lunedì 26 luglio 2021

Intervista a Giordano Giorgi

Intervista a Giordano Giorgi, autore del racconto “Poco lontano da Goresthorpe Grange”, edito nell’antologia fantasy “Hyperborea 5”, nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.







Buongiorno Giordano, parlaci del tuo racconto, come nasce? 

Buongiorno a tutti!
Scrivo da tempo apocrifi holmesiani, per il piacere di potermi immaginare nuove vie narrative in quella che è una delle saghe più apprezzate di tutti i tempi, quella, appunto, di Sherlock Holmes e del Dr Watson.
Arthur Conan Doyle NON è solo Holmes. C’è tanto di“altro” scritto da lui; racconti del mistero, del terrore, saghe medievali, racconti ambientati nell’epoca Regency, nell’epoca napoleonica e anche qualche  racconto di mare e di pirati.
Ho quindi provato la via dell’apocrifo in questo tanto di “altro”, per l’appunto, e, soprassedendo su Holmes, ho provato ad immaginare un sequel su  "Selecting a ghost", uno dei suoi racconti di fantasmi più riusciti.



Il racconto, come scrivi, è un omaggio ad Arthur Conan Doyle. Immagino che apprezzi molto questo autore, ce ne vuoi parlare?

Doyle resta il mio scrittore preferito di tutti i tempi: in quel “mio” sta tutto il concetto della soggettività del giudizio.
Dalle sue biografie emerge un carattere mai domo, mai annichilito, mai annoiato. 
Scozzese, studente con encomi  e talloni di Achille, baleniere nei mari artici, giovane medico, scrittore incompreso prima, affermato poi. Portiere di calcio, sciatore, giocatore di cricket, appassionato di automobili. Poi patriota, cavaliere, e, da ultimo, convinto seguace dello spiritismo, forse il suo ruolo più controverso nei tanti giudizi che ha collezionato in oltre un secolo. 
"The Lost world" è il più bell’omaggio all’amicizia senza distinzioni sociali. 
La saga di "Brigadiere Gerard"  un affresco napoleonico divertentissimo di un ussaro alla James Bond che risolve tutto anche suo malgrado.
Come ho detto c’è tanto oltre Sherlock Holmes;  che, comunque, resta “il” faro per la Letteratura di genere.




Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Poiché il “Cicero pro domo sua” è il rischio immenso in cui corre lo scrittore di oggi, volerò ancora più basso della quota minima su cui mi diletto, e dico che la scrittura è un gioco divertente cominciato nel 2014 che prosegue tutt’ora.
Prime stesure sempre a penna, stilografica. Poi editing su pc. Poi ancora, a Dio piacendo, la pubblicazione.
Condizione necessaria per scrivere è amare la lettura, e leggere, leggere, leggere. Se dovessi gerarchizzare le due attitudini, butterei dalla torre la scrittura, senza indugio. La lettura resta l’esercizio più importante.
Giudico fondamentale il "germoglio di idea”. Non scrivo nulla se non partendo da un originale disegno della mente, un possibile twist, una falla storica, un’ipotesi curiosa. Non sono per lo scrivere “tanto per”. 




A parte Conan Doyle, che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Torno al giallo classico ed al mystery d’epoca periodicamente.
Giudico però la conoscenza dei classici della letteratura un bagaglio imperdibile.
Sintetizzo a favor mio e di chi legge:
Agatha Christie e John Dickson Carr: i migliori giallisti di sempre. 
Poe: l’inizio di almeno 3 generi letterari, un precursore che in genere si legge a 13 anni, poi lo si scorda e lo si riprende, divorandolo, dopo i 30. Ci sono cascato anche io.
Lovecraft: il narratore weird più geniale. Scarsissimi i dialoghi, eccezionale l’atmosfera e il fantastico abissale che è in grado di trasmettere.
Jane Austen: rivedo talmente con piacere tutte le sei trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi che forse ne inizierò anche la lettura. Vado a fiducia verso quella che, come scopro ogni giorno, sembra essere l’autrice più di impatto di ogni epoca. 
La Londra vittoriana/edoardiana, il mare da solcare e l’Inghilterra dell’epoca della Reggenza sono i luoghi dove mi piace ambientare i miei scritti, perché sono quelli di cui mi piace leggerne.







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