martedì 11 ottobre 2022

L'intruso

 di Giulio Volpi.






L’incendio scoppiato alla villa dell’ex senatore aveva riacceso i riflettori sull’inchiesta felicemente conclusa a settembre. 
Quell’organizzazione mafiosa era stata smascherata e numerosi arresti erano stati effettuati, sia in città che nelle altre località nazionali ed estere dove si era ramificata. Lo stesso senatore, ritenuto uno dei capi, era recluso nel Carcere di Sollicciano in attesa di giudizio.  
Il Commissario Enzo Cantoni era appena rientrato a Firenze dopo il fine settimana trascorso a Contea, la sua città di origine. 
Contea non era semplicemente la città dov’era nato, dove risiedeva la sua famiglia e vivevano ancora i suoi più cari amici, ai quali peraltro era ancora fortemente legato, ma rappresentava il luogo che aveva ospitato le sue avventure di ragazzo, dove aveva vissuto e perduto il suo primo amore; il luogo per cui in gioventù aveva lottato nel tentativo di preservarlo dal degrado minacciato dalle mire ingorde del progresso. 
Un luogo magico che aveva visto crescere i suoi sogni insieme alle meravigliose persone che vi aveva conosciuto. Ogni volta che tornava vedeva la sua città più grande, più moderna e industrializzata e ne parlava: con Toni, Nino, Beppe e Don Lino, l’amico prete. 
A Firenze aveva ritrovato Maurizio, l’altro amico di sempre che, dopo essersi laureato in questa città, prestava servizio come medico presso il reparto oncologico di Careggi. 
Enzo invece aveva frequentato l’università a Roma dove si era laureato in Scienze Politiche. 
Adesso i due si vedevano spesso ed essendo entrambi appassionati di astronomia trascorrevano delle interessanti serate ad osservare la volta celeste con il telescopio che il padre aveva a suo tempo regalato all’amico, come premio per gli ottimi risultati ottenuti negli studi. 
Insieme avevano anche visitato l’Osservatorio Astronomico di Arcetri. 
Questa volta il rientro in sede era stato piuttosto malinconico perché Chiara, la giovane moglie, era dovuta rimanere a casa dei suoi per assistere la madre ancora convalescente dopo un intervento. 
Era la prima volta che si separavano da quando, pochi mesi prima, durante il periodo natalizio, si erano finalmente uniti in matrimonio: una decisione sofferta per il ricordo comune di una persona alla quale erano stati entrambi fortemente legati e alla quale avevano voluto un gran bene. 
Purtroppo Angelina era morta a causa di una grave e improvvisa malattia. Era stata il primo e grande amore di Enzo e anche la più grande amica di Chiara. 
Dopo la sua scomparsa lui aveva trascorso un periodo di profonda crisi, uno smarrimento che gli aveva tolto ogni voglia di vivere; aveva anche interrotto gli studi e si stava abbandonando ad un isolamento ostinato. 
C’erano volute la pazienza e la costanza di tutti gli amici, di Don Lino e anche l’intervento decisivo di Sofia, una donna meravigliosa dotata di particolari proprietà sensitive, per riportarlo a credere nella vita .
Chiara, anche lei reduce da una storia dolorosa, gli era stata particolarmente vicina e lentamente i due ragazzi avevano, col tempo, capito di desiderarsi. 
Li tratteneva però un latente senso di pudore, come se un loro legame potesse offendere la memoria di Angelina. 
Ancora una volta era stato decisivo l’intervento di Sofia che aveva allontanato con i suoi strani poteri questo loro freno interiore.
Enzo non era più un ragazzo adesso, era un uomo che aveva delle responsabilità. 
Il suo compito era quello di far rispettare la legge e far prevalere la giustizia. 
Il suo contributo era stato determinante per la soluzione di quel caso dove si era impegnato con particolare fervore smascherando, con l’aiuto dell’agente e amico Roggi, i responsabili dell’assassinio di quella giovane donna. 
Il lunedì mattina, appena rientrato a Firenze, andò direttamente in Commissariato. 
Sapeva che Tornelli, il Commissario Capo, aveva dovuto allontanarsi per motivi familiari e che Aurelio era ancora in licenza premio e sentiva pertanto la responsabilità di garantire il regolare svolgimento dell’attività del reparto. Appena arrivato era stato informato del fatto dall’agente Lentini di servizio alla guardiola: “Meno male che è arrivato lei Dr. Cantoni!”, esclamò l’agente con atteggiamento apprensivo.
“Quando è successo?”, domandò Enzo.
“Stanotte… l’Ispettore Parrini è già su…”
“Chi c’è con lui?”
“L’agente Ruotolo.”
“E il Dr. Reni?”
“È stato avvertito, dovrebbe essere già sul posto.”
“Bene… c’è’ Amadei?”
“Sì Commissario, è in archivio…”
“Chiamalo e… avverti l’Ispettore Parrini che sto arrivando.”
L’agente era già sul corridoio mentre lui stava per entrare in ufficio.


Estratto dal volume “L'intruso" di Giulio Volpi, Midgard Editrice.


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