lunedì 10 febbraio 2020

Intervista ad Anna e Tullio Agostini

Intervista ad Anna e Tullio Agostini, autori del libro “L’incontro”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.






Buongiorno, parlateci della vostra opera, come nasce? 

A. Buon giorno, Fabrizio. Sai bene quanto sia oggetto di perplessità e di contraddizione il venire a capo della corretta genesi di una storia. Qualsiasi storia, e dunque anche la nostra. Per provare a farlo, comunque, è necessaria una premessa. 
Siamo due fratelli con molti anni di vita alle spalle e che, come forse accade ai più, “si vedono” o “si sentono” quelle volte imprecisate dell’anno per relazionarsi sulle cose più banali come la salute, gli affari… la routine, insomma. Niente di strano fin qui.  
E’ accaduto poi un giorno (assolutamente per caso, tengo a dire) che, in tale ambito, in una di quelle chiacchierate che potremmo definire informali, siano “scappate” due reciproche ammissioni fuori le righe: una confidenza (quella di tenere entrambi nel cassetto una sorta di manuale di pensieri e considerazioni personali di vario genere, per ciascuno di noi motivo di riflessione e di riferimento) ed un desiderio (voler provare a raccogliere e mettere insieme tali pensieri – dell’uno e dell’altra – cercando di racchiuderli in un unico contesto). 
Il senso dell’eventuale operazione - che traeva origine da un guizzo di spirito fraterno quel giorno, appunto, inspiegabilmente più vivido di sempre – sarebbe stato, in primis, quello di creare un’opera comune allo scopo di rafforzare le nostre convinzioni, ritrovare qualcosa del passato che potesse avere un senso condivisibile e al tempo stesso lanciare un paracadute salvifico per entrambi, costituito da una più cementata intimità in vista del futuro e delle sue inevitabili insidie e solitudini.
Ciò ha fatto sì che nascessero in modo spontaneo i personaggi di Giulio e di Vittoria dalla penna, rispettivamente, di mio fratello e della mia. Ma questo è stato solo l’inizio, in realtà.
Ci siamo resi subito conto che i due protagonisti avrebbero dovuto ben presto staccarsi da noi e vivere una vita propria. Per far ciò avrebbero avuto bisogno quindi di una “loro” storia, di un “loro” percorso.
Così a poco a poco abbiamo creato e delineato i nostri due eroi a cui capitolo per capitolo, abbiamo cominciato a voler bene e per amore dei quali a fabbricare le necessarie vicende di sostegno che hanno dato origine alla costruzione del romanzo.

T. Nessuno ci crederebbe ma il tutto è partito da una chiacchierata informale fatta su un terrazzo al sole di Fregene. Mi ricordo che si parlava del più e del meno e che l’idea del romanzo nacque per una sorta di scommessa fatta con noi stessi naturalmente. Per il resto credo di poter essere d’accordo abbastanza con quanto detto da mia sorella.


Quali sono le tematiche più importanti del libro?

A. Il romanzo, come appare abbastanza evidente, ha la sua parte fondante nell’essenza della corrispondenza che si scambiano i due protagonisti della storia, i due ex compagni di liceo, ormai adulti, che si sono ritrovati per caso faccia a faccia, in un contesto del tutto anonimo.
Siamo dunque partiti da una base di carteggio epistolare per poter in qualche modo mettere a fuoco quel canovaccio originario di cui parlavo prima ampliandolo, però, modificandolo, se del caso e mettendolo a confronto con una realtà oggettiva che cercava di andare in più direzioni accogliendo spunti e convincimenti eterogenei, a volte estranei al nostro stesso bagaglio e, nel far questo, lentamente si smarcava dalle rispettive individualità.
Ecco, potremmo dire che i personaggi di Giulio e di Vittoria sono nati proprio nell’iter di questa ricerca e hanno trovato fisionomia e carattere all’esito di questa ricerca. Come se dai loro volti e sopra tutto dalle loro parole fossero affiorati i temi fondanti della vita ai quali in qualche modo, “a loro modo” essi provavano a dare risposta.
Per quanto riguarda i temi… io posso parlare per il personaggio di Vittoria che ho cercato di costruire al netto di quanto sopra.
Un tema è di certo la fragilità. La fragilità di Vittoria che paradossalmente costruisce forza, ossatura alla sua stessa limitatezza. Vittoria dice di non credere alla resilienza ma in realtà è la sua stessa vita ad esserne una incredibile campionatura.
Altro tema: la speranza che non cessa di tessere la sua tela in qualunque momento, in qualunque situazione. Vittoria è una grande sostenitrice dell’apporto positivo che la speranza implica nella vita di ciascuno.
Da ultimo, il destino che svolge sempre una parte importante nello scompigliare i giochi di ognuno di noi.

T.  Il romanzo, nel personaggio di Giulio, vuol sottolineare il travaglio interiore di una persona che, malgrado ogni sforzo, non riesce ad affrancarsi dalle origini.


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della vostra vita?

A. La scrittura svolge un compito di chiarezza. La scrittura è bella, è seducente. Serve a dare alla vita un senso compiuto e un tentativo di slancio verso obiettivi più forti e significativi. Ci esalta, ci dà ossigeno.

T.   La scrittura mi attrae e mi dà modo a volte di superare me stesso e i miei limiti.


Che scrittori vi piacciono e vi ispirano?

A.  Al podio certamente la Yourcenar per le lezioni apprese da letture e riletture del suo meraviglioso Memorie di Adriano. A seguire, Virginia Woolf per il piacere estetico che ha saputo trasmettermi Gita al faro, in cui si fondono e confondono bellezze di forma e contenuto e Jodi Picault con la sua travolgente storia di La bambina di vetro che ti inchioda dalla prima all’ultima pagina del romanzo. Poi naturalmente i classici.
Poi la fantasmagoria di un Peter Pan tra i giardini di Kensington. E ancora, la filosofia di Galimberti, la mistica e la saggistica di Fosco Del Nero... Ce ne sarebbero ancora tanti altri.

T. Mi vengono in mente la Bartlett e i suoi polizieschi, di cui ho letto tutta la serie ma non solo: il libro “Mai nessuno ti troverà” resta per me il suo capolavoro.   
E poi Gianrico Carofiglio, John Grisham …
Naturalmente non solo questi.


Progetti futuri?

A. Riuscire a portare a termine il racconto che sto scrivendo nei tempi richiesti (che sono brevissimi!) dagli addetti ai lavori.
Collaudare la mia seconda raccolta di favole.
E poi… e questo è veramente un sogno nel cassetto: tentare l’approccio di un romanzo costruendolo alla maniera di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” ma… l’idea che Calvino possa sbeffeggiarmi a lungo nei sogni mi fa un po’ paura. 

T. Mi piacerebbe riprovarci almeno un’altra volta, anche con mia sorella.






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