martedì 13 luglio 2021

Intervista a Lorenzo Peka

Intervista a Lorenzo Peka, autore del racconto “La scommessa con il demone”, vincitore pari merito del Premio Midgard Narrativa 2021, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 5”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.







Buongiorno Lorenzo, parlaci del tuo racconto, come nasce? 

Buongiorno e grazie dell’invito. Il racconto è nato dal ricordo di un vecchio videogioco giapponese: vi s’incontravano creature enormi, smisurate, tanto che il giocatore si trovava a “scalarle” come fossero montagne semoventi. Ho preso in prestito questi colossi per la mia piccola rappresentazione letteraria. Ma ho cercato di dare un tocco di originalità nel protagonista che li affronta: poco prestante, un po’ impacciato con le armi – e nemmeno tanto leale o sincero – non è esattamente l’eroe “standard” del fantasy d’avventura. Le sue abilità segrete si manifestano solo contro le gigantesche creature, che riesce così a liberare dalla loro maledizione, come se fosse a metà tra un cavaliere e un esorcista. In realtà poi, nella stesura del racconto, l’ambientazione mi ha un po’ preso la mano e il background del personaggio è venuto alla luce solo in parte. Ma in fondo è questo il bello delle avventure, no? Non sai mai dove andrai a finire, e in un genere come questo sarebbe un peccato non assecondare l’immaginazione.


Il racconto rientra nel genere Sword and Sorcery. Ti piace molto questo genere letterario?

Da molto prima di sapere come si chiamasse. Da bambino mi alzavo presto la mattina per guardare in televisione “Xena”, o “Mystic Knights of Tir Na Nog”, prima di andare a scuola. Amavo quei mondi misteriosi, pieni di spade e incantesimi e incredibili creature: non solo perché erano divertenti, ma anche perché vedevo nelle pericolose avventure vissute dai personaggi delle metafore delle difficoltà nella nostra vita quotidiana. Poi arrivarono anche i libri. Avevo quattordici anni, ero in vacanza in Romagna con i miei genitori, dopo un periodo un po’ travagliato; lì mi comprarono un volume di racconti di Conan il Barbaro, fiammante nella sua copertina rossa, un bellissimo ricordo. 

In seguito ho letto libri di molti altri generi, ma sono ancora convinto che nessuno dia quel trasporto istintivo, quell’emozione viscerale che solo le cavalcate delle avventure fantastiche sanno ispirare. A proposito di cavalcate, mi appassionai anche ai cicli cavallereschi medievali, che senza dubbio sono la premessa fondamentale da cui è germogliato il genere letterario “spade e magie”.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Un rapporto inevitabile, direi. Iniziai a mettere su carta le mie fantasie fin da bambino, anche se i frutti dovettero maturare un bel po’. Ma non parlo solo di narrativa: col tempo scoprii che l’atto dello scrivere ha qualcosa di catartico, quasi di “terapeutico”: si butta fuori ciò che si ha dentro e lo si osserva ricomposto su un foglio in forma di parole. Sono convinto che la scrittura e la lingua non siano solo mezzi di comunicazione, ma prima di tutto sistemi del pensiero. E questo è un valore trasversale che attraversa narrativa, epistole e appunti personali, senza una vera differenza di fondo. 


http://midgard.it/hyperborea5.htm






 

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