mercoledì 14 luglio 2021

Intervista ad Ottavio Nicastro

Intervista ad Ottavio Nicastro, autore del racconto “Rigor mortis”, vincitore pari merito del Premio Midgard Narrativa 2021, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 5”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno Ottavio, parlaci del tuo racconto, come nasce? 

Il racconto breve è un’esperienza interessante e unica nel suo genere. L’originalità della trama è essenziale. A differenza dei romanzi, il racconto breve apre e chiude la vicenda nel breve periodo. Di solito la lettura non oltrepassa la mezz’ora. A volte meno. Non potendo dilungarsi nelle descrizioni, il rischio di scivolare nella banalità, è concreto.  Chi legge deve essere stimolato. La curiosità da parte del lettore è essenziale. Pertanto la vicenda deve coinvolgerlo al punto da accendere la curiosità da parte sua. Come andrà a finire? Quale mistero si cela all’interno della vicenda? Catturare il lettore, non è facile ma neppure impossibile. In tale situazione è la trama ad assumere importanza. Dove trovare quella giusta? È innegabile che la vita di tutti i giorni è un serbatoio inesauribile di eventi. E a quella mi sono affidato, favorendo una vicenda semplice quanto banale. Ero a casa di mia madre. La badante la accudiva. Guardavo e mi sono chiesto: cosa potrebbe succedere di terrificante e tenebroso allo stesso tempo a una persona impegnata in tale compito? Il resto è venuto da se mentre percorrevo la via di ritorno verso casa.       


I tuoi racconti hanno spesso un’ambientazione cittadina, quotidiana, apparentemente normale, dove poi irrompe l’elemento horror. Ce ne vuoi parlare?

I mondi lontani sono interessanti è vero. Alcuni dei romanzi che ho scritto, sviluppano ambientazioni fantasy. Allo stesso modo di come succede a cinema, anche nella lettura chi legge tende a immedesimarsi col protagonista. La condizione è resa ancor più verosimile, quando il protagonista è la persona di tutti i giorni. L’uomo o la donna della porta accanto. Il tizio che incontri in ascensore, o al bar all’angolo mentre prendi il caffè. William Shakespeare ha detto: il futuro è il territorio inesplorato. Noi tutti coltiviamo il timore del domani. Ciò che all’improvviso può succedere in modo cruento quanto inaspettato. Sappiamo bene che i mostri esistono anche se non li vediamo. I peggiori hanno origine e si sviluppano dentro di noi. Nelle pieghe nascoste dell’intimo. In fondo all’angolo buio dell’anima dove a nessuno piace guardare. Ahimè quando si spinge lo sguardo nell’abisso, di rimando l’abisso guarderà noi. La condizione è destinata a stravolgere la normale quotidianità, mostrandoci un risvolto inaspettato che mai avremmo voluto conoscere.    


Il racconto, come dicevamo, ha una forte impronta gotica e horror. C’è qualche autore di questo genere che t’ispira particolarmente?

Fin da piccolo ho subito il fascino di Edgar Allan Poe. Genio indiscusso della letteratura gotica di fine ottocento. Poe ha avuto un gran pregio che ogni singolo autore degno di questa definizione dovrebbe poter vantare. Lo scrittore era capace di condividere lo stato emotivo del personaggio che lo stesso Poe creava sulla carta.



 

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