martedì 26 maggio 2020

L'enigma di Bernard Morris

di Oscar Bigarini





Andrea e Flavia trascorsero la giornata ad Hyde Park con tanto di gita in barca sul lago (Serpentine lake), e pic nic all’ombra di un bel faggio, lanciando molliche di pane ad uccelli e scoiattoli.
L’indomani, 5 maggio 2019, sarebbe stata una giornata particolare, il compleanno di Flavia!
La ragazza avrebbe compiuto venti anni.
I due fidanzati avevano in programma di celebrare l’avvenimento con una bella gita nella vicina località marina di Brighton, un bel pranzetto a base di pesce e saluti via Skype a mamma, papà, nonna e al fratello Lorenzo.
I genitori avevano chiesto a Flavia di festeggiare il compleanno a Perugia ma lei aveva risposto che non le era possibile abbandonare Londra perché doveva sostenere a breve un esame molto importante. La verità era che non voleva lasciare Andrea proprio nel giorno di compimento dei suoi venti anni.
Uno dei motivi, ma non il solo, come vedremo in seguito, per i quali Flavia aveva deciso di effettuare un periodo di studio a Londra, si doveva al nonno inglese Bernard Morris.
La nonna materna Eleonora Arcelli, donna raffinata di buona famiglia, perugina del rione di Porta Santa Susanna, dopo aver frequentato l’Istituto di arte Bernardino di Betto, aveva lavorato presso l’azienda “Luisa Spagnoli” come disegnatrice di moda. All’inizio degli anni Sessanta, a seguito di un’interessante offerta di una casa britannica di abiti per signora, si era stabilita a Londra per due anni come stilista di moda.
La “Luisa Spagnoli” aveva concesso il nulla osta ad Eleonora per questa esperienza e assicurato che al termine le avrebbe conservato il posto di lavoro.
A Londra Eleonora aveva conosciuto Bernard Morris, giovane e colto archeologo della sezione etrusca, del dipartimento greco – romano del British Museum, dove erano, e sono, conservati i “pannelli d’argento decorati”, datati 540 – 520 a.C., rinvenuti a Perugia.
Bernard, nativo di Bath, città inglese a circa 180 km da Londra, famosa per le terme romane, aveva acquisito il Dottorato in Archeologia a Oxford, amante dell’Italia, aveva studiato a lungo l’Italiano e parlava correttamente la lingua della penisola.
Bernard aveva due principali passioni: lo studio della civiltà egizia e quella etrusca.
L’archeologo, per quanto riguardava l’antico Egitto, aveva effettuato studi e ricerche sulle gigantesche piramidi della piana di Giza; non si capacitava come fosse stata possibile in tempi tanto lontani, privi dei moderni mezzi tecnologici, la costruzione di edifici così imponenti. Spesso ne parlava con amici ingegneri e architetti alla ricerca di una soluzione tecnica credibile.
Altro mistero che lo appassionava era il perché, dopo la costruzione in Egitto di circa 140 piramidi, tra il terzo millennio e la metà del secondo millennio a.C., la costruzione di questi giganti era cessata all’improvviso per passare a scavare tombe nella roccia come luoghi di sepoltura di faraoni e notabili.
Ma quello che destava in lui profonda emozione ed ammirazione era “la Stele di Rosetta”, cioè la famosa stele conservata al British Museum, che aveva permesso nel diciannovesimo secolo, la comprensione dei geroglifici egiziani, attraverso le sue tre iscrizioni in geroglifico, demotico e greco antico di uno stesso testo antico.
Non c’era giorno, quando entrava al lavoro, che non si recasse per almeno un paio di minuti a guardare in venerazione quasi mistica la stele. A casa ne aveva appesa al muro del soggiorno una grande fotografia e numerosi soprammobili che la riproducevano erano sparsi nei tavoli e nei mobili dell’abitazione.
Per quanto riguarda la civiltà etrusca Bernard aveva scritto numerosi articoli sulle necropoli etrusche della Toscana e dell’Umbria del IV e III secolo a.C.
Molto apprezzata in particolare era stata la pubblicazione di National Geographic di un suo catalogo sui siti etruschi dell’Umbria.
In tema di civiltà etrusca, come per “La Stele di Rosetta” per la civiltà egizia, nutriva una particolare ammirazione, per le “Lamine di Pyrgi”, un reperto archeologico del VI secolo a.C., consistente di tre lamine d’oro con delle incisioni in lingua etrusca su due di esse ed in lingua fenicia su una.
Questo documento sebbene non comparabile alla “Stele di Rosetta” per l’egiziano, come mezzo di decifrazione dell’etrusco (i testi in lingua etrusca e fenicia incisi sulle lamine hanno lunghezza diversa e contenuti leggermente diversi), aveva comunque permesso una migliore comprensione dell’etrusco.
Molto successo aveva avuto anche un saggio di Bernard sul “Cippo di Perugia”, una stele in pietra che presenta attraverso incisioni un'iscrizione in lingua etrusca datata al III/II secolo a.C.,  conservata nel Museo archeologico nazionale dell'Umbria di Perugia.
Alla fine dei due anni, Eleonora e Bernard, molto innamorati, non vollero separarsi e decisero di proseguire la loro esistenza in Italia.
Nel 1965 presero dimora in un bel appartamento di proprietà della famiglia Arcelli in via dei Priori a Perugia e si sposarono.
Eleonora riprese il proprio lavoro alla “Luisa Spagnoli”, Bernard ottenne la nazionalità italiana e iniziò a lavorare come archeologo al Museo Nazionale Archeologico dell’Umbria (l’attuale MANU). 
Nel 1966 nacque il primogenito Francesco, e poi nel 1968 Margherita, la madre di Flavia.
Margherita, si laureò nel 1992 in lettere ed iniziò ad insegnare questa materia al liceo classico “Annibale Mariotti” di Perugia, nel 1996 sposò Attilio Rinaldi, medico triestino, giovane cardiologo all’Ospedale di Perugia.
Dopo il primogenito Lorenzo nel 1997, Il 5 maggio 1999 nacque Flavia.
Nella sua esistenza perugina Bernard scrisse numerosi libri sulla storia della sua nuova città, con descrizioni dettagliate dei monumenti e delle opere d’arte, diventò membro di importanti associazioni culturali cittadine e ricoprì anche la carica di assessore alla cultura del comune di Perugia.
Bernard collaborò con numerose istituzioni culturali ed archeologiche alla scoperta di importanti reperti etruschi e romani; molteplici furono le sue conferenze sulla presenza etrusca a Perugia e nella Tuscia nel IV e III secolo a.C.    
Flavia trascorse molta della sua infanzia e della sua prima giovinezza insieme all’amato nonno.
Da parte sua Bernard adorava la nipote, ne ammirava l’intelligenza e la facilità di apprendimento qualunque fosse l’argomento.

Il nonno raccontava alla nipote ancora bambina, sia in inglese che in italiano, storie inventate al momento di personaggi fantastici, come maghi, fate, principi, regine… che si svolgevano in luoghi misteriosi come i castelli o le foreste della sua Inghilterra.

Estratto dal romanzo L'enigma di Bernard Morris di Oscar Bigarini, Midgard Editrice 2020



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