lunedì 8 agosto 2022

I marchesi di Fumone

 di Tommaso Sala.






Quando vide il Castello di Fumone da fuori, poco prima, Bellisario ebbe l’impressione che quel posto fosse tetro e vuoto.
La struttura sorgeva in cima ad un colle, non troppo lontano dalla capitale del regno di Enotria. Era circondato da un fossato profondo e un ponte lo collegava al resto del colle. Non sembrava, ad un primo sguardo, un luogo desolato e su cui aleggiasse qualcosa di macabro. Ma gli occhi dei due soldati, a guardia del ponte, e la totale assenza di persone dicevano il contrario.
All’interno, le impressioni di Bellisario furono confermate. La grande sala in cui si accomodò, su invito del capo delle guardie Teodoro, lo stesso che lo aveva reclutato alla locanda la notte prima, era vuota. Sembrava quasi che fosse vuota da anni, ma non c’erano ragnatele, né segni di incuria né legno marcio. Era come se il castello fosse stato abbandonato dalla vita, ma non dalle persone.
- È silenzioso questo posto - disse Bellisario, mentre attendeva l’arrivo della signora del Castello.
- Già… siamo rimasti in pochi, a causa del demone.
- Siete sicuri si tratti di un demone? - chiese Bellisario, non fidandosi dell’opinione di quell’uomo, che sembrava soltanto un normale soldato senza troppa istruzione, ma che aveva fatto carriera. Nei vent’anni che aveva vissuto da Cacciatore dell’Ignoto, aveva imparato che è meglio vedere con i propri occhi, anche a rischio della vita, invece di fidarsi dell’opinione di un ignorante.
- Sì, ve lo assicuro. Si aggira di notte, nei sotterranei del castello. Con l’arrivo dell’alba si defila e scompare. Ha già ucciso diverse guardie, strappando loro la testa dal corpo. Ditemi voi se un uomo può farlo.
- Ho conosciuto uomini capaci di farlo, ma poco importa. Se è come dite, probabilmente abbiamo a che fare con un Figlio dell’Ignoto Primordiale, con cui non si discute e si può solo combattere. Ma stanotte lo scopriremo.
- Non avete paura?
- Non avete idea di cosa ho affrontato in vita mia…
Prima che Bellisario concludesse il suo discorso, Teodoro si alzò di scatto dal tavolo: Irene, la marchesa di Fumone, aveva fatto il suo ingresso.
Bellisario fece lo stesso.
La marchesa era una donna di mezza età, bionda, ma di aspetto ancora piacevole. Era accompagnata da un’altra donna, con almeno la metà dei suoi anni, Diana, la figlia.
- Perché mi hai disturbata, Teodoro…
La donna sembrava irritata. I suoi occhi erano stanchi e appesantiti dalle occhiaie.
- Mia signora, permettetemi di presentarvi Bellisario di Enotria, qui per aiutarci contro il demone dei sotterranei.
- Al vostro servizio - disse Bellisario, con un inchino molto forzato.
La marchesa lo ispezionò con uno sguardo carico di rabbia e con labbra serrate.
Non disse niente e se ne andò, quasi che l’atteggiamento di Bellisario l’avesse infastidita o offesa.
- Simpatica… - commentò lui.
- Perdonate mia madre, ma sono tempi duri per lei - Diana cercò di compensare la maleducazione di Irene ed invitò i due uomini a sedersi al tavolo.
- Gli ultimi anni hanno messo a dura prova noi tutti. La scomparsa di mio padre, tre anni fa; l’apparizione di questo demone; e la morte di mio fratello, di soli dieci anni, il colpo di grazia al cuore di mia madre. Sembra che queste antiche sale siano maledette.
La ragazza si guardò intorno, con uno sguardo carico di nostalgia.
- Non dite così, mia signora. Ora abbiamo dalla nostra Bellisario di Enotria.
- La vostra fama vi precede – disse Diana, interrompendo Teodoro.
- E lui ci libererà da questa maledizione. E un giorno, voi riporterete queste terre alla loro gloria passata - Teodoro parlò con molta enfasi.
- Ditemi - intervenne Bellisario - quando è apparso il demone?
- Pochi mesi fa, durante una notte con una luna cremisi. Il nostro sonno fu squarciato da delle grida terrificanti. Era un rumore acuto, lancinante…
- Quasi una voce bianca.
- Esatto, Teodoro. Due guardie scesero nella cripta e non tornarono più su. Abbiamo trovato i loro cadaveri il giorno dopo, senza testa e aperti in due.
- E siamo fuggiti.
- Già, abbiamo abbandonato il castello e ci siamo rifugiati in una residenza in campagna.
- E poi? Come mai siete tornati? - chiese Bellisario.
- Mia madre. Ordinò a tutti di tornare al castello. Odiava stare in quella residenza. E così tornammo. E da mesi ormai viviamo sotto lo scacco del demone.
- Quindi, se capisco bene, nessuno di voi ha visto effettivamente il demone, giusto?
Sia Teodoro che Diana fecero di no con la testa.
- Ditemi un’altra cosa… in che occasione è morto vostro fratello? Mentre eravate alla residenza?
Diana si fece molto triste in volto.
- Eugenio è morto prima della comparsa del demone - disse Teodoro, con un tono seccato.
- Perdonate per come ho posto la domanda - disse Bellisario, convinto di aver ferito Diana.
- Non vi preoccupate. Diteci… cosa avete intenzione di fare? Le guardie del castello sono a vostra disposizione.
- No, grazie - replicò con semplicità Bellisario.
- Come? - la ragazza rispose allibita.
- È inutile mettere a rischio la vita di uomini innocenti. Scenderò nella cripta e valuterò la situazione. Se avrò bisogno di aiuto, lo chiederò.
- Come volete - intervenne Teodoro - riteniamo che il demone inizi ad aggirarsi nella cripta intorno a mezzanotte, perché è a quell’ora che sentiamo i primi rumori. Vi conviene scendere a quell’ora…
- No. Scenderò più tardi, a ridosso dell’alba.
- E perché?
- Semplice. Non ho idea, perché voi non avete idea, di cosa si muova là sotto. Preferisco non correre rischi. Devo sapere con cosa ho a che fare, prima di combatterlo. Lo affronterò quel tanto che basta per capire di cosa si tratta e poi deciderò come agire.


Estratto dal racconto "I marchesi di Fumone" di Tommaso Sala, secondo piazzato a pari merito nel Premio Midgard Narrativa 2022, presente nell'antologia "Hyperborea 6", Midgard Editrice 2022.


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