto di più: un trattato sulla natura del tennista, scritto da un tennista, già talentuoso di suo sul campo, ma inaspettatamente ancora più dotato nell’ambito letterario. Non se ne dimenticava mai. Un portafortuna? Un talismano dai poteri straordinari? Una salvifica coperta di Linus? Solo Nervi lo sapeva, ma, qualunque cosa significasse per lui, sta di fatto che quel libro aveva la capacità di smorzare la sua tensione e di rendere il suo orizzonte più sereno.
Mai come in questa occasione la presenza dell’opera di Fredriksen era di fondamentale importanza per Nervi. Era a Parigi, non in gita turistica, ma al Roland Garros. Non al primo turno e neppure agli ottavi di finale. Era il giorno della finale del singolare maschile e uno dei due finalisti era proprio lui. L’inatteso Nervì, così come lo chiamavano i francesi, innamoratisi alla follia del giocatore italiano, dopo averne apprezzato le gesta e lo stile nel corso del torneo. Un ragazzo semplice dal fisico normale, sostenuto da una buona preparazione atletica e, soprattutto, dotato di una intelligenza tattica in grado di compensare i limiti tecnici e la non particolare pesantezza della sua pallina. L’esatto contrario di molti giocatori in voga in quel momento: gonfi di boria, molesti come i grugniti emessi dopo ogni colpo, antipatici quanto i pugnetti costantemente esibiti a ogni punto conquistato e, dulcis in fundo, mal accompagnati da un imbarazzante codazzo di preparatori, fisioterapisti e addetti stampa. 

Estratto dal romanzo "Tennista o non tennista" di Andrea Guizzardi, Midgard Editrice 2019





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